La nostra solidarietà alla Docente di Palermo. Va riammessa subito al lavoro!


Non vogliamo limitarci ad esprimere Solidarietà alla docente di Palermo, Rosa Maria Dell’Aria, sospesa per 15 giorni per «omessa vigilanza» sugli studenti a causa di un video  da loro realizzato in occasione della “Giornata della Memoria”, video che accostava le Leggi razziali del 1938 al Pacchetto sicurezza del Ministro Salvini.

La solidarietà non basta perchè siamo davanti a fatti inauditi come i licenziamenti di lavoratori condannati per reati legati a manifestazioni politiche o a licenziamenti decisi per atti moralmente discutibili (quali??) o per non avere comunicato il domicilio in caso di malattia (basterebbe solo detrarre dalla busta paga i giorni di malattia). La condotta poi fuori dal posto di lavoro è sorvegliata e alla occorrenza punita con il licenziamento, anzi la Corte di Cassazione ha emesso alcune sentenze che ritengono alcuni comportamenti non legati al lavoro subordinato tali da avere pur sempre un rilievo penale come se andassero a ledere  interessi morali e patrimoniale del datore di lavoro o minassero il rapporto di fiducia e di correttezza e buona fede.
Ci pare evidente che il licenziamento di un dipendente pubblico sia ormai una sorta di libero arbitrio nelle mani di  fuzionari ai quali viene chiesto da dirigenti, provveditori, datori di lavoro di procedere con atti repressivi anche quando la condotta sul lavoro è all'insegna della professionalità, della competenza e lungi da ombre.
Una legislazione repressiva rafforzata ulteriormente dal Ministro Bongiorono che va inquadrata dentro un contesto piu' generale, quello della riduzione di agibilità democratiche. 

Prendiamo ad esempio il cosiddetto sguardo da vicinato che viene considerato collaborazione del cittadino "onesto" con le forze dell'ordine ma potrebbe alla occorrenza trasformarsi in qualcosa di diverso. 

Chi ha segnalato la professoressa di Palermo non voleva solo colpire la libertà di insegnamento della docente ma anche determinare nuove regole didattiche, per esempio la non libertà di espressione e di critica, affermare il pensiero unico in un paese dove ormai il diritto alla conoscenza critica, al dissenso viene messo alla berlina.

In una scuola dove regna l'abbandono prima di conseguire un diploma, dove una volta maturati è raro trovare un impiego attinente alle materie studiate, in una scuola dove mancano aule, laboratori e palestre ci si preoccupa di sorvegliare e punire il contenuto di certi lavori didattici nell'ottica di riscrivere i libri di storia all'insegna del revisionismo colpendo la libertà di insegnamento e minacciando, o praticando, alla occorrenza i licenziamenti

La misura è decisamente colma!

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