Pasolini comunista e antifascista. Un convegno per restituire verità e memoria

 

Pasolini comunista e antifascista. Un convegno per restituire verità e memoria 

di Laura Tussi



Nel cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini, Roma si prepara a ospitare un appuntamento che ha il sapore della restituzione, della verità, della memoria politica. Sabato 6 dicembre, nella sala della Cgil di Via Buonarroti, Rifondazione Comunista e Assur promuovono un incontro che raccoglie studiosi, storici, critici della letteratura, giornalisti, artisti e militanti. Un convegno che, come spiega con forza Maurizio Acerbo, non nasce soltanto per ricordare Pasolini, ma anche per proteggerne l’eredità da tentativi di appropriazione indebita.

Il segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista introduce infatti l’iniziativa con parole nette: “Pasolini è stato per tutta la vita un marxista, un comunista e un antifascista”. Per Acerbo non si tratta di una semplice premessa biografica, ma della condizione imprescindibile per restituire correttamente la figura del poeta. “Dopo avergli dedicato la nostra tessera 2025 lo ricordiamo con un convegno a Roma, con il contributo di studiosi, storici, critici letterari, giornalisti”, spiega, sottolineando il carattere anche politico dell’evento, nato come “controconvegno” dopo quello organizzato da esponenti di Fratelli d’Italia.

Acerbo non utilizza mezzi termini nel denunciare una strategia che definisce ricorrente: “È l’ennesima puntata del tentativo di appropriazione indebita da parte della destra”. Un’operazione che non solo travisa la biografia pasoliniana, ma la capovolge. “Pasolini fu perseguitato per tutta la vita dai fascisti”, ricorda Acerbo, “che probabilmente portano la responsabilità anche della sua morte”. Per questo, aggiunge, “gli eredi di Almirante, i nostalgici di Mussolini, come Mollicone e La Russa, avrebbero dovuto scusarsi e dar conto di questa realtà storica”.

Il segretario di Rifondazione non lascia spazio alle interpretazioni accomodanti: “Pasolini per tutta la vita ha lottato contro il capitalismo e il fascismo, contro il razzismo e il colonialismo, dalla parte delle classi popolari e dei popoli del sud del mondo”. Un posizionamento radicale e limpido, in totale antitesi con una destra che, continua Acerbo, “ha ricostruito una base di massa con le campagne razziste contro gli immigrati e le minoranze, mettendo insieme neoliberismo e pulsioni reazionarie”. Da qui la necessità di un convegno che ribadisca ciò che spesso, soprattutto negli ultimi trent’anni, si è cercato di attenuare o cancellare.

Negli anni Novanta, infatti, è emersa quella che Acerbo definisce una lettura “decaffeinata” di Pasolini, un modo di presentarlo come intellettuale isolato, “eretico”, “corsaro”, distante da ogni appartenenza politica. “Si tende a rimuovere questo aspetto decisivo della sua biografia”, osserva, “sottolineando soltanto l’indipendenza e il controcorrente, ma depoliticizzandolo proprio in quella maniera qualunquistica che Pasolini aveva sempre contrastato”. Una depurazione che, aggiunge Acerbo, ha “lasciato spazio al tentativo della destra di appropriarsene per delegittimare l’antifascismo o per veicolare narrazioni reazionarie”.

Il convegno di sabato vuole dunque restituire Pasolini nella sua interezza, nel suo conflitto, nella sua radicalità. Non soltanto poeta, regista, scrittore, ma figura irriducibilmente politica, capace di un pensiero che ha scrutato le trasformazioni della società italiana con un rigore spesso profetico. Per questo al tavolo degli interventi siedono voci pluralissime: da Paolo Desogus della Sorbona a Fulvio Abbate, da Piero Bevilacqua ad Andrea Cortellessa, fino ai contributi di Angelo d’Orsi, Pietro Folena, Francesca Fornario, Marco Gatto, Giovanni Greco, Paola Guazzo, Laura Marchetti, Maria Grazia Meriggi, Piotta e Simona Zecchi. A coordinare la discussione sarà Elena Mazzoni, co-segretaria della Federazione di Roma.

L’obiettivo è restituire la complessità di un intellettuale che, fino all’ultimo giorno, non smise mai di dichiararsi marxista, antifascista, comunista, e che concepiva il suo lavoro culturale come lotta, come presa di posizione, come disvelamento delle ipocrisie del potere e delle complicità sociali. Un pensiero che oggi, nell’Italia attraversata da nuovi razzismi e da un neoliberismo sempre più aggressivo, conserva una forza politica straordinaria.

Acerbo lo ricorda con lucidità: “Pasolini non è un profeta del qualunquismo, ma un intellettuale che ha sempre gettato tutto se stesso nella polemica pubblica. La sua voce continua a interrogare il presente, a chiedere di prendere posizione, a rifiutare le semplificazioni”.

Ed è proprio da questa voce che, sabato 6 dicembre, prenderà forma una nuova occasione di impegno civile. Un modo per riportare Pasolini dove sempre è stato: nel cuore della lotta culturale, dalla parte degli ultimi, contro ogni forma di fascismo vecchio e nuovo.

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