Libero mercato e libera concorrenza
Da una analisi redatta dalla Banca d'Italia si evince che la fatidica libera concorrenza nell'altrettanto fatidico libero mercato è una mera illusione.
Nell'arco di pochi anni hanno preso il sopravvento le gare ad invito ma soprattutto quelle con assegnazione diretta, nei fatti solo pochi e costosi appalti vengono aggiudicati dopo una gara e in sostanza a vincere restano sempre poche imprese che alcuni economisti, ad esempio Fubini, ritengono vicine al governo di turno. Questo accade non con l'avvento del Governo Meloni ma inizia con gli esecutivi precedenti. Un problema annoso che palesa anche i ritardi della Pubblica amministrazione dentro la quale figure specializzate sono presenti in numeri decisamente ristretti e largamente inferiori a quanto avvenga in altri paesi europei.
Non saremo certo noi i cantori della libera concorrenza ma questo dato va colto e analizzato perchè tra gare sotto soglia e aggiudicazioni dirette ci ritroviamo alla fine davanti a ripetuti fenomeni corruttivi e a prestazioni non sempre di qualità.
Sempre in Italia registriamo ripetuti condoni fiscali che alla fine determinano una cultura diffusa nel paese secondo la quale si possa raggirare il fisco sperando in qualche legge compiacenti che ogni Esecutivo ha emanato nel corso del tempo.
Ironia della sorte a pagare le tasse restano i lavoratori dipendenti e i grandi evasori possono dormire sonni tranquilli anche in assenza di normative mai emanate, per ragioni elettorali o per non disturbare i tranquilli sonni del grande capitale che porta all'estero le sedi fiscali.
E' quindi utile leggere quanto scritto dal Fondo Monetario sulla crisi del sistema produttivo europeo
Il crescente divario di produttività dell'Europa con gli Stati Uniti ha radici profonde a livello aziendale. Rispetto agli Stati Uniti, le aziende leader europee innovano e crescono meno, mentre le giovani aziende ad alta crescita hanno un'impronta minore nell'economia e tendono a rimanere piccole. I colli di bottiglia come mercati più piccoli e finanziamenti azionari limitati impediscono alle aziende leader di innovare e scappare, in particolare nei settori tecnologici. Per sbloccare il potenziale delle giovani aziende ad alta crescita, sono necessari investimenti in capitale umano e una maggiore disponibilità di capitale di rischio. Oltre alle priorità politiche documentate da tempo (migliorare la progettazione e il coordinamento del sostegno pubblico alla R&S, ai sistemi educativi), i risultati del capitolo evidenziano l'importanza di rimuovere le barriere intra-europee all'integrazione dei mercati dei fattori e dei prodotti per migliorare il dinamismo aziendale e rilanciare la crescita della produttività europea. Questa agenda regionale deve essere completata da riforme nazionali per ridurre le barriere all'ingresso delle aziende, facilitare l'uscita e rimuovere i disincentivi fiscali e normativi alla crescita.
E se un tempo erano i paesi periferici della Ue ad essere in difficoltà, oggi sono invece i paesi trainanti ed economicamente forti a passarsela decisamente male con una crescita inferiore all'1 per cento, alle prese con una stagnazione preoccupante che deriva anche dai costi derivanti dalla guerra in Ucraina che la Ue ha scelto di sostenere anche contro i suoi stessi interessi.
Può essere utile leggere la nota di Pietro Cipollone della Banca centrale europea:
https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2024/html/ecb.sp241115~6463794e80.en.html?bsft_aaid=72bb9dec-3452-4075-a63c-0f8d60246a1e&bsft_eid=a30f775d-a95b-4704-ba5b-9fcd5291f465&bsft_clkid=b20be31f-3fb4-47f5-bcf6-3919a7f29999&bsft_uid=33a90363-2f47-4e00-a243-5307ddea2b18&bsft_mid=578a43e4-4609-470e-8b4a-361c8b2a6c2b&bsft_txnid=defa40a3-1ffc-4eff-8101-57466f710751&bsft_utid=33a90363-2f47-4e00-a243-5307ddea2b18-Newsletter_COR_WHATEVERITTAKES&bsft_mime_type=html&bsft_ek=2024-11-18T05%3A00%3A00Z&bsft_lx=5&bsft_tv=321
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