Costruire un mondo giusto a partire dalla scuola

 

Costruire un mondo giusto a partire dalla scuola

La scuola al centro del cambiamento

di Laura Tussi

 


L’insegnante e l’educazione al cambiamento per una cittadinanza attiva, globale e universale nell'ottica di una innovativa cultura della Terrestrità

 

Può l’educazione aiutare le bambine, i bambini, i giovani a prendere coscienza di se stessi e del mondo in cui viviamo? può l’educazione aiutarci a comprendere le cause della povertà e degli interessi che portano la distruzione dell’ambiente e dell'intero assetto ecosistemico? può aiutare a combattere il razzismo, il maschilismo, l’omofobia e qualunque tipo di esclusione sociale? dunque aspiriamo mediante l’educazione a coltivare per i nostri giovani un certo senso di rispetto per l’interdipendenza e la responsabilità globale e universale e per una innovativa cultura della Terrestrità.

Siamo entrati in un’epoca nuova caratterizzata da numerosi fenomeni e processi che risultano particolarmente complessi da interpretare, che hanno introdotto nelle nostre vite numerose e pervasive novità, non solamente materiali, ma anche concettuali e addirittura paradigmatiche.

Infatti questo nostro tempo è caratterizzato da insicurezza, instabilità, senso di angoscia a tutti i livelli e ambiti: a livello di riconoscimento e ruolo sociale e persino a livello di prospettive interpersonali e planetarie soprattutto sotto l’influenza della pandemia covid e l'eventualità sempre più incombente e pressante dello sterminio nucleare.

Come sottolineano alcuni tra i pensatori più caustici dei nostri tempi, l’aumento delle libertà individuali e i dispositivi di tutela del singolo da parte della collettività alimentano l’ansia e la paura che sono così sbalzate dalla dimensione della sicurezza personale. Tutto questo a causa dello smottamento dovuto al crollo delle certezze e della sicurezza collettiva per questi fenomeni apocalittici, le tre minacce che incombono sull’umanità, ossia l’attività militare che potrebbe sfociare nella guerra nucleare, i gravissimi dissesti climatici e l’ingiustizia sociale globale. In tale contesto, mentre le tecnologie sembrerebbero poter risolvere qualsiasi problema, aumentano invece le differenze tra chi ha la possibilità di accedere alle conoscenze e alle tecnologie stesse e chi non ce l’ha. Se da un lato aumentano le possibilità di spostamento, dall’altro si diffonde il senso di precarietà e di disagio personale e anche psicologico.

Mentre il mercato globalizzato dà la possibilità di procurarsi prodotti provenienti da luoghi lontani e disparati, le differenze tra ricchi e poveri si acuiscono e non senza conseguenze.

Nello stesso momento in cui ci sembra di conoscere bene persone che non abbiamo mai incontrato, ci ritroviamo a non avere l’abitudine di condividere opinioni e cose con chi vive materialmente con noi lo spazio quotidiano.

Mentre ci sembra di avere sempre un parere su tutto ciò che accade nel mondo, consideriamo spesso la politica un reparto riservato a troppo pochi soggetti che prendono le decisioni importanti. Le dinamiche del mondo contemporaneo e la nostra condizione attuale di esseri umani impongono un ripensamento delle stesse basi su cui poggiano i nostri concetti psicologici e pedagogici di individuo, di società, di solidarietà, di cittadinanza, di identità: di Terrestrità.

Intanto cresce la consapevolezza dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo il quale ha portato e continua a portare a una lunga serie di scompensi e di controindicazioni tanto a livello culturale quanto a livello psicologico, economico, a livello sociale e politico così come a livello ecologico, ambientale e ecosistemico soprattutto.

L’educazione in tutto ciò è cambiata? e sta cambiando? dovrebbe cambiare? educare oggi può essere considerato un compito identico a quello che era qualche decennio fa?

Ma come si può costruire e praticare un’educazione adeguata e una didattica pedagogica alternativa e introspettiva ai tempi che stiamo vivendo e come permettere che questa educazione in prospettiva di medio termine contribuisca sostanzialmente a migliorare i nostri stessi contesti e il contesto globale.

La scuola ha bisogno di mettere al centro queste domande, di approfondire quelle analisi che promettono di rileggere criticamente il nostro presente e di riflettervi pedagogicamente e psicologicamente per elaborare nuovi modi di svolgere appieno il suo compito sociale e culturale. La scuola non può rimanere isolata da ciò che accade fuori da essa. Deve collegarsi alla vita del territorio in cui si trova in una prospettiva che tenga ben presente l’inevitabile rapporto tra dimensione locale e dimensione universale: la dimensione anche psicologica e interioristica di Terrestrità e di 'comunanza terrestre' come sostiene Edgar Morin.

È necessario che la scuola si ponga nelle dinamiche complesse del mondo di oggi come parte della soluzione non come parte del problema: proponendosi di formare dei soggetti autonomi, critici, dall’immaginario libero, indipendente, non omologato, per sostenere un nuovo modello di cittadinanza attiva, globale, universale. Questo significa andare oltre le frontiere e il sovranismo e la sovranità degli Stati e basare la propria azione sulla piena coscienza della dignità intrinseca all’essere umano e alla sua Terrestrità, sulla sua appartenenza a una 'comunità terrestre' locale e globale e sulla sua appartenenza a Madre Terra e sul suo impegno attivo per costruire un mondo più giusto e sostenibile che significhi sostenere e praticare un’idea e un ideale di cittadinanza globale.

La proposta pedagogica dell’educazione per una cittadinanza globale, universale e per una cultura della Terrestrità aspira dunque a integrare in una visione coerente e problematizzante tutte queste direttive e istanze educative e formative, mantenendo uno stretto legame tra questi ambiti e fra gli esseri umani in un pianeta la cui sostenibilità è minacciata e l'intera Madre Terra e l'umanità nella sua complessità si trovano addirittura al tracollo e al collasso.

 

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