L’educazione come arma della pace
Razzismo, ecologia e pace insieme, “L’educazione come arma della pace”
Rivista.eco - Dalla memoria alla terrestrità
di LAURA TUSSI
Come una ricercatrice sui problemi educativi, sono
approdata, partendo dalla “Pedagogia della Resistenza”, ad affrontare i temi
intrecciati del razzismo, dell’ecologia e della pace. Educazione alla pace e
educazione ecologica sono intrecciate e interdipendenti
In collaborazione con lo storico Fabrizio Cracolici, ANPI (Associazione nazionale
partigiani d’Italia) siamo pervenuti a trattare di Pedagogia della Resistenza e
Educazione alla Terrestrità, di formazione e educazione.
In questo ambito, nei nostri libri e nelle nostre pubblicazioni, proponiamo
un nuovo percorso di accompagnamento alla formazione e allo sviluppo della
conoscenza dei diritti civili e dei diritti inalienabili della persona. La pace
con la natura è condizione della giustizia sociale e educazione alla pace e
educazione ecologica sono, nella nostra visione, intrecciate e interdipendenti.
Dobbiamo considerare il mondo umano come parte integrante del mondo
naturale e una riconciliazione solo tra esseri umani, che prescinda dal
ripristino di un rapporto armonico con gli equilibri ecologici, non ha basi per
avanzare.
Una pedagogia del futuro, ripartendo dalla scuola
La nostra è una pedagogia del futuro collegata alla nuova cultura della
pace del XXI secolo per la quale ricerchiamo, lavoriamo, sperimentiamo.
Insomma, un percorso di sviluppo della democrazia, della cittadinanza
attiva, della partecipazione. Per educare all’antifascismo, all’antirazzismo e
alla nonviolenza, secondo il monito di Stéphane Hessel, il partigiano autore di
“Indignatevi!”, (“Indignatevi!” è il libro denuncia scritto da Hessel,
partigiano, novantatreenne, sui mali della nostra epoca) occorre
ripartire proprio dall’istituzione scuola. Noi non troviamo altra soluzione,
perché la scuola, ancora prima della famiglia, rispecchia il pluralismo e la
diversità impliciti nella società.
Pluralismo e diversità che si vengono a manifestare nel processo educativo:
nel percorso didattico si scoprono le caratterialità, le criticità, le
implicite diversità, le esigenze del singolo studente che mutua e assimila
varie istanze e diverse forme di contenuto dal nucleo familiare di origine.
Le leggi razziali nazifasciste del 1938
La scuola, tra l’altro, in un passato che non dobbiamo dimenticare e
archiviare, ha subito la discriminazione e l’intolleranza: basti pensare alle
leggi razziali nazifasciste del 1938. E la scuola, pur con diversa entità ed
intensità, continua ancora a discriminare e a prendere provvedimenti contro i
più deboli. Anche il finanziamento pubblico alle scuole private è una forma di
discriminazione. La riduzione degli insegnanti di sostegno ai bambini
diversamente abili, la negazione della mensa ai meno abbienti sono forme di
discriminazione.
I quesiti sono sempre aperti perché auspichiamo una scuola che si apra
sempre più alle differenze, agli altri, e non solo da parte degli studenti, ma
anche da parte degli insegnanti. Anche il mondo adulto viene messo in
discussione nell’ambito e nell’ambiente scuola. Quindi una scuola più aperta.
Una scuola che si apra alle implicite esigenze di ciascuno, ai caratteri di cui
ognuno è portatore, alle difficoltà implicite che ciascuno presenta. È
necessario costruire una scuola senza discriminazione, dove l’altro sia
considerato depositario di un’autentica ricchezza da risocializzare e
ripartecipare, una ricchezza da condividere nella convivenza del quotidiano
secondo un impegno di responsabilità e di indignazione contro tutte le
discriminazioni, contro l’intolleranza, il non rispetto e la violazione dei
diritti umani.
Una nuova ricchezza sociale partecipativa che vada a incrementare un
discorso di civiltà a misura di persona, per una comunità, per un assetto
sociale e civile aperto alle differenze, alle divergenze, anche al conflitto,
come sostiene il nostro amico Daniele Novara, direttore del Centro
psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti. Infatti, il conflitto
è implicito nell’educazione. Noi parliamo di nonviolenza, ma con questo
concetto non intendiamo un’idea di passività, di remissività, di rassegnazione,
di debolezza, di lassismo, di incoerenza, di menefreghismo; intendiamo
nonviolenza, in senso stretto, come cooperazione, interdipendenza,
interconnessione su quelli che sono i diritti umani.
Le strumentalizzazioni di Mussolini
È quello che già sosteneva la grande pedagogista, Maria Montessori, che fu
perseguitata dal fascismo. Mentre in tutt’Italia, in Europa e nel mondo
divampava la violenza del secondo conflitto mondiale, la Montessori portava nei
suoi convegni messaggi di speranza e di pace per l’intera umanità, a partire
dall’infanzia. Inizialmente fu vezzeggiata dal fascismo, perché Mussolini
voleva strumentalizzare le sue scuole, ma l’impostazione di pensiero di Maria
Montessori contrastava nettamente con l’ideologia fascista e l’indottrinamento
del regime; basti pensare ai principi di istruzione su cui si fondavano i
dettami fascisti per indottrinare la Gioventù Balilla, basati
sull’individualismo, sulla competitività ad oltranza, sul disprezzo,
sull’aggressività nei confronti dell’altro.
Disvalori fascisti che, anche secondo Stéphane Hessel, sono attualmente
veicolati dai mezzi di comunicazione di massa: come la cultura dell’oblio, il
consumismo sempre più esasperato, estetizzante e individualistico, la
competizione di tutti contro tutti; in sostanza il pensiero unico, capitalista
e neoliberista.
Tornando al concetto di nonviolenza, Maria Montessori ne era promotrice, e
il suo celebre motto “L’educazione come arma della pace” è un importante
ossimoro per sostenere che tutto si gioca a partire dall’educazione, a partire
dalla scuola, per creare contesti di socialità e di solidarietà, per andare
oltre le dittature, i totalitarismi, gli sciovinismi, i nazionalismi, proprio
per costruire ambienti di pace nel quotidiano.
Il bambino è portatore di pace già nel suo contesto quotidiano, a livello
microsociale: e questa è una leva per arrivare, in ultima analisi, a un livello
di costruzione della pace universale e globale.
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