Cosa è successo in Abkhazia ?
Il presidente dell'Abkhazia,
Aslan Bzhania si è dimesso dopo le violente proteste di piazza e i disordini
nella capitale Sukhumi, che sono cessati solo con un accordo tra le autorità e
l'opposizione. Il presidente si è dimesso, come richiesto dai manifestanti, ma
ponendo loro una contro condizione: l’obbligo di lasciare pacificamente gli
uffici governativi occupati e che i manifestanti avrebbero smesso di attaccare le
istituzioni governative e avessero fermato le proteste. Se ciò non fosse
avvenuto Bzhania avrebbe ritirato la
sua decisione. I manifestanti hanno accettato e ora si tratterà di capire, chi
altro, a livello governativo lascerà il proprio incarico a seguito dei
negoziati e chi guiderà le istituzioni, fino alle prossime elezioni
presidenziali, dove il presidente dimissionario ha già dichiarato di voler
partecipare.
La Repubblica dell'Abkhazia è uno stato parzialmente riconosciuto della regione transcaucasica, auto proclamato dopo il conflitto georgiano-abkhazo. La
capitale della repubblica è la città di Sukhumi, la lingua
ufficiale è l'abkhazo; il russo, insieme all'abkhazo, sono riconosciute come le lingue dello stato e
delle altre istituzioni. La popolazione è di circa 240.000 persone.
L'indipendenza della repubblica è riconosciuta da 5 stati membri
dell'ONU: Russia, Nicaragua, Venezuela, Nauru e Siria.
Oltre all’Ossezia del
Sud. Nei documenti delle Nazioni
Unite , l'Abkhazia è considerata territorio
della Georgia.
Nel 1990, la
RSSovietica dell'Abkhazia, fu trasformata
in Repubblica socialista sovietica
sovrana dell'Abkhazia; il nome moderno di Repubblica dell’Abkhazia è stato istituito ufficialmente il 23
luglio 1992.
Nell'estate del 1992, i disaccordi tra l'Abkhazia e la leadership georgiana si intensificarono,
principalmente sulla questione costituzionale: in risposta alla decisione del Consiglio militare della Georgia di
ritornare alla costituzione della Repubblica
democratica georgiana del 1921, il Consiglio
supremo dell'Abkhazia decretò il decadimento della Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma
dell'Abkhazia del 1978 e annunciò il ripristino della Costituzione (Legge Fondamentale) della RSS Abkhazia dell’anno 1925,
che definiva costituzionalmente i rapporti contrattuali tra Abkhazia e Georgia. I disaccordi
portarono a un conflitto armato, ricordato come la Guerra in Abkhazia 1992-1993. Più di 230mila georgiani locali
fuggirono dalla regione insieme all'esercito georgiano in ritirata. Dalla fine
del 1993 iniziarono negoziati per accordi di pace sotto gli auspici dell'ONU, che sono tuttora in corso. Fu
stabilito un contingente di mantenimento della pace della CSI. Nel 1994, rappresentanti dell'Abkhazia e della Georgia
firmarono un accordo su una soluzione di pace.
L'indipendenza della Repubblica è stata proclamata dal Consiglio Supremo dell'Abkhazia con la
nuova costituzione del 26 novembre 1994 e con la legge del 12 dicembre 1999,
secondo i risultati del precedente referendum.
Dopo le proteste di queste settimane, le trattative
sono durate oltre nove ore, poi è stato firmato un accordo con i manifestanti
per risolvere la crisi politica, che ha incluso una clausola per le dimissioni
del capo di stato Bzhania, il quale
ha motivato la sua decisione “…per il
bene dell’Abkhazia e per preservare la stabilità e l’ordine costituzionale del
Paese”. I
Il 15
novembre il parlamento abkhazo ha annullato la riunione in cui i deputati
avrebbero dovuto ratificare il documento. Ora le autorità dovrebbero discutere
nuovamente i termini dell'accordo con i rappresentanti russi.
Dopo che gli oppositori hanno abbandonato la
piazza antistante l'edificio governativo di
Sukhumi, il leader del movimento di protesta e dell’opposizione abkhaza Adgur
Ardzinba, ha dichiarato che “…Siamo
tornati in campo legale e agiremo nel quadro della Costituzione. Riteniamo che
questa crisi politica sia ormai alle nostre spalle. Spero davvero che non si
verifichino più eventi del genere nel nostro Paese…".
Allo stesso tempo, gli organizzatori delle
manifestazioni hanno sottolineato che le loro azioni non erano dirette contro
la Russia o per la messa in
discussione dei rapporti con essa.
Questo è anche dimostrato dal fatto che nella piazza
spesso si levavavano slogan come “Russia!
Russia!”o “Abkhazia! Russia!”. Uno
dei leader della protesta ha dichiarato alla stampa: “..Voglio dirvi qualcos'altro, voglio dirlo qui davanti a tutti
manifestanti. Alcuni provocatori in alcuni media cercano di dire che qui si
sono radunate forze anti-russe, questa è una completa menzogna…”, ha detto
in piazza.
Poi sul social dell’opposizione “Respublika” è stata pubblicata una dichiarazione ufficiale
dell’opposizione in cui si affermava: “…le azioni dei manifestanti non sono dirette contro le
relazioni russo-abkhaze. Al contrario, noi, come opposizione, abbiamo sempre
sottolineato l'importanza dei legami fraterni e strategici tra i nostri paesi…
il presidente Bzhania ha cercato di utilizzare queste relazioni per i propri
interessi personali, manipolandole per rafforzare il suo governo. Oggi i
manifestanti si sono riuniti presso il palazzo del parlamento non per opporsi
ai nostri alleati russi, ma per proteggere gli interessi nazionali
dell'Abkhazia, le sue risorse naturali e ricchezze…”, hanno dichiarato gli
oppositori.
Quando si
parla di “opposizione” in Abkhazia, va
tenuto conto che è difficile identificare un partito o una coalizione che
faccia da contrappeso alle autorità. L'Assemblea
popolare, il parlamento unicamerale, conta 35 deputati, 30 dei quali non
iscritti a partiti; se si oppongono alle politiche del governo, lo fanno a
titolo soggettivo. A giudicare da chi ha firmato la dichiarazione al culmine
delle proteste il 15 novembre (11 deputati), l'opposizione non è composta tanto
da partiti politici quanto da organizzazioni pubbliche repubblicane (RPO) e tutte fortemente fondate su una
profonda radice di identità nazionale e tradizionalismo. Ciò che viene chiamato “asuara”,
o “abkhazismo”.
Secondo gli
accordi firmati, oltre a Bzhania, dovrebbero dimettersi anche il primo
ministro Alexander Ankvab e il capo
dei servizi di sicurezza statali Dmitry
Dbar . Il vicepresidente Badra Gunba
è diventato il presidente ad interim dell'Abkhazia,
in attesa che nella repubblica, si tengano le elezioni anticipate del capo
dello Stato.
L’accordo sugli investimenti tra Russia e Abkhazia prevedeva i seguenti vantaggi e misure di
sostegno per gli investitori russi:
-
esenzione per otto anni dai dazi doganali sull'importazione di materiali e attrezzature
da costruzione, dal pagamento delle tasse sulle proprietà delle organizzazioni
e sui profitti;
-
aliquota dell'imposta sul valore aggiunto - 5% (metà dello standard);
-
quota per i lavoratori stranieri, che gli investitori distribuiscono
autonomamente;
-
gli investitori iscritti dal governo della repubblica in un registro
speciale ricevono un diritto preferenziale per fornire capacità energetica e
connettersi alle reti di servizi e alle comunicazioni;
-
l'investitore ha il diritto di utilizzare il terreno fornitogli dalle
autorità dell'Abkhazia come garanzia per un prestito bancario.
Rispetto
alla crisi abkhaza la Russia ha
tenuto un atteggiamento estremamente cauto e di osservazione degli eventi. In
precedenza, al culmine delle proteste, il presidente dell'Abkhazia aveva ricevuto il sostegno pubblico del ministero degli
Esteri russo, la portavoce Maria
Zakharova, la quale aveva definito l’opposizione, responsabile
dell’escalation della crisi invitandola a tornare nel quadro della legalità.
"…Le forze di opposizione,
purtroppo, non hanno ritenuto possibile risolvere le divergenze con il governo
legittimo del paese attraverso un dialogo civile e reciprocamente rispettoso…Mosca
non interferisce negli affari interni della repubblica e si aspetta che la
situazione venga risolta esclusivamente con mezzi politici pacifici, aveva affermato, per poi
aspettare senza ulteriori commenti lo sviluppo degli eventi.
Il principale ricercatore dell'Istituto di studi internazionali russo MGIMO, Alexei Tokarev, ha
spiegato che, una reazione così dura all'accordo sugli investimenti con la Russia è legata al fatto che gli
investitori russi sono molto più potenti economicamente e strutturalmente delle
imprese locali, e la reazione e le preoccupazioni degli abkhazi sono abbastanza
razionali: “…la differenza tra il
potenziale economico dell’Abkhazia e della Russia è evidente, gli imprenditori
russi che commerciano con essa lo sanno e a Mosca se ne parla anche
pubblicamente come un aspetto favorevole ai loro interessi...Le reazioni sono
realtà dell'Abkhazia e in questo non si dovrebbero cercare le macchinazioni
dell'Occidente, della Georgia o della Russia. Considerando anche che la
repubblica è piccola, tutti sono imparentati tra loro e le informazioni si
diffondono rapidamente, possiamo dire che questa è una società facilmente
risvegliabile e sensibile ad interessi nazionali ma anche di sopravvivenza
stessa della società abkhaza...”.
A cura di Enrico
Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG
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