Impegno musicale e artistico :intervista a Gianfranco D' Adda
Intervista a Gianfranco D’Adda, batterista di Franco
Battiato
di
LAURA TUSSI
Comporre dischi di livello e spessore non è scontato e
automatico. La sperimentazione musicale svolta negli anni con Franco Battiato
ti ha condotto ad avere ancora argomenti da proporre dopo 30 anni di impegno
musicale e artistico. Come vivi la tua scelta?
GF.D – Ottima domanda che mi porta
direttamente e piacevolmente indietro nel tempo.
E qui, nel decollo di questa importante intervista, vorrei se me lo concedi
prendermi un po’ di spazio.
Prima di tutto ti ringrazio, perché mi ritrovo cosi felicemente proiettato
nel tempo, nei luoghi e negli spazi di bambino della mia infanzia. Mi rivedo
lì, dove con la mia passione per il cinema (il parroco di Rescaldina, per
questa mia attenzione mi affidò la conduzione della macchina di proiezione dei
film all’oratorio, un po’ alla Nuovo Cinema Paradiso), iniziai a battere il
tempo con dei legni sulle scatole di cartone di una nota marca di detersivo,
con la preoccupazione dei miei genitori che aumentava velocemente, quando
percuotevo assieme tutti gli oggetti che mi capitavano fra le mani e che
creavano suono e ritmo.
Fu cosi, che dopo poco tempo, con qualche anno in più sulle spalle, con
l’avvento delle onde sonore del beat con i Beatles e i Rolling Stones,
all’età di 15 anni i miei genitori mi comprarono una batteria e formai il primo
”Complesso” denominato The New Vox, con il cantautore Renato Franchi, con cui
ancora oggi continuo la mia strada nella musica con una band che viaggia nel
mare del Rock d’Autore.
Capitò poi che a seguito della convocazione della casa discografica “Aura
Edizioni Fonografiche” con sede in via Vitruvio a Milano, mi trovai per la
prima volta per incidere un disco, misurandomi in questa nuova esperienza
emozionante, con la band The New Vox, per la registrazione di un provino in uno
studio in corso Sempione sempre a Milano vicino alla RAI, anche se poi del
disco non se ne fece nulla. Questa è stata un’esperienza professionale che
servì molto per la mia crescita personale, sia come musicista che come
persona e me la ricordo sempre come fosse ieri con grande piacere.
Da questa prima esperienza, dopo qualche anno il mio cammino di musicista a
seguito dell’incontro con Franco Battiato divenne professionale: fu con
lui, che nel mio ruolo di batterista nelle fila della band, suonai nei
suoi dischi più famosi e in centinaia di concerti live. Mi trovai catapultato
nel pieno di un movimento culturale e musicale che partiva e fondava la sua
matrice sonora nel terreno della sperimentazione pura, si guardava con grande
attenzione a musicisti sperimentali e fuori dagli schemi classici come Terry
Riley, John Cage e Stockhausen e ovviamente alle grandi band innovative che
arrivavano dal mondo del Rock.
Penso agli album prodotti e promossi dalla Bla Bla di Pino Massara e dalla
mente innovativa e creativa dell’Art Work Gianni Sassi della
storica etichetta Cramps che ha
pubblicato gli album degli Area di Demetrio Stratos, di Eugenio Finardi e altri
ancora. Mi ricordo tutto il lavoro creativo e di ricerca che sta alla base di
dischi come Fetus, Polllution, Clic, Sulle Corde di Aries, seguiti poi da L’era del Cinghiale
Bianco, La voce del Padrone. Album storici
realizzati con l’impronta di forte carattere sperimentale e di rottura sia per
la musica, che nei testi, nella comunicazione, nella proposta grafica e
d’immagine (storica la copertina con la fotografia di un feto che scandalizzò i
perbenisti ma che fu premiata poi dalla rivista Bilboard).
Sono molto orgoglioso di aver vissuto quei momenti artistici da
protagonista, in quanto questa intuizione che nasce dalla creatività e dalla
ricerca minuziosa di Franco Battiato, che si sviluppa nel suono e nelle
ritmiche anche con la mia collaborazione al fianco di quella di Gianni
Mocchetti e altri musicisti di rilievo, ha dato inizio ad una fase di
sperimentazione sonora unica in Italia, oggi apprezzatissima e a mio
parere tranne qualche maldestro tentativo ancora insuperata.
Credo che il valore intrinseco e sperimentale del mio lavoro o meglio della
creazione del suono, nella costruzione e registrazione di queste proposte
discografiche, che restano tra gli album più importanti e ricordati dai fans di
Franco Battiato e nella storia della musica italiana, mi hanno nei fatti
consolidato una formazione musicale e un’attenzione all’aspetto artistico, che
rifugge dalle consuete caratteristiche commerciali e da Mainstream fine a
se stesse. E questa è una delle ragioni per cui ancora oggi dopo tanti anni di
palchi, registrazioni e concerti sulle spalle, mi ritrovo, come in un
ritorno al futuro al fianco di Renato Franchi nella sua Orchestrina del
Suonatore Jones, ancora in viaggio con tanta passione, emozione e argomenti da
proporre nel bel cammino di una musica di qualità, che racconta storie d’amore,
d’ impegno e di grande sensibilità sociale, con lo stesso entusiasmo di quando
io e Renato siamo partiti.
Il mare immenso della Canzone e del Rock d’autore è tutto da navigare,
scoprire e da esplorare, tante sono le gemme e le perle nascoste fra le sue
alte onde, e oggi per dirla come il titolo di una canzone di Renato: sono
sempre in viaggio con entusiasmo,“Dopo le strade” con
un sogno più in là.
Potresti raccontare la lunga esperienza di collaborazione
con il musicista Renato Franchi e l’Orchestrina del Suonatore Jones?
G.F.D – E qui la
storia è veramente lunga e gonfia di ricordi, che a raccontarla un po’ mi
commuovo. Tanti sono i momenti e le emozioni che insieme abbiamo vissuto e
ancor oggi stiamo attraversando con successo e consenso. Mettiamola così,
cercherò di essere breve, senza entrare in troppi particolari per non far
scorrere troppe lacrime dentro il cesto dei bei ricordi che ho nel cuore.
Eravamo ragazzini con tanti sogni e tanti problemi nella testa, ma sia io
che Renato eravamo anche testardi, il nostro primo incontro fu un’intesa
fulminea sulla strada della musica, che immediatamente e come ho già
detto con il reciproco amore e passione per Beatles e i Rolling Stones,
The Who, Kinks, Otis Redding, Wilson Pickett e del Beat Italiano, dall’Equipe
84, ai Rokes sino a Lucio Battisti, formammo i “The New Vox”, che esordiscono come tipica formazione Beat al
Teatro La Torre di Rescaldina, spazio culturale che purtroppo oggi non
esiste più, proponendo alcuni pezzi famosi dei Troggs, Rolling Stones , Spencer
Davis e Beatles, Corvi e Equipe 84. Tutto partì da qui e non ci siamo ancora
fermati.
Poi fu un fiorire di richieste per serate nelle sale da ballo, dancing,
feste popolari e di piazza, arrivando ad ottenere ingaggi anche in regioni
lontane e con presenze per serate in locali importanti di Milano.
Queste esperienze ci permisero di conoscere artisti e cantanti popolari in
quel periodo come Giovanna, Delfo, fu dopo l’esperienza con questo vocalist
durata circa un anno, che conobbi Gianfranco ‘Gianni’ Mocchetti e con lui
all’inizio del 1970 nascono i Cristalli Fragili e poi “Genco Puro Old
Company”, con Riccardo Rolli, con il quale realizzammo un album oggi
ricercatissimo dai collezionisti del vinile.
Musicalmente parlando, io e Renato ci separammo seguendo tutte e due strade
interessanti ma diverse, io con Battiato e Renato nella musica cantautorale e
d’impegno sociale, sino a ritrovarci dopo diversi anni, a suonare insieme
ancora oggi sui palchi in un viaggio che non si è ancora fermato.
Da lì l’incontro con Battiato, i dischi , i concerti, i tour, i miei
incontri e collaborazioni con i grandi nomi del Rock italiano e internazionale,
senza mai perdere i contatti con Renato che come me proseguiva con successo e
positivi riscontri nel suo viaggio e nei suoi progetti sonori, acquisendo con
tenacia, talento e professionalità un meritato spazio nel mondo del Rock
d’Autore e della canzone di qualità.
Scelte musicali che ho sempre condiviso, e quando mi fu chiesto la
disponibilità a collaborare con L’Orchestrina del Suonatore Jones ancora al
fianco di Renato, il mio consenso fu immediato.
Con Renato, che considero, un seminatore di belle idee, un poeta, un
artista vero e puro che rifiuta le regole banali e ovvie, sempre con grande
rispetto, educazione e umiltà e pur se fuori dagli sfarzi delle grandi luci di
scena continua il suo viaggio nel sentiero e nella bellezza della canzone
d’autore.
Oggi con lui e con L’Orchestrina abbiamo realizzato dei bellissimi album
che a mio giudizio meriterebbero maggiore risalto di quello che già
positivamente hanno avuto; ma si sa oggi i tempi per la buona musica sono
difficili e complessi e disordinati, e qui servirebbe un’attenta e profonda
riflessione critica antropologica e sociologica sull’industria discografica,
sul valore della cultura, sul ruolo poco felice e preparato dei media, sulla
promozione di un artista di una band, sul ruolo delle etichette indie e
indipendenti, e delle major che ormai è ridotto allo squallore illusorio dei
talent, ed infine sulle complessità per l’assenza di spazi e
visibilità per le nuove proposte e la produzione di qualità artistica della
musica.
Sono aspetti, che a mio giudizio, sono peggiorati e ci vorrebbe veramente
una rivoluzione, una rivolta culturale per porre le giuste basi di un
cambiamento radicale e valoriale.
La politica musicale dell’Orchestrina del Suonatore
Jones, con Renato Franchi, crea anche nuove comunità culturali e creative con
migliaia di persone a sostegno di progetti compositivi davvero alternativi:
avete rotto con il pensiero unico della produzione in Italia. Il vostro gruppo
musicale, diretto da Renato Franchi, ha preso nettamente le distanze da mercati
e case discografiche, per comporre in modo indipendente. Come si delinea questa
svolta artistica?
G.F D.– La politica e le scelte musicali,
l’organizzazione e la professionalità dei musicisti dell’Orchestrina, sono le
ragioni per cui ho accolto volentieri e senza esitazione la proposta di
collaborazione che Renato mi ha fatto.
I contenuti di quello che suoniamo e cantiamo, gli arrangiamenti Rock Blues
con cui porgiamo le nostre canzoni nei concerti e nei dischi, la bravura dei
musicisti, sono a mio giudizio alcune delle motivazioni che danno un senso
oggi, al “Fare Musica”, dallo scrivere canzoni d’amore, intimistiche, o
racconti sonori di storie di denuncia, di lotta, di vittorie e sconfitte
o del vivere quotidiano.
Il percorso musicale dell’Orchestrina e di Renato, che come ho detto
condivido senza se e senza ma, è volutamente indirizzato alla valorizzazione
culturale della musica e della canzone, con grande e meticolosa attenzione alla
qualità della proposta musicale.
Renato Franchi e L’Orchestrina del Suonatore Jones, producono in totale
autonomia, dalla creazione alla scrittura, agli arrangiamenti, alla
registrazione, sino alla Masterizzazione e la Grafica dei loro Album.
Tutto in piena libertà e senza i condizionamenti tipici delle produzioni
discografiche delle major, i dischi o cd, vengono poi distribuiti e diffusi con
l’Etichetta L’Atlantide che non pone nessun elemento di condizionamento
artistico sul lavoro della band.
Questo vale anche per i concerti e le attività live del gruppo; sono
sostanzialmente scelte derivate in parte dalle difficoltà oggi presenti nel
mondo della discografia, di cui ho già accennato, e in parte per la
costante ricerca del massimo d’autonomia creativa e propositiva che nel tempo
pur nelle complessità ha dato i suoi risultati.
Oggi Renato e la Band riscontrano una buona credibilità e un seguito
di amici e fans che sostengono con la loro presenza e affetto le nostre
iniziative, i concerti e i progetti.
Inoltre la collaborazione con figure e persone importanti del mondo
musicale, artistico e letterario, è oggi una parte importante e una
caratteristica culturale del nostro percorso musicale, che ha dato valore
aggiunto alla creatività delle proposte che Renato & L’Orchestrina sono in
grado di porgere al “Mercato”.
Ritengo straordinarie queste scelte di autonomia operativa e di creatività:
ritrovo senza la retorica della nostalgia in una nuova fase creativa, le belle
esperienze vissute con Battiato, la Bla Bla e la Cramps.
Mi appassiona totalmente questo percorso, che è una delle caratteristiche
artistiche di Renato; la valorizzazione della cultura e della bellezza del
nostro immenso patrimonio musicale, queste scelte valoriali e d’autonomia
creativa ci permettono di viaggiare sulle alte onde del proporre e far
conoscere al fianco di nostre canzoni originali e di band e personaggi del
momento che noi amiamo come i Fratelli Severini, Massimo Bubola, De Gregori e
altri, anche artisti a volte dimenticati o poco conosciuti dalle nuove
generazioni, come Tenco, Bertoli, Endrigo, Della Mea, Jannacci per citarne
alcuni.
Come per Renato anche per me è importante oltre che bellissimo suonare e
cantare le loro canzoni, far conoscere e comprendere il valore immenso della
canzone d’autore e della cultura popolare, dai canti del lavoro e
Resistenza Partigiana a quelli che raccontano la memoria storica del nostro
paese e del mondo.
Tutto questo patrimonio artistico, è ciò che mi appassiona e con Renato
& L’Orchestrina lo proponiamo nei nostri concerti e nei nostri dischi, per
la semplice ragione che questo crossover artistico di culture, che passa
dalle canzoni dei Gang, di De Gregori, Bubola, Battiato, Fossati e De André, e
si sposa con Dylan, i Beatles, Rolling Stones, Choen, il Soul, il Blues, ha il
profumo di un fiore culturale fuggito dalle serre dello Show Business del
mercato.
Questo e per me e per Renato il vero Rock d’Autore, ovvero la ragione per
cui vale la pena, anzi diventa un piacevole dovere rivendicare il diritto di
suonare, per vivere intensamente, come dice la bella canzone di Renato i nostri
“Giorni Cantati”
“Giorni cantati” (Renato Franchi)
In questo mondo di volti e parole, giorni cantati
splendenti nel
sole
Ho incontrato angeli e fango, uragani tempeste,
diavoli e lampo
In questo tempo, di lacrime e spari, cadute e
ferite, sangue e
sicari
Ho trovato, finestre e ripari, fiori e
chitarre, rifugi e sentieri
Ho rallentato e accelerato, come un treno sulla
ferrovia
Ho camminato e aspettato i tuoi occhi al centro della
via
In questo mondo, di sorrisi e di vento, di nuvole e
polvere, scintille e
spavento
Ho trovato, pane rose e catene, campi di grano,
ruggine e spine
In questa storia, di valigie e partenze, di
nuovi indirizzi, programmi e
sentenze
Ho trovato amori e bandiere, sorrisi diamanti e
primavere
Ho rallentato e accelerato, come un treno sulla
ferrovia
Ho camminato e aspettato e il mio cuore è volato
via
Molte vostre canzoni recuperano i valori e l’etica
della Resistenza Partigiana Antifascista, che era stata recepita nel
dopoguerra, a livello letterario, da personaggi straordinari, tra cui Calvino,
Fenoglio, Pavese e molti altri, nei più svariati campi artistici: un grande
fenomeno di letteratura, cinematografia e arte. Poi è subentrato un vuoto
politico e istituzionale, ma proprio da questo baratro artistico è emerso un
nuovo attuale movimento culturale sulla Resistenza. Come vi ponete rispetto a
questi temi?
GF.D.L’attenzione di Renato ai temi della
storia del nostro paese, dalla resistenza alla memoria alle storie d’amore e di
guerra che per dirla alla De Gregori. Abbiamo letto da milioni di
libri o ci hanno raccontato quelli che non sanno nemmeno parlare. E' l’essenza e la base fondante
di questa band, che a partire da De André, di cui portiamo il nome scelto dal
titolo di una sua canzone "Il Suonatore Jones” e che con gli altri
musicisti della band condividiamo pienamente.
Il Rock d’Autore del gruppo è fortemente connotato da sempre da un
percorso musicale di forte sensibilità sociale che vede come persone e
come musicisti “Suonatori Contro” tutte le logiche guerrafondaie e al
fianco della costruzione di una “Cultura della pace”.
Non è un caso che per uno dei nostri album “Dopo le Strade” Renato ha
scelto di dedicarlo alla figura di un pacifista come Vittorio Arrigoni,
che ha perso e dato la sua vita per questo valore universale, essendo stato
ucciso a Gaza per il suo impegno concreto di aiuto e di pacifismo.
La nostra “Funzione” come già anticipato e come dici tu, è proprio quella
di scrivere e proporre canzoni nostre, della Canzone d’Autore italiana e non
solo, della tradizione e cultura popolare, a volte attualizzandole con sonorità
attuali e con una veste Rock, formula e miscela sonora, che oltre a rispondere
ai nostri gusti musicali, vuole essere anche un momento d’appeal per i giovani
che non conoscono queste canzoni.
La riteniamo altresì necessaria per colmare e respingere, per quanto
possibile il tentativo sempre presente di revisionismo e di cancellazione della
memoria, e per il recupero della giusta dignità e il giusto valore di un
patrimonio artistico musicale che nell’immaginario collettivo viene considerato
superato e vecchio, commettendo così un grave errore e affronto e forse non a
caso un voluto boicottaggio culturale, deviando così gli elementi di necessaria
conoscenza della storia e della memoria dei fatti, delle ingiustizie e delle
vicende tragiche di questo paese.
A testimonianza di quanto dichiaro ci sono canzoni di Renato come “I Passi
nel Mattino” che recupera la triste vicenda del massacro da parte dei nazisti e
dei fascisti di 15 partigiani il 10 Agosto del 44 a Piazzale Loreto a Milano, o
“Genova 2001” sui fatti del G8 e della morte di Carlo Giuliani in Piazza
Alimonda, sono pochi anni è già questa canzone ha il compito importante di
salvaguardare la memoria.
Ecco ci poniamo di fronte ad un orizzonte tutto da scoprire, da
ricordare e da proporre come dice Renato "si canta la storia per non
dimenticare il futuro" e per dare una piccola ma importante luce nel
panorama oggi svilito e squallido della canzone e della musica in generale.
Pensiamo che i ragazzi e le nuove generazione hanno il diritto di conoscere
e non solo subire, solo così potranno democraticamente e consapevolmente
decidere che musica ascoltare, scegliere cosa leggere, che film o che programma
televisivo guardare.
La penso esattamente come Renato, che in più occasioni ha affermato che
solo così sarà possibile invertire il nichilismo culturale che ci sta
travolgendo in questi tempi confusi e disordinati.
Potresti
attribuire un giudizio e dare una spiegazione sulle motivazioni
dell’involuzione psicologica del ceto politico e sul conseguente livello di
degrado anche culturale dell’attuale classe dirigente? • L’Istituzione Scuola
dovrebbe avere una missione formativa, ma soprattutto informativa, inerente i
processi di coscientizzazione e conoscenza del presente, dei conflitti
contemporanei, delle cosiddette “guerre umanitarie” sdoganate per “missioni di
pace”, in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione. Quali strumenti dare
ai giovani per comprendere il presente, tramite scelte scolastiche orientate a
comprendere la Storia, come strumento di lettura dell’attualità, oltre le
prevaricazioni neofasciste dei revisionismi e dei negazionismi?
G.F.D – Questa è una domanda
difficile, articolata e complessa, per la quale faccio i miei complimenti per
avermela posta. Chiaramente mi viene difficile trovare una sola chiave di
lettura, una risposta univoca, ci provo, la tento in modo sintetico, senza la
presunzione di avere la chiave giusta per aprire la porta della verità.
Esprimo semplicemente il mio modesto pensiero, che è anche il risultato
delle mie esperienze di vita quotidiana, del mio essere musicista e cittadino,
che suona, che va a fare la spesa, fa la fila alla posta, che vota e
spera, che ascolta , critica, giudica.
Esprimo un’idea anche sulla base di quanto ho appreso dalla spiritualità e
la profondità di pensiero di Battiato e oggi dall’impegno sociale e culturale
che vivo nel suonare le canzoni di Renato, di De André e gli altri autori
che in parte ho già citato.
La politica e la sua involuzione, il suo degrado bella domanda !! Se mi è
possibile, visto i miei trascorsi musicali con lui, rispondo citando una
canzone che racchiude a mio giudizio molte verità, si tratta di “Povera Patria”
di Franco Battiato
“Povera Patria” (di Franco Battiato)
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere , di
gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va
bene quello che fanno; e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore ma non vi danno un po’ di dispiacere quei
corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà , no cambierà, forse
cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei
giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male vedere un uomo
come un animale.
Non cambierà, non cambierà sì che cambierà, vedrai che
cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature se
avremo ancora un po’ da vivere…La primavera intanto tarda ad arrivare…
G.F.D – Ecco in questo testo, cantato su
una melodia che è un’armonia altrettanto bella e struggente, ritrovo molte
delle motivazioni del degrado politico e culturale, come la sete e
l’arroganza del potere, l’assassinio della nobiltà della politica con la
pratica dell’affarismo infame e senza pudore per scopo e arricchimento
personale, l’arrivismo a tutti i costi, l’incompetenza e la spocchia di quello
che io chiamo parafrasando una definizione di Leonardo Sciascia, il cretinismo
intelligente, ovvero perché hai un diploma una laurea in tasca ti
permetti un cinismo e una assenza totale di umanità e poi la violenza, le
stragi, i manganelli, le guerre, gli armamenti, il terrorismo, i morti
nelle piazze e sul lavoro, le vittime innocenti delle stragi.
Lo scenario è allarmante, che se non modificato ci porta dritti alla
deriva sociale, il fascismo sdoganato dalla destra Berlusconiana, i recenti
attacchi alla Costituzione democraticamente respinti con il voto e certamente
la mancanza di un ruolo più incisivo, democratico, attualizzante e
formativo della scuola sono alla base di questo degrado, e non sono
variabili indipendenti di quanto stiamo vivendo da diverso tempo.
La formazione e la conoscenza come dicevo per la musica, sono la base di
una vera costruzione della coscienza democratica, se sai scegli, se non
sai subisci, credo e penso come dice la canzone che se la primavera tarda
ad arrivare, noi dobbiamo andarle incontro senza aspettare,
seminando i fiori del diritto alla speranza che le cose devono e possono
cambiare, che le ingiustizie, i razzismi, le prevaricazioni e le
diseguaglianze sociali non possono essere parte di una società che si dichiara
civile.
Su quali presupposti basare il cambiamento della
società, a partire dall’attuazione autentica della Costituzione, troppo spesso
travisata?
G.F.D – Personalmente con Renato e
l’Orchestrina attraverso la nostra passione per la musica, per
quanto ci è concesso, a volte a strappi , in altri momenti con
continuità, con le nostre canzoni, i nostri dischi, i nostri concerti,
cerchiamo senza presunzione di dare un piccolo contributo al
processo per la costruzione di una cultura di pace e del
rispetto, che passa dall’applicazione vera e concreta della nostra
Costituzione.
E’ un compito ambizioso che va ampliato e allargato a più soggetti della
cultura, musicisti, scrittori, pittori, del mondo del lavoro, della società
civile e anche della politica, artisti in generale, forse o solo in
questo modo, con una flotta di sognatori di questo tipo sarà possibile vedere
arrivare la primavera meno in ritardo di quanto oggi pensiamo.
Latouche
con il pensiero della “decrescita felice” apre orizzonti ad un sistema basato
sull’ecosostenibilità, sull’utilizzo delle energie alternative, contro le lobby
del nucleare, dell’acciaio e delle armi, aprendo a prospettive di “conversione
ecologica”, per citare Alex Langer. Qual è il tuo contributo a questo pensiero?
G.F.D – Come per una canzone l’uso del
computer deve servire ad aiutare la costruzione e la composizione e la
registrazione di un arrangiamento musicale e quindi deve essere al servizio del
musicista per realizzare un “prodotto” di qualità e non il contrario.
Questo principio penso e immagino deve valere anche per i bisogni del
nostro vivere quotidiano, lo sviluppo deve essere sostenibile e le tecnologie
devono essere al servizio dell’uomo.
Mi è difficile dire qual è o come può essere il mio contributo di
coerenza al pensiero di Langer per attuare il processo di ”una
conversione ecologica della società, dell’economia e degli stili di vita”
Per un cambiamento verso un modello equo e giusto di sostanziale controllo
della crescita desueta e dissipativa, ribadisco quello che già ho detto nel
percorso legato alla musica, credo sia necessaria una coerenza soggettiva,
come raccomandarsi di porre attenzione al rispetto dell’ambiente e della
natura che ci circonda, esercitare un auto controllo sui consumi necessari
come quello energetico o l’aspetto del consumismo fine a stesso,
dell’alimentazione, insomma quei modesti e piccoli comportamenti legati al
nostro vivere e alle faccende quotidiane, che se attuati da tutti
potrebbero dare qualche positiva risposta al sistema distorto dello
sviluppo dissipativo oggi in atto e sostenuto con arroganza (ecco che entra in
gioco la politica) dal Capitalismo vorace e feroce.
Questi principi soggettivi, chiaramente vanno affiancati a momenti di
grande presenza di massa, per contrastare i poteri forti e le forze
occulte e palesi che hanno interessi economici all’alimentare guerre per
vendere gli armamenti, allo sfruttamento e alla speculazione e inquinamento
dell’ambiente per vantaggi economici, in contrasto ad un modello di sviluppo
democratico e sostenibile.
Per concludere questa intervista, ed in coerenza con questa tematica mi
viene in mente una straordinaria canzone di Pierangelo Bertoli, sempre presente
nei nostri concerti, che ci ricorda che se teniamo gli occhi aperti e non ci
facciamo abbindolare dalle falsità del parolaio di turno seduto al Talk Show
televisivo, mettendoci una piccola fetta d’impegno in più, come la storia
dell’uomo, della nostra Resistenza partigiana ci insegna, le cose possono
cambiare, perché nonostante tutto…il vento soffia ancora…
“Eppure soffia” (di Pierangelo Bertoli)
E l’acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi, la
chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento malati di morte, il freddo interesse alla vita ha
sbarrato le porte.
Un’isola intera ha trovato nel mare una tomba, il
falso progresso ha voluto provare una bomba
poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita, invece le porta la morte
perché è radioattiva
Eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua alle
navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori li bacia e non li coglie
Un giorno il denaro ha scoperto la guerra
mondiale, ha dato il suo putrido segno all’istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario, e tutta la terra si
è avvolta di un nero sudario
E presto la chiave nascosta di nuovi segreti, così
copriranno di fango persino i pianeti
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli, i crimini contro la vita li
chiamano errori
Eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua alle
navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori li bacia e non li coglie
Eppure sfiora le campagne, accarezza sui fianchi le
montagne
e scompiglia le donne fra i capelli, corre a gara in volo con gli uccelli
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