Non ci siano aggravi di spese per le aziende: ecco l'imperativo categorico del Governo Conte bis

Si sono accapigliati per mesi sul salario minimo, ora troveranno un accordo?

La questione è stata gonfiata e travolta, si tratterebbe solo di prevedere una paga oraria minima sotto la quale non scendere, non si tratta allora di legittimare i sindacati firmatari di contratto e il loro monopolio ma stabilire il principio, erga omnes cioe' valido per tutti\e, che qualunque sia il contratto e la tipologia del lavoro, non si puo' essere pagati meno di una certa cifra.

Poi si potrà aprire una disputa sull'ammontare della cifra ma si tratta di evitare che associazioni sindacali di comodo sottoscrivano accordi e contratti con paghe da fame, si tratta di stabilire la dignità del lavoro a prescindere dalla mansione ricoperta.

Questo sussulto di dignità arriva per altro in grande ritardo in un paese dove tra lavoro nero e contratti pirata abbiamo milioni di lavoratori e lavoratrici con paghe da fame, poi potremmo aprire un altro ragionamento sulla proliferazione di tanti contratti nazionali, pensati e realizzati per abbassare il costo del lavoro e dare legittimità di trattativa ai sindacati firmatari che si sono presi altro spazio di potere attraverso previdenza e sanità integrativa (a discapito della sanità e previdenza pubblica è bene non dimenticarlo!).

In qualunque modo la si legga, la realtà odierna vede una elevata percentuale di bassi salari, salari da fame per paga oraria ma anche per ore complessive lavorate, altro aspetto rilevante sul quale nessuno focalizza la attenzione perchè l'Italia è il paese nel quale si abusa del part time e tutti sanno che la ripresa economica dipende anche dalle ore lavorate (e dai salari percepiti visto che bassi salari non aiutano la ripresa dei consumi).

La preoccupazione diffusa delle ultime ore riguarda ancora una volta i costi per le imprese, si parla di un aggravio del 20% e il Governo Conti bis è stato votato non per ridurre sensibilmente i costi a carico dei padroni, quindi si dovrà trovare la forma per far approvare il salario minimo senza scaricare gli oneri sulle imprese e senza scontentare Cgil Cisl Uil che già hanno promesso al Governo e dai datori di lavoro la pace sociale.

Un eventuale salario minimo  dovrà sciogliere intanto un nodo dirimente, ossia se si riferisca alla sola retribuzione minima oraria o comprendere  anche mensilità aggiuntive, Tfr, ferie. Differenze di non poco conto se guardiamo all'insieme della retribuzione e la paga minima viene calcolata sull'intero ammontare delle voci che concorrono al reddito annuale.

Per esempio, se parliamo di 9 euro lordi all'ora dovremo ricalcolare l'intero reddito annuale sulla base di questa cifra e i datori di lavoro sarebbero cosi' costretti a pagare piu' soldi. Per compensare la maggiore spesa il Governo vorrebbe ridurre le tasse alle imprese ma a quel punto le minori entrate alla fiscalità generale porterebbero anche tagli alla istruzione, alla scuola e al welfare oppure a riduzioni di spesa di singole voci con criteri di scelta tutti da capire. Scenari confusi e intricati intrecci tra programmi di Governo e realizzazione effettiva degli stessi, a noi non resta che rivendicare salari dignitosi e contratti capaci di restituire potere di acquisto e di contrattazione. Non si regalino insomma soldi alle imprese ricevendone in cambio contratti part time, precarietà e continue richieste di ammortizzatori sociali.

Ma forse corriamo troppo,,,, anche per il sindacato.


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