In ricordo del partigiano Giovanni Pesce
Ricordando Giovanni Pesce partendo dal libro edito da Mimesis anni or sono
di Alfonso Navarra
Avere combattuto, da “eroe”, armi in pugno, contro il
nazifascismo ed averlo fatto con spirito di pace, per preparare un mondo di
pace, gridandolo ai quattro venti: questa mi sembra “la parte più bella della
verità” (è una espressione del martire antimafia Libero Grassi) relativa alla
parabola umana e politica di Giovanni Pesce, il Comandante Partigiano più
esperto nella tattica della guerriglia, Medaglia d'oro della Resistenza.
Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, che hanno lavorato meritoriamente, con l’Archivio
Storico della città di Nova Milanese, alla memoria della Guerra di Liberazione,
hanno “scoperto” e restaurato un video inedito (le vecchie bobine erano
abbandonate negli scaffali polverosi di una biblioteca!) che possiamo ritenere
di notevole importanza storica e culturale: una intervista, risalente al
lontano 1983, effettuata da Luisa Como e Giuseppe Paleari, al nostro partigiano
ormai scomparso (nato nel 1918, è morto nel 2007), militante comunista di
origine operaia, conosciuto con il nome di battaglia “Visone”. Dal video è
stato ricavato un libro, corredato di DVD con appunto l’intervista, pubblicato
dalla Mimesis Edizioni, che riporta anche testimonianze su Pesce di note
personalità del mondo della politica e dello spettacolo che lo hanno conosciuto
e frequentato: Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia; ed infine,
ovviamente – non poteva mancare! - la figlia Tiziana Pesce.
Nel video Giovanni Pesce racconta la propria vita, dal duro
lavoro, come migrante, in miniera, a La Grand Combe, in Francia, alle
leggendarie azioni di lotta nelle Brigate Internazionali, contro il regime
fascista del generale Franco, in Spagna, dal confino a Ventotene alla
Resistenza Partigiana Antifascista a capo dei GAP (gruppi di azione
patriottica) sia a Torino, che a Milano, con il compagno di lotte, il
leggendario Dante di Nanni. Molto importante è la storia d’amore di Pesce con
la sua compagna di vita e di lotta Onorina Brambilla detta Nori. Essi si
incontrano nella Milano occupata dai nazisti, stremata, affamata, disseminata
di luoghi dell’orrore: è Daniele Biacchessi che racconta come diventeranno
inseparabili ed intrecceranno le loro vite anche all’insegna della lotta
antifascista (vedi: “Giovanni e Nori, una storia d’amore e di Resistenza”,
Laterza, 2014). La figura di Pesce, a giudizio di chi scrive, è complessa e
nobile e va inquadrata in un periodo storico che non può prescindere dalla soggettività
dei protagonisti di allora: essi combattevano un “male assoluto” – il
nazifascismo secondo la stessa definizione di Gianfranco Fini, che del MSI è
stato l’ultimo segretario (e questo riconoscimento va considerato una vittoria
della cultura antifascista). Allo stesso tempo però in molti credevano – e
Pesce era tra questi - in un “Paradiso in Terra” per la verità molto relativo,
degenerato per la pretesa di imporre con la forza condizioni sociali
irrealizzabili. Sempre più la Storia avrebbe rivelato che il “comunismo reale”
si trattava di pura illusione, infangata da crimini imperdonabili, secondo lo
stesso rapporto di Krushev al XX Congresso del PCUS (1956). L’idea che, secondo
Pesce, anche l’Italia debba imitare la Russia dei Soviet “leninisti” è, ad avviso
dello scrivente, la parte caduca della sua eredità politica e culturale:
resta invece pienamente valida – è l’opinione dello scrivente, per carità - la
sua idea pacifista, anche se non nonviolenta, che, proprio per l’esperienza dei
tragici conflitti mondiali, bisognasse finirla con tutte le guerre, l’invito
conseguente ai giovani a battersi per il disarmo nucleare, quindi per la
sopravvivenza dell’Umanità.
Ecco l’appello pacifista ed antinucleare di Pesce che possiamo
ascoltare dalla sua viva voce nel DVD allegato al libro curato da Cracolici e
Tussi:"...Far parte di questa associazione, l'Associazione Nazionale
Partigiani d'Italia, che raccoglie e unisce la stragrande maggioranza dei
Partigiani significa continuare, attraverso l'attività politica e
organizzativa, a difendere gli ideali della Resistenza e a denunciare di fronte
all'opinione pubblica gli scandali, la corruzione, quanto sta avvenendo nel
nostro Paese, ma soprattutto, attraverso la nostra associazione, lottare per
portare a compimento gli ideali della Resistenza. Ma credo che l'attività
principale dell'ANPI è quella oggi di far rivivere lo spirito dell'unità
antifascista, di far rivivere lo spirito della Resistenza, per impegnare tutte
le forze politiche a lottare con più convinzione e denunciare il pericolo di
guerra. Una denuncia per coloro che fomentano la guerra, per coloro che
attraverso il terrorismo, le bombe, l'energia nucleare, vorrebbero scatenare il
terzo conflitto mondiale. Il nostro scopo è soprattutto quello della lotta per
la Pace...".In questo appello possiamo ritrovare una consonanza con un
altro grande partigiano, Stéphane Hessel, padre costituente della Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo, di matrice culturale socialista libertaria,
il cui messaggio per la verità, ed il suo motto: “la nonviolenza è il cammino
che dobbiamo imparare a percorrere”, sono stati giudicati molto più attraenti
ed attuali dai movimenti dei giovani “indignati”, che hanno occupato le piazze
di tutto il mondo affermando, nella scia delle analisi di Hessel, che “la Nuova
Resistenza è la lotta contro la dittatura finanziaria, il conflitto sociale
fondamentale oppone l’1% dei parassiti straricchi al 90% della gente comune
ovunque, le basi del programma sociale della Resistenza storica sono ancora
valide”.Tiziana Pesce mi aiuta ora ad introdurre un aspetto che ritengo molto
importante per la definizione della personalità e dell’importanza del padre: la
sua abilità di guerrigliero che combatte in modo diverso dall’esercito di tipo
tradizionale.“Per ciò che riguarda i gappisti mio padre affermava: "La
tattica militare insegna che bisogna colpire il nemico nel punto in cui è più
debole, invece la guerra partigiana impone una tattica diversa. Si deve colpire
il nemico là dove è più forte e dove può ricevere colpi più duri. Ma si deve
sempre colpire con la tattica del mordi e fuggi. Per questo motivo i gappisti,
pur essendo pochi, potevano far sentire la loro presenza. Ma per ottenere
questo risultato bisognava attenersi scrupolosamente alle regole della
clandestinità e vivere in solitudine. Si dovevano scegliere obiettivi politici
per creare seri problemi al nemico, ma si doveva stare attenti a non colpire la
popolazione civile. Spesso la nostra umanità ci esponeva a rischi maggiori
perché cercavamo di distruggere luoghi presidiati dal nemico volendo comunque
salvare la vita dei civili"”. La competenza guerrigliera di Giovanni
Pesce, che possiamo considerare il “Che Guevara italiano” non solo per il
grande coraggio ed ardimento sempre dimostrato ma per la sua capacità di
coordinamento generale delle azioni armate, va comunque tenuta in gran conto e
ben studiata da parte di chi si propone di progettare, sperimentare, realizzare
un modello di difesa sociale difensiva (alternativo a quello professionalizzato
e nuclearizzato NATO) non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa. Un modello
che, per l’appunto, sia conforme allo spirito, ma anche alla lettera, della Costituzione
italiana: l’uso della forza militare non deve concernere proiezioni di potenza
all’esterno dei propri confini bensì solo respingere aggressioni armate in atto
facendo leva soprattutto, di fronte ad eserciti preponderanti, sulla forza
dell’unità popolare. Nel processo di transarmo che, ad esempio, gli obiettori
alle spese militari propugnano si prevede di accrescere gradualmente il peso,
fin da subito rilevante, della componente civile rispetto alla componente
militare della difesa; che comunque va mantenuta e finalizzata a politiche di
pace appoggiate sui concetti fondamentali di “sicurezza umana” e “sicurezza
comune”. Nel frattempo deve crescere una difesa popolare nonviolenta (DPN) di
base che si sviluppa e si sperimenta nelle pratiche di lotta territoriali (ad
esempio la resistenza alle Grandi Opere Inutili e Imposte, che trovano un
esempio trainante nei No-TAV della Valle di Susa). La sperimentazione attuale
può portare alla Rete di Ambasciate di pace, per una diplomazia popolare di
base (un esempio: il sostegno politico all’obiettivo di un Medio Oriente
denuclearizzato), o ai Corpi civili di pace, se si vuole intervenire in
conflitti esterni con metodo nonviolento. Tutto ciò può poggiare su una
“nonviolenza politica e pragmatica” che ha poco a che vedere con campagne
mediatiche ed ideologiche in cui si propongono “Dipartimenti istituzionali” non
per portare soluzioni concrete a drammatiche situazioni in atto ma
semplicemente per “aprire una discussione” su bei principi che il pubblico
giustamente non può che recepire come astratti. Per finire va riconosciuto ed
apprezzato il prezioso lavoro svolto fino al 2017 dei curatori Fabrizio
Cracolici e Laura Tussi nell’ambito del progetto istituzionale dal titolo
emblematico “Per non dimenticare”.
Si tratta dell’impegno dei Comuni di Nova Milanese e Bolzano a
sostenere un impegno di ricerca collettivo sui temi dell'Antifascismo, della
Resistenza e delle Deportazioni. Il Progetto “Per non dimenticare” comprende un
archivio storico audiovisivo con oltre 220 videotestimonianze di ex deportati
civili per motivazioni politiche (partigiani, obiettori, renitenti,
scioperanti, dissidenti di diverso colore politico), deportati nei campi di
concentramento e di sterminio nazifascisti. Con Fabrizio e Laura mi trovo a
condividere un percorso – delicato e difficile - per coinvolgere l’ANPI e le
realtà antifasciste nella cultura nonviolenta: non siamo oggi ai tempi della
lotta contro Mussolini ed Hitler (ed il militarismo giapponese), possiamo e
dobbiamo impedire con una intelligente strategia preventiva che ci si trovi in
uno stato di necessità dove non si agisce affatto ma solo si reagisce, come si
fu costretti a fare nell’orribile periodo che anche Giovanni Pesce ci richiama
a non far ritornare: dobbiamo combattere politicamente per tempo, con mezzi di
pace omogenei a fini di pace, forze e realtà sociali belligene!
Recensione di Olivier Turquet su Pressenza a "Giovanni
Pesce. Per non dimenticare":
Non dimenticare: le persone, gli amori, i fatti
"Giovanni Pesce. Per non dimenticare" è l’ultimo
lavoro che Laura Tussi e Fabrizio Cracolici hanno curato per Mimesis.
Il Comune di Nova Milanese porta avanti da anni, grazie
all’impulso dell'allora attivissima sezione dell’ANPI locale (animata tra
l’altro dai curatori di questo libro) un prezioso lavoro di archiviazione e
divulgazione dei documenti e delle opere di personalità importanti della
Resistenza. In questa logica e in questo solco è recentemente uscito questo
libricino con DVD che i curatori stanno portando in giro per tutta Italia. E’
curioso (ma significativo) che un impulso importante alla diffusione delle tematiche
della Resistenza, dell’Antifascismo e della Memoria venga da una piccola realtà
municipale dell’hinterland milanese e da una piccola ma tenace sezione della
gloriosa associazione partigiana (a cui i partigiani non possono più dare
impulso, per motivi evidenti di carattere anagrafico).
L’attore principale è, in questo caso, il Comandante dei GAP
Giovanni Pesce, una delle figure più importanti della Resistenza di ispirazione
comunista.
Nello specifico il libro/DVD riporta una videointervista inedita
di Pesce dell’aprile 1983 che ha il pregio, pur non dicendo nulla di
assolutamente originale, di fornire un quadro completo del pensiero del
partigiano e di fornire la sua versione sulla morte di Dante di Nanni, suo
inseparabile compagno gappista. Un innegabile contributo documentativo per
tutti coloro che vogliono svolgere studi sull’argomento.
Ad arricchire la pubblicazione ci sono, come è abitudine degli
autori, una raccolta di testimonianze di persone e personalità a vario titolo
implicate con la Resistenza ed anche con precedenti lavori degli autori sui
tema della Memoria e dell’Antifascismo (Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi,
Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa)
Infine concede un tocco più personale e romantico l’inclusione
del testo teatrale di Daniele Biacchessi “Giovanni e Nori, una storia d’amore e
di resistenza” dove lo scrittore ed autore teatrale Biacchessi traduce in un
linguaggio gradevole e accessibile a tutti le tematiche umane e politiche dei
protagonisti della Resistenza.
Insomma un piacevole ed interessante mix di aspetti diversi che
riescono a attirare l’attenzione di pubblici differenti così come dovrebbe fare
una buona pubblicazione di questi tempi.
La memoria è documentazione “oggettiva” ma anche ricerca
soggettiva, umana, di persone e storie che abbiano il potere di far rivivere
eventi che, necessariamente, si allontanano dal nostro tempo e di cui i veri
protagonisti non possono più parlarci. In questo senso poter ancora vedere gli
occhi profondi di Giovanni Pesce ed ascoltare le sue parole è una buona
approssimazione che la tecnologia attuale ci offre e che la pubblicazione di
questo libro diffonde al di là dell’ambito necessariamente ristretto dei ricercatori.
Alessandro Marescotti: recensione a "Giovanni Pesce. Per
non dimenticare" Mimesis 2015
Recensione di Alessandro Marescotti.
Nelle novanta pagine del libro curato da Fabrizio Cracolici e
Laura Tussi è narrata la storia della Resistenza al fascismo e al nazismo
raccontata da Giovanni Pesce, un Partigiano autore di tante azioni. E’ un
racconto appassionante che segue il filo di un’intervista. Allegato vi è anche
un DVD. Il DVD deriva da una videointervista inedita, del lontano 1983, al
Comandante Partigiano Giovanni Pesce, reperita nell'Archivio Storico di Nova
Milanese (Monza e Brianza) di cui Fabrizio Cracolici e Laura Tussi sono stati
referenti e promotori fino al 2017.
“Soltanto attraverso una lotta aperta, diretta contro i fascisti
e i tedeschi si poteva accelerare l’arrivo del giorno della vittoria”, dice
Giovanni Pesce. Il quale ricorda “la paura, il terrore, la preoccupazione di
cadere in mano al nemico e di essere fucilato lì, sul posto”.
La storia di Giovanni Pesce è la storia di una persona semplice,
che fa il minatore come il padre, un uomo che non vuole prendere la tessera del
partito fascista e si trasferisce per questo in Francia, come ricorda Daniele
Biacchessi in uno dei contributi al libro. Molto importanti sono anche gli
altri contributi, che corredano il DVD e il libro, ossia le testimonianze di
alcune personalità che hanno conosciuto direttamente Giovanni Pesce: Vittorio
Agnoletto, Ketty Carraffa, Moni Ovadia e Tiziana Pesce.
Non è per nulla difficile seguire il discorso di Giovanni Pesce:
parla in maniera chiara, lineare, anche quando ci sono i terribili dilemmi
dell’uso della forza militare a cui però fa seguire una scelta di pace
alla fine della guerra. “Il nostro scopo è soprattutto quello della lotta per
la pace”, dice in un punto dell’intervista.
Da pagina 60 in poi la storia di Giovanni Pesce è raccontata in
modo suggestivo e avvincente attraverso il teatro di impegno civile di Daniele
Biacchessi, con il testo dello spettacolo teatrale “Giovanni e Nori, una storia
di amore e di Resistenza”.
Quello che emerge nel libro è un profondo senso della
consapevolezza: “Credo che questa coscienza mi ha dato ogni giorno la forza e
il coraggio di fare sempre quello che ho fatto nell’interesse del popolo
italiano, per dare un contributo alla Liberazione”, dice Giovanni Pesce: aver
dato un contributo alla Storia, essere stato parte di un processo di
emancipazione popolare, anche a costo della vita. Sono questi i fili conduttori
di un impegno. Un impegno che viene riportato all’attualità grazie all’attività
di divulgazione e di educazione alla pace svolta con costanza e dedizione dalla
scrittrice Laura Tussi e da Fabrizio Cracolici, già presidente della sezione
ANPI di Nova Milanese.
In un punto del libro Tiziana Pesce scrive: “Mio padre alcuni
anni prima della scomparsa mi disse che in Spagna ad un certo punto si capì che
non ci sarebbe stata alcuna possibilità di vittoria”. Giovanni Pesce metteva
nel conto anche la sconfitta. L’impegno di questo uomo, che prevedeva anche la
possibilità della sconfitta, appare di grande attualità e di insegnamento,
specie a coloro che subordinano l’impegno sociale e politico solo alla
possibilità di vincere.
Giovanni Pesce. Per non dimenticare
Edizioni Mimesis 2015
Libro di Fabrizio Cracolici e Laura Tussi.
Con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce
L’Appello Antinucleare per la Pace di Giovanni Pesce, il Che Guevara italiano
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