Theandric, il Teatro Nonviolento dove l’arte diventa veicolo di pace e trasformazione comunitaria

 

Theandric, il Teatro Nonviolento dove l’arte diventa veicolo di pace e trasformazione comunitaria

di LAURA TUSSI

Il teatro non è solo un’arte, ma può diventare uno strumento di trasformazione sociale, un mezzo per educare, sensibilizzare e costruire comunità. Theandric lo fa ispirandosi ai principi della nonviolenza.

 


Cagliari - Theandric Teatro Nonviolento nasce con la missione di creare un teatro che oltrepassando la semplice rappresentazione artistica sia veicolo di riflessione e cambiamento, mettendo al centro la scelta della nonviolenza – quella lotta politica e sociale che rifiuta ogni atto di violenza – come principio etico e poetico. Da un anno la sede è il Teatro Sant’Eulalia, uno spazio che accoglie la ricerca teatrale e permette di costruire una comunità attiva e consapevole, impegnata in una visione trasformativa dell’arte e della vita.

Maria Virginia Siriu, la direttrice di Theandric Teatro Nonviolento, ci racconta questa creazione artistica e teatrale unica nel suo genere, forse anche a livello internazionale. Con uno sguardo che unisce tradizione e innovazione, Siriu ci guida nel cuore del progetto, esplorando come la nonviolenza possa trasformarsi in un linguaggio teatrale capace di parlare al presente, coinvolgendo le persone e proponendo visioni alternative per affrontare i temi della nostra società.

Teatro Nonviolento Theandric nasce con la missione di creare un #teatro che oltrepassando la semplice rappresentazione artistica sia veicolo di riflessione e #cambiamento, mettendo al centro la scelta della #nonviolenza – quella lotta politica e sociale che rifiuta ogni atto di violenza – come principio etico e poetico.

Da un anno la sede è il Teatro Sant’Eulalia, uno spazio che accoglie la ricerca teatrale e permette di costruire una comunità attiva e consapevole, impegnata in una visione trasformativa dell’arte e della vita.

La direttrice Maria Virginia Siriu ci racconta questa creazione artistica e teatrale unica nel suo genere, forse anche a livello internazionale. Con uno sguardo che unisce tradizione e innovazione, Siriu ci guida nel cuore del progetto, esplorando come la nonviolenza possa trasformarsi in un linguaggio teatrale capace di parlare al presente, coinvolgendo le persone e proponendo visioni alternative per affrontare i temi della nostra società.

Ne parliamo oggi in questo articolo di Laura Tussi

Theandric Teatro Nonviolento nasce con la missione di creare un teatro che, oltrepassando la semplice rappresentazione artistica, sia veicolo di riflessione e cambiamento, mettendo al centro la scelta nonviolenta come principio etico e poetico. Da un anno, la nostra sede è il Teatro Sant'Eulalia, uno spazio che accoglie la nostra ricerca teatrale e ci permette di costruire una comunità attiva e consapevole, impegnata in una visione trasformativa dell'arte e della vita. Vogliamo intervistare Maria Virginia Siriu la direttrice di Theandric Teatro Nonviolento per questa creazione artistica e teatrale unica nel suo genere forse anche a livello internazionale. La parola a te Virginia.

Perché questa esperienza di Teatro Nonviolento e come nasce?

Theandric è una compagnia teatrale costituita da artisti uniti dal desiderio di esplorare le potenzialità del teatro come mezzo di trasformazione sociale. Lavoriamo con il linguaggio teatrale come strumento di educazione alla nonviolenza e alla pace, affrontando temi legati all'umanità, alla giustizia e alla dignità della persona.

Con la rivisitazione della classicità nella sua interezza e complessità lanciate un messaggio nonviolento alla realtà contemporanea. In che modo?

Attraverso produzioni originali, sperimentazioni e rivisitazioni di testi classici, costruiamo un teatro che parla al presente, mettendo in scena problematiche contemporanee, raccontando le lotte, i sogni e le speranze delle persone. In questa direzione, abbiamo realizzato numerose produzioni che spaziano dalla drammaturgia originale, creata all'interno della compagnia, a interpretazioni non convenzionali di opere note, tutte impregnate della nostra visione nonviolenta.

Unicità e approccio nonviolento con un messaggio deciso e emblemi di nonviolenza incisivi nei confronti del pubblico e di ogni singolo spettatore e fruitore. Vero?

Ciò che rende Theandric unico è l'impegno costante a costruire un teatro che si basa su valori di nonviolenza e che rifiuta ogni forma di prevaricazione, ingiustizia e disumanizzazione. Il nostro lavoro si fonda su una ricerca continua dei modi in cui la nonviolenza può esprimersi nell’arte scenica e diventare un messaggio incisivo per il

pubblico.

Un approccio e varie metodologie di rappresentazione basate sull'unicità di intenti e istanze creative e la valorizzazione delle diversità. In quali modalità?

Adottare una visione nonviolenta nel teatro significa porre attenzione non solo ai temi trattati, ma anche ai metodi con cui lavoriamo. Crediamo che la nonviolenza si manifesti in ogni fase del processo creativo, dalle prove alla rappresentazione finale, attraverso il rispetto reciproco e il dialogo, la valorizzazione della diversità all'interno del gruppo di lavoro e la scelta di contenuti che promuovano la solidarietà e la comprensione tra le persone.

Puoi elencare le produzioni più significative della vostra opera artistica?

Ogni nostra produzione riflette il nostro impegno per la nonviolenza, rendendo tangibile il nostro messaggio attraverso storie, personaggi e scelte stilistiche che invitano il pubblico a una riflessione profonda. Tra le nostre produzioni:

- "Il piccolo principe": In una versione rivisitata e "depatriarcalizzata," quest'opera classica è reinterpretata per mettere in luce temi di uguaglianza e rispetto tra generi. Con questa produzione, intendiamo offrire una prospettiva moderna e sensibile che affronta le questioni di genere e permette agli spettatori di vedere i personaggi e i rapporti con nuovi occhi.

- "Death Note": Una proposta dedicata ai giovani, per avvicinarli al teatro attraverso un cult che esplora interrogativi classici. La liceità della pena di morte, i temi di giustizia e colpa, sono qui rappresentati in una cornice vicina al pubblico giovane, che può rispecchiarsi nei dubbi e nelle sfide morali dei protagonisti. Poniamo lo spettatore di fronte a una riflessione profonda sulla dignità umana e sulle conseguenze delle proprie azioni.

- "La vedova scalza": Questa produzione esplora il codice della vendetta barbaricina e l'identità culturale sarda, affrontando le radici storiche di certi comportamenti e l'influenza che le tradizioni locali possono avere sul presente. È un viaggio nelle nostre radici, un’occasione per capire come la cultura e le sue narrazioni influenzano l'identità e le scelte.

- "Duennas": In uno spettacolo che unisce musica, film e narrazione in lingua sarda, raccontiamo le vite e le storie di una delle streghe mandate al rogo dall’Inquisizione nel 1500. È un'opera che celebra la tradizione, portando in scena la lingua e i simboli identitari della Sardegna, intrecciati in un dialogo tra passato e presente.

- "Giovanna d'Arco": Attraverso il personaggio di Giovanna d'Arco, indaghiamo i temi della guerra e del nucleare, esplorando le conseguenze devastanti della violenza e della distruzione. Con questa rappresentazione, invitiamo alla riflessione sull’impatto della guerra e sull’importanza della pace come scelta di vita e di civiltà.

- "La storia di Azur e Asmar": Uno spettacolo che racconta la storia di un incontro tra due culture diverse, celebrando il superamento del pregiudizio e l’importanza del non-giudizio. Azur e Asmar sono simboli dell’unione e della ricchezza che deriva dall'incontro con l'altro, un messaggio che risuona particolarmente nell'attuale contesto sociale.

-"Antigone on Antigone": in questo spettacolo l'eroina sofoclea viene rivisitata in una chiave contemporanea che amplifica il suo messaggio di resistenza e nonviolenza. Questa versione esplora il conflitto tra legge morale e legge statale, mettendo in luce come l’obbedienza a principi etici e la difesa della dignità umana siano spesso in contrasto con l'autorità costituita. Attraverso una rappresentazione intensa e viscerale, Antigone diventa simbolo universale della lotta pacifica contro l'oppressione e l’ingiustizia.

Il Teatro Sant'Eulalia come spazio e luogo di incontro e sede di creatività e di impegno sentitamente sociale oltre che artistico. Come viene sperimentato?

La nostra attuale sede, il Teatro Sant'Eulalia, è uno spazio di incontro che ci consente di vivere appieno il nostro progetto artistico e sociale. Qui, non solo creiamo e proviamo i nostri spettacoli, ma offriamo laboratori, incontri e seminari aperti alla comunità, che promuovono una cultura della pace e della collaborazione.

In collaborazione con l'ETFI, il Centro di Arti Performative Contemporanee offrite corsi e laboratori che arricchiscono la vostra proposta, coinvolgendo anche giovani artisti attraverso borse di studio per esperienze in Belgio. Puoi parlarne?

Essere in questo teatro storico è per noi fonte di ispirazione, perché rappresenta un luogo di aggregazione, dove ogni rappresentazione diventa un’occasione di crescita personale e collettiva. Ogni evento che organizziamo al Teatro Sant'Eulalia è pensato per essere uno spazio di condivisione e dialogo, in cui il pubblico possa non solo assistere, ma sentirsi coinvolto attivamente nel messaggio di nonviolenza.

L'impatto della visione di speranza e di ricerca inesausta nella trasformazione. Come?

Lavorare nel teatro nonviolento significa investire nella speranza e nella trasformazione. Attraverso il nostro teatro, crediamo di contribuire a un mondo in cui la nonviolenza sia un ideale concreto e praticabile. Ogni spettacolo, seminario e progetto educativo diffonde una visione del mondo in cui il dialogo sostituisce il conflitto, l'empatia supera la prepotenza, e l'arte diventa uno strumento per la libertà e l'integrità umana.

 


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