Le avventure dello sceriffo Trump e del chierichetto Musk nel regno dello spritz
Il quadro geopolitico globale e dei principali scacchieri regionali all'alba dell'era Trump
Le avventure
dello sceriffo Trump e del chierichetto Musk nel regno dello spritz
1) Un suono, un appellativo, un soprannome, dice spesso tutto: el niño maravilla
e la mano de Dios, oppure Inetto, Orco, Mojito.
Una funzione definisce un banchiere: ti offre un ombrello quando c'è il
sole e te lo richiede quando piove.
Non pochi vivono per farsi notare: la gallina, quando fa un uovo,
schiamazza come se avesse partorito un ufo...
L'onomatopea è una figura retorica che, attraverso i suoni linguistici di
una determinata lingua, riproduce il rumore o il suono associato a un oggetto o
a un soggetto a cui si vuole fare riferimento, con un procedimento iconico
tipico del fonosimbolismo.
Ciùf ciùf, è la voce onomatopeica italiana che riproduce il caratteristico
sbuffare di una locomotiva a vapore.
Ormai, le locomotive non vanno a vapore ma il loro ciùf ciùf resta sinonimo
di moto. Anche per le astronavi teorizzate da Elon Musk per colonizzare
Marte.
2) Ben prima di depositare le sue regali natiche sul trono della sala
ovale, il neoimperatore d'Occidente Donald First ha espresso alcune sue
desiderate (non ancora ukase): vuole le isole Galapagos, il Canale di Panama,
il Canada, il Treno Maya in Messico, la Groenlandia in Danimarca, il 5% del PIL
di ogni Stato europeo per la NATO, la fine della guerra in Ucraina ...
3) Durante le lunghe serate invernali attorno al braciere della mia
infanzia patagonica, qualche vecchio raccontava le storie di un antenato che,
secondo lui, scriveva quotidianamente col dito grande in aria e il fine
settimana col pennello sui muri.
"Io, Decreto ..." "M Waterloo", "M Franco",
"M ai sanfedisti", "W il Barça", "M al Papa",
"W Joaquín Murieta", "M la polca", "W Asterix",
"M al governo", "W Strauss e il Danubio blu", "M
Offenbach e l'Operetta", "W Cachito, il mio cane", "M il
Dux" ... .
Ogni scritta apriva vivaci discussioni e racconti pseudostorici ma nessuno
prendeva troppo sul serio le storie del vecchio nonno che aveva combattuto, e
perso, più battaglie di don Chisciotte e del colonnello Aureliano Buendía senza
mai diventare né eroe, né profeta, né martire.
3) In italiano, il termine Trump ha due traduzioni possibili: briscola e
crampi intestinali.
La prima ricorda la storia di cui è protagonista d Joaquin Phoenix
("Joker", 2019): in una Gotham City ormai in decadenza, la malattia
mentale e il nichilismo di Arthur Fleck, clown fallito e aspirante
cabarettista, culmina con la nascita di un alter-ego, il 'Joker' appunto, che si
rende protagonista di una violenta rivoluzione controculturale contro i ricchi.
La seconda che le cause più frequenti dei crampi intestinali - che spesso
diventano cacarella - sono la tensione nervosa, lo stress e l'ansia.
4) Ognuno può scegliere la traduzione che preferisce. A me, scartata subito
l'idea della rivoluzione contro i ricchi perché del tutto improbabile in
un'epoca in cui vanno di moda le rivoluzioni contro i poveri, seduce la loro
combinazione:
- Le minacce del Joker provocano ansia.
- L'ansia si tramuta in crampi di stomaco.
- I crampi diventano cacarella.
- Bisogna correre ai ripari per evitare che diventi disidratazione, specie
tra i tanti cagasotto propensi ad uno sholz, ad un sarkhozyo, ad una fitta
pugliese diffusa e ad altre disarmanti malattie.
5) Il bulloterapeuta imperatore non si limita a portare sfighe - questa è
solo una delle sue doti - e sono inutili affermazioni del tipo "si
avvicinano tempi duri" o "è un pazzo scatenato".
I tempi erano già piuttosto duri anche con i vecchi imperatori.
Il "pazzo" è stato comunque scelto dalla maggioranza dei suoi
concittadini. Forse perché gli rappresenta meglio.
Secondo me, la sorpresa deriva del fatto che la maggior parte delle
spiegazioni sugli USA raccontano ciò che si è voluto vedere, non ciò che era ed
è.
Perciò, non parlerei di sorprese ma di sorpresi.
6) Ciò detto, cerco di tracciare un quadro sommario di ciò che, penso,
possiamo aspettarci da Trump in politica estera
Parto dell'affermazione che Trump è più realista di chi l'ha
preceduto.
Quindi, che intravvede meglio la possibilità che il multilateralismo
s'imponga in tempi relativamente brevi..
Quindi, che cercherà di garantirsi celermente quanto più spazio vitale
possibile prima d'iniziare a pensare in qualsiasi trattativa.
Questa stessa idea sostenta l'ipotesi di un accordo con Putin sulla
Ucraina.
7) Tre sono i capitoli essenziali per la costruzione di questo spazio
vitale da consolidare velocemente: il continente americano, l'Artico e il Medio
Oriente.
8) Il primo è l'insieme del continente americano, il cortile di casa fin
dalla dottrina Monroe, il pollaio casalingo da usare come campo esperimentale
fin da Nixon. Comunque, la retrovia certa.
Da questa considerazione deriva l'interesse specifico e immediato per
l'Ecuador, il Panama, il Messico e il Canada.
• Trasformando le Galapagos in una grande base militare, Trump intende
garantirsi il controllo militare e politico su tutto i Sudamerica.
Naturalmente, va considerato che se la Cina è la fabbrica del mondo, il
Sudamerica ne è la grande azienda agricola, il polmone del pianeta e la
maggiore riserva d'acqua dolce, senza contare la sua enorme varietà di
minerali.
Da parte sua, il governo ecuadoriano eletto grazie alla cecità di buona
parte del movimento popolare e indigeno, non chiede di meglio. Da minoritari,
"Noboa and his boy" diventeranno proconsoli.
Al cavallo di Caligola verrebbe un infarto di pura invidia.
L'ipotesi deve superare un problema: il probabile risveglio della CONAIE e
del movimento indigeno, il più solido della regione fino a pochi anni fa.
Per quanto costantemente ricordata dagli ambientalisti, difficilmente la
buonanima di Darwin potrà dare una mano per preservare quel patrimonio, vero,
dell'umanità.
• Il controllo de Canale di Panama
• garantirebbe il controllo delle rotte marittime,
• accentuerebbe l'isolamento commerciale del Venezuela che oggi acquista
parte del suo fabbisogno nell'area libera di Colón, • permetterebbe di chiudere
il Darien, la regione confinante con la Colombia che costituisce la principale
rotta dell'emigrazione
sudamericana verso gli USA.
Il problema principale è il nazionalismo panamense,
L'attuale governo, teoricamente erede del movimento con cui Omar Torrijos
impuro la devoluzione della zona del canale al governo Carter, è molto vicino
alla destra statunitense ma nondimeno il presidente Mulino ha protestato adiratamente
per le pretese trumpiane.
Si ricorderà che il bulloterapista ha affermato che avendo loro pagato la
costruzione del canale, questo era statunitense.
Su quella base, la Bolivia potrebbe chiedere la proprietà del Vaticano e di
buona parte delle chiese, strade e monumenti èuropei costruite con l'argento di
Potosì.
• Il controllo sul Treno Maya equivale al controllo di tutto il meridione
messicano. Al bulloterapeuta servirebbe per
• completare la chiusura delle rotte della emigrazione, in questo caso
centroamericane,
• per accerchiare e liquidare definitivamente l'esperienza zapatista,
• per garantirsi le riserve d'acqua dolce messicane e
• per passare sotto controllo di Bigpharma l'enorme biodiversità
mesoamericana.
Il problema di Trump è la nuova classe dirigente messicana, decisa a
difendere gli interessi nazionali e non solo quelli.
Da considerare anche il peso della mafia di narcotrafficanti interna, che
dispone di forti legami internazionali (tra cui la ndrangheta calabrese) e di
enormi capacità finanziarie.
Per quanto riguarda il resto della regione prevedo:
- aumento ulteriore delle pressioni contro Cuba, Venezuela e
Nicaragua, ivi compresi l'organizzazione di tentativi insurrezionali interni;
• concessione di grandi finanziamenti a Milei che, per il breve periodo in
cui ciò sarà possibile, verrà venduto come alternativa liberista di
successo.
Oltre alla vergogna della ripresa dei simboli della dittatura, con oltre il
50% della popolazione sotto la soglia di povertà, è una politica senza respiro
e non durerà a lungo;
• inclusione della Colombia tra i nemici dichiarati. Presumo che Petro sarà
costretto, a breve, a far fronte a tentativi di golpe interni. In questo senso
va ricordata la potenza dei signori della coca, alleati stretti della destra
colombiana e della CIA;
• i golpisti interni si moltiplicheranno dovunque, passando dalle
rivoluzioni arancioni al ritorno dei carri armati per strada che, sdoganati
universalmente da Putin, potranno passeggiare liberamente in tutta la regione.
• l'atteggiamento del bulloterapeuta sarà particolarmente duro verso quei
Paesi che hanno stretto accordi importanti con la Cina. E cioè Bolivia, Perù,
Brasile e Cile.
La sorpresa è il Perù della Boluarte, reo degli accordi con la Cina per il
grande porto di Chancay, a 78 km da Lima.
Questo grande hub marittimo è stato inaugurato il 15 novembre 2024 alla
presenza del presidente cinese Xi Jimping, e dovrebbe attirare investimenti
immediati per circa tre miliardi di euro destinati a creare una rotta diretta
con la Cina attraverso l'Oceano Pacifico, espandendo l'influenza di Pechino in
America Latina.
Esattamente ciò che Trump non intende accettare.
Nel Brasile molto dipende da Lula.
Nell'immediato, penso che bisognerà prestare particolare attenzione alla
sua salute (il ricordo dell'avvelenamento di Arafat non è casuale) e ai suoi
spostamenti aerei (ricordarsi di Omar Torrijos e di Jaime Roldos).
Il Cile sembra il più facilmente addomesticabile, più ancora se si
considera la probabile vittoria della estrema destra alle prossime
presidenziali (Kast o Matthei pari sono).
Per quanto riguarda la Bolivia, assistiamo da mesi ad un tentativo di
suicidio derivato dallo scontro aperto tra il presidente Arce e l'ex presidente
Morales il cui sbocco potrebbe essere la consegna del governo alla destra
fascista di Santa Cruz e dintorni.
La rissosità delle sinistre latinoamericane facilita ovviamente il compito
del bullo.
L'esempio più lampante è quello boliviano, quello più recente
l'uruguaiano.
Infine, nel Canada, una tra le 15 maggiori economie al mondo,
l'eventuale vittoria delle destre potrebbe aprire spazio al disegno
trumpiano.
Il problema maggiore potrebbe rivelarsi il vecchio irredentismo del Quebec
che, tuttavia, non sembra ormai all'ordine del giorno e potrebbe essere risolto
con una qualche forma di Stato confederale.
La conclusione è che i piani del bulloterapusta non sono campati per aria.
Si tratta di organizzare le resistenze, ben sapendo che il chierichetto ha
dichiarato:
"Faremo colpi di Stato dovunque vorremo, fattene una ragione!".
"Mettetevi l'anima in pace. Organizzeremo e faremo colpi di Stato come e
quando ci piaccia" (25 luglio 2020,)..
8) il secondo teatro delle operazioni guerresche del bulloterapeuta, è
l'Artico.
La Groenlandia, 60.000 abitanti, è l’isola più grande del mondo. Equivale
al 22% del territorio statunitense e a circa 7 volte la superficie dell'Italia
ed è ricca di materie prime che, complice il cambiamento climatico, potranno
essere sfruttate più agevolmente.
Secondo un rapporto dell'USGS (United States Geological Survey) pubblicato
nel settembre 2019 (Joanna Asha Goclawska, "The Mineral Industries of
Denmark, the Faroe Islands, and Greenland"), nel sottosuolo dell'isola,
tra la terra emersa e le pertinenze sui fondali marini, ci sono il 13%
delle risorse mondiali di petrolio e il 30% di quelle di gas, importanti
giacimenti di oro, rubini, diamanti, zinco, ferro, rame, terre rare e molto
uranio, per un valore complessivo stimato di 400 mld di dollari che equivalgono
al PIL annuo della Danimarca. Inoltre, nel sottosuolo del Polo Nord ci sono
enormi riserve di petrolio, gas, palladio, nichel, fosfato, bauxite e terre
rare.
Le cospicue risorse giustificherebbero gli appetiti dello sceriffo, ma il
principale interesse strategico dell’isola e di tutta la regione artica è
geo-strategico.
La Groenlandia fa parte del Polo Nord e ne controlla in esclusiva l’accesso
sud-ovest. Gli USA vi hanno già diverse basi militari non pubblicizzate, tranne
quella di Pituffik, il centro nevralgico della rete di protezione spaziale
(NORAD).
D'altra parte, l'Artico è uno dei principali elementi della intesa
strategica tra Cina e Russia. Attraverso il Polo Nord, bordeggiando la Siberia,
i cinesi hanno pianificato la "Via della seta polare", concepita come
alternativa strategica agli stretti del sud-est asiatico (Bab el-Mandeb, Mar
Rosso, Suez), e come scorciatoia per arrivare in Europa.
Poiché la politica è una roba seria in cui I dilettanti alla Lollobrigida o
alla Tajani hanno poco da dire, gli USA sono diventati una nazione polare nel
1867 grazie all'acquisto dall'Alaska alla Russia dove i dilettanti di turno la
consideravano "solo un ammasso di ghiaccio".
Ma sono una nazione polare solo in parte.
In questo contesto il bulloterapeuta ha posto la questione Groenlandia.
Qualche giornale semisatirico afferma che vuole comprarla. Come titolo può
andare, ma la faccenda non è affatto assurda e la politica offre diverse
possibilità.
Ad esempio,
• gli USA possono acquistare solo la parte Nord dell'isola;
• possono affittarla per 99 anni;
• possono ottenere limitati permessi di edificazione e sfruttamento;
• possono infilarsi nel contenzioso per l’autonomia tra gli indigeni inuit
e la Danimarca.
Questa ultima è, ovviamente, l'opzione più interessante.
Trump potrebbe spalleggiare i desideri di indipendenza: "Arrivano i
liberatori dei popoli oppressi". Purtroppo, manca John Wayne (ma ci
sarebbe Roberto Benigni).
Oppure, potrebbe proporsi come mediatore. Una opzione win to win, niente
scontri, tutti guadagnano, anzitutto la libera faina Washington in libero
pollaio artico.
Questa opzione potrebbe essere facilitata dal fatto che la parte che
interessa gli USA è proprio il nord dell'isola mentre tutta la popolazione
inuit vive a sud dell'isola. Ergo, i liberatori costruttori di pace
abbandonando le loro vecchie abitudini non caccerebbero i nativi e, anzi, tutti
insieme potrebbero ballare con le renne imitando Kevin Kostner.
Last but not least: tra i politicanti danesi si sono immediatamente
manifestate disponibilità ad aprire una trattativa con il bulloterapeuta,
ovviamente in nome dei sacri interessi nazionali danesi.
Foche e trichechi potrebbero persino far finta di credergli.
9) Il terzo elemento chiave del piano Trump è il Medio oriente, sia per il
petrolio, sia per rendere quantomeno problematica la realizzazione del primo
tracciato della rotta della seta, e cioè dello sbarco pieno della Cina in
Europa.
La risposta di Trump s'inquadra nella tradizione statunitense, e cioè punta
alla costruzione della grande Israele e alla riduzione dei Paesi circostanti in
piccoli protettorati.
La differenza è che il bulloterapeuta lo fa apertamente, senza perifrasi né
scrupoli.
La realizzazione piena di questo progetto deve superare tre ostacoli
principali:
• i popoli in lotta per un loro progetto nazionale-regionale:
i palestinesi, che dovranno abbandonare l'idea ormai impossibile dei due
Stati, che resta un'ipotesi adeguata solo per evitare di restare muti;
i curdi, per I quali la elaborazione di Ocalan sulla confederazione
democratica di popoli resta la sola ipotesi realistica credibile;
i diversi popoli arabi ormai spogliati di buona parte dei loro territori.
Penso anzitutto ai libanesi, ai yemeniti e ai siriani.
• la Turchia, il cui sogno di ricostituzione dell'impero ottomano è
obiettivamente alternativo al progetto israelo-statunitense.
In questo senso, salvo sconvolgimenti interni per ora non pensabili, Ankara
darà presto inizio al gioco delle nuove alleanze.
Bisognerà stare molto attenti a non privilegiare le alleanze interstatali
pagate sempre dai popoli in lotta.
Ossia, per dirla terra a terra, non sempre i nemici dei nemici sono amici e
non basta l'antimperialismo ma sarà sempre più evidente la necessità
dell'anticapitalismo.
• l'Iran, che per quanto sia molto indebolito dopo il crollo degli
hezbollah libanesi e quello presumibile a breve degli houti yemeniti, resta una
potenza media in grado se non altro di rendere difficoltoso il piano della
grande Israele.
• infine, per quanto oggi sembri non realistico, penso che bisogna fare
affidamento sulle forse democratiche ancora vive in Israele. La semplice
lettura di Haaretz, mi fa pensare ad una sinistra lucida e coraggiosa, che
sarebbe delittuoso trascurare.
10) in questo contesto il destino probabile della NATO e, conseguentemente,
della UE, è la subordinazione totale.
La richiesta perentoria, destinare il 5% del PIL di ogni Paese alla difesa,
è l'inizio dello smantellamento definitivo e accelerato dello Stato sociale
europeo.
Vista da Washington, l'alternativa è il sostanziale abbandono che
probabilmente porterebbe alla divisione della UE stessa. Sarebbe una iattura ma
sarebbe anche un destino non raro per chi ha colpevolmente rinunciato
alla propria autonomia.
La desertificazione produttiva dell'Europa conseguente alla guerra in
Ucraina e la crisi industriale della Germania e della Italia saranno coronate
con la politica dei dazi industriali minacciati dal bullo.
In questo senso, la UE sarebbe l'anatra dello sposalizio tra i poli
emergenti.
Penso che bisognerebbe fare un pensierino alla necessità di agganciare il
continente alla Russia, ma con queste classi dirigenti è un,'idea fuori da ogni
logica.
11) Rimangono aperti diversi problemi fondamentali, ma non per il
bulloterapeuta che finora non ne ha dato indicazioni.
• Il primo è l'Africa.
Gli USA potrebbero subentrare alla Francia ormai quasi completamente
fuori dai giochi che contano, e allargarsi ulteriormente tramite una ipotesi di
amministrazione coloniale congiunta con la Cina, ipotesi esclusa invece nelle
Americhe.
Da considerare che l'Africa è piena di risorse... e di africani. Se le
tendenze sul cambiamento climatico si confermano, una parte del continente
diventerà inabitabile e gli attuali omicidi di massa - Sudan, Congo, Somalia -
non basteranno per "temperare" l'emigrazione.
• Il secondo è l'Asia orientale, dove lo scoglio immediato è rappresentato
da Taiwan e dai semiconduttori.
Stante l'importanza dei semiconduttori o avremo una guerra, non so quanto
localizzata, o gli USA e la Cina si spartiranno la tecnologia (e i taiwanesi
sopravvissuti).
• Il terzo è la penisola arabica e l'Iran.
La prima ipotesi è collocarli sotto la sfera d'influenza della grande
Israele, allargando i Patti di Abramo del primo Trump.
Anche in questo caso, ammesso il probabile ma non certo crollo dell'Iran,
oltre ai popoli in ribellione bisognerà fare i conti con la Turchia.
In questo contesto la sola denuncia della politica di spartizione della
Siria equivale alle lagne per i detti di Jovanotti sul povero Mozart. Sono
considerazioni sacrosante ma aliene alle dimensioni della posta in gioco.
12) Penso, non è consolazione, che l'ipotesi della guerra totale sia
piuttosto debole.
Mi pare più probabile un nuovo equilibrio del terrore.
Ovviamente incrociando le dita perché non arrivi il dottor
Stranamore.
13) Ed I popoli? Quali popoli?
Chi, nel circolo trumpiano, ha mai detto che gli indigeni o gli immigrati
siano soggetti di diritto?
Che abbiano qualche diritto oltre a quelli derivati dalla loro
utilità?
E perché lor signori dovrebbero sottoporsi agli azzardi della concorrenza e
del profitto quando possono vivere di rendita come fanno da tempo?
Rendita della finanza, della banca, delle assicurazioni, della terra, dello
spazio, del sole, dell'energia, della distruzione, della sicurezza, dei
naufragi?
La prua dell'impero punta dritto verso il 1778, o forse ancora più
indietro.
Comunque, punta verso quei bei tempi in cui lo zio Tom si accontentava
della sua capanna magari cantando "It's a wonderful world", gli
indigeni erano pacificamente destinati allo sterminio recitando il Padre
nostro, le donne facevano le calze e accudivano i figli del padron senza alzare
la testa canticchiando il motivo di "Abbassa la testa, coglione",
ogni diversità era mal vista e pesantemente punita in nome di qualche Dio, il
mondo era meno largo ma sempre degli altri, sempre dei popoli eletti per grazia
divina e per autonomina, per unzione e per diritto di guerra.
Punta, facendo bang bang, perché gli si lascia impunemente fare.
14) Ciùf, ciùf.
L'astronave è in moto.
Musk ha detto che la destinazione è Marte.
Secondo un sano e irrinunciabile principio internazionalista, Marte è per i
marziani.
Per quelli che non vogliamo traslocare a Marte, resta solo l'idea della
trasformazione complessiva.
È pura autodifesa.
Ed è possibile, perché sempre è stata possibile.
Solo che ora è più urgente.
Perché viviamo immersi nella maggiore trasformazione della storia.
Ciùf, ciùf. E se a Marte spediamo Elon ed i suoi boy?
¡Qué se vayan ellos!, dicevano i vecchi piqueteros argentini.
Che i dei marziani ci perdonino.
R. A. Rivas,
Gennaio 2025
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