Sul “New Delhi”: batterio killer


Si va parlando in molte città toscane del diffondersi negli ospedali di un batterio che sarebbe la causa della morte di alcuni pazienti. Non è dato sapere quanti siano i decessi, sappiamo solo che numerosi ospedali della Toscana sono interessati al fenomeno.

Questo batterio, ribattezzato New Delhi, non è che l'ultmo batterio presente negli ospedali italiani 
(klebsiella, baumani, clostridium ...), colpisce pazienti in gravi condizioni di salute con un sistema immunitario compromesso.

Chi sono i pazienti immunodepressi? Sono numerosissimi,  chiunque puo' diventarlo, per esempio gli ammalati oncologici, chi ha gravi patologie cardiorespiratorie o renali, quanti hanno subito trapianti o sono stati sottoposti a interventi complessi che hanno indebolito l'organismo. Poi ci sono i pazienti anziani che per loro natura, come i bambini, sono particolarmente vulnerabili, sono sufficienti questi pochi esempi a farci capire come a rischio siano migliaia di uomini e donne. Non siamo biologi,  tuttavia qualche considerazione possiamo pur farla alla luce delle crescenti infezioni contratte negli ospedali.

Se si risparmia sulle pulizie, se il numero di medici, infermieri e oss è insufficiente, sarà piu' difficile assicurare tutti gli intereventi necessari a salvaguardare la salute, l'igiene, la sicurezza di pazienti e lavoratori.

I batteri diventano particolarmente aggressivi, resistono non solo ai comuni antibiotici e proprio per questa ragione bisogna usare grande attenzione e accortezza. Se un paziente immunodepresso si trova a contatto con altri  malati già infettati,  il rischio si moltiplica, se non si induividua il batterio in tempo isolando i pazienti e curandoli tempestivamente e con terapie mirate, la possibilità che questo batterio dilaghi e provochi morti si fa sempre piu' concreto.

Nessun allarmismo ma solo la consapevolezza che  il solo strumento utile sia quello di mettere i pazienti colpiti in isolamento, servono posti letto e reparti che allo stato attuale sono carenti o praticamente al collasso. Non servono solo operatori sanitari in numero sufficiente, reparti di isolamento e pulizie\sanificazioni accurate, servono interventi tanto tempestivi quanto radicali e costosi per i quali servono investimenti e non i continui tagli alla sanità. Perfino i visitatori possono diventare, ignari, veicolo di infezione, il personale sanitario dovrebbe usare sempre materiali monouso (camice, guanti, cuffia, soprascarpe, mascherina) da cambiare ogni qual volta ci si avvicina a un paziente infetto. Siamo certi che il sistema sanitario sia in condizioni di affrontare questa emergenza? Gli ospedali sono in possesso del necessario per fronteggiare questa emergenza?

Esistono spazi, organici, strumenti adeguati per arginare, isolare e debellare i batteri killer? La domanda merita risposte serie e urgenti, sono necessari reparti che in taluni casi sono stati invece accorpati o soppressi, servono strumenti di lavoro monouso e pulizie accurate che magari determinano costi assai maggiori di quanto prevedono i capitolati degli appalti, servono organici adeguati se vogliamo impedire ulteriori contagi .

In numerose città il numero dei posti letto per abitanti è ai minimi storici, alcuni padiglioni sono sotto utilizzati o per carenze strutturali degli edifici o perchè mancano i fondi necessari a dotare queste aree del necessario.

Il batterio Killer dimostra che la salute e la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari sono a rischio , senza diffondere allarmismi è necessario fornire risposte ai cittadini ma soprattutto dimostrare con i fatti che queste infezioni possono essere isolate in fretta e debellate  rendendo gli ospedali dei luoghi sicuri.   
 
Forse è arrivato il momento di rimettere in discussione le politiche sanitarie diffuse, quelle che hanno risparmiato sulle pulizie, sugli organici, sui posti letto, sulla sanificazione degli ambienti. 

Non si gioca sulla salute dei cittadini e dei lavoratori, serve una inversione di tendenza nelle politiche sanitarie, vogliamo ospedali sicuri e per renderli tali urgono assunzioni, investimenti, aumento dei posti letto, recupero di aree dismesse, riapertura e modernizzazione di piccoli ospedali sacrificati a colpi di tagli di razionalizzazione di spesa che poi, alla luce dei fatti, razionalizzazione certo non è.

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