I richiami di Bruxelles: come stanno le cose?


Trascorse le elezioni europee, a poche ore di distanza dai risultati è arrivata la lettera di richiamo all'Italia da parte della Ue, lettera annunciata da settimane e finalizzata a chiedere al nostro paese misure drastiche per l'abbattimento del debito pubblico.  Il Governo Italiano dovrà rispondere entro pochissimi giorni e dare alcune garanzie, cosa non facile visti i conti economici.
 
Non sarà possibile ricorrere alle clausole elastiche con le quali i Governi del Pd sono riusciti ad ottenere margini di crescita del debito al di sopra delle cifre previste, non saranno ammesse neppure le clausole elastiche in materia di flessibilità del lavoro, riforme e investimenti perchè tra Riforma Fornero e jobs act le concessioni sono già state fatte. Come ne uscirà il Governo Conte? La domanda non ha ancora risposte, possiamo avanzare supposizioni o alcuni motivi da addurre, per esempio la brusca frenata dell’economia che tuttavia non basta a giustificare lo sforamento dei parametri di Maastricht.
 
L'Italia non potrà presentare dati per dimostrare la ripresa economica visto che ripresa non c'è, piuttosto dovranno difendere la quota 100 che anticipa per alcuni l'età della pensione quando i dettami europei erano, e sono, destinati a procrastinare l'uscita dal lavoro alla soglia dei 70 anni di età. 
Anche sull'immigrazione sarà difficile presentarsi come il paese vittima dei flussi e senza assistenza dalla Ue che ha destinato fondi per affrontare le emergenze che poi avrebbero per altro un peso limitato nel capitolo delle spese.
 
L'Italia è un paese sotto osservazione non perchè governato dalla Lega ma perchè gli impegni assunti con la Ue non sono stati rispettati, ha aumentato la spesa pubblica, non ha creato posti di lavoro in numeri sufficienti, continua ad investire poco e male nell'innovazione. Poi potremmo aprire non uno ma mille discorsi sulla Ue, sulle regole inique da rispettare, sul ruolo del capitale europeo e della Germania, restano tuttavia dati incontrovertibili che anche in ambito capitalistico hanno il loro peso. 
 
E quei dati dimostrano che il Governo Conte fino ad oggi ha fatto ben poco, anche aumentando la spesa pubblica non è riuscito a far riprendere la domanda e a rilanciare gli investimenti. E non sarà certo Salvini ad opporsi a una Ue , se questo fosse stato il suo obiettivo avrebbero sostenuto ben altre politiche da quelle attuate nell'ultimo anno. 
 
Quindi non saremo certo noi a parteggiare per la Ue e la Troika che restano nostri avversari, diffidiamo tuttavia della retorica governativa contro l'Ue, una retorica utile a nascondere l'insuccesso di politiche securitarie e confuse, sicuramente lontane dal liberismo europeista e rigorista del Pd ma assai lontane da prospettive di investimenti pubblici per il rilancio del potere di acquisto e della stessa economia. E che l'accordo con l'Ue non si traduca in tagli alla spesa pubblica , ai salari e alle pensioni, ipotesi tutt'altro che remote in un paese dove i piu' ricchi andranno a pagare meno tasse mentre la pressione fiscale sui ceti popolari resterà invariata.

Commenti

  1. Condivido quasi tutto. "Far riprendere la domanda" è cosa buona? Quale che sia la domanda? Si resta così in ottica consumistica. Deve crescere la risposta alla domanda di beni essenziali (cibo sano, istruzione, etc.), non la domanda di pizzette (per il popolo) ed ostriche per i ricchi.

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