Giustizia è fatta? Piomba libera tutti! La norma salva managers è fatta

Sui media, da giorni, leggiamo di numerosi fascicoli aperti dalla Magistratura sui dpi non a norma di legge, sulle morti nelle Rsa e negli ospedali, sulle denunce presentate da singli cittadini, sui soldi spesi per inutili opere proprio nei giorni della emergenza.

Tra qualche mese capiremo in quale direzione si sia mossa la Giustizia Italiana, di sicuro, in assenza di una spinta popolare verso la ricerca di giustizia e verità, le decisioni piu' celeri riguardano i procedimenti disciplinari a carico dei lavoratori oggetto di repressione per avere protestato, denunciato la carenza e l'assenza dei dpi nelle loro aziende, per avere infranto i codici etici e comportamentali.

Pe una decina di giorni si è parlato, spesso a sproposito, della eventuale responsabilità dei datori di lavoro in caso di contagi nelle aziende pubbliche e private.

Managers pubblici si sono occultati dietro a datori privati ma tutti si sono mossi nella medesima direzione, ossia evitare non tanto ogni automatismo (che ai sensi del diritto non potrà mai esistere) tra riconoscimento del contagio da parte dell'Inail e responsabilità diretta del datore di lavoro ma ottenere una norma utile anche nell'immediato futuro e al contempo aprire una vera e propria canea mediatica finalizzata a cambiare le regole attuali in materia di salute e sicurezza pubblica e nei luoghi di lavoro.

Tanto rumore per ottenere una norma ad hoc, a tutela delle imprese per responsabilità civili o penali nei casi di riconoscimento di infezioni da Covid-19 per i propri dipendenti.

Il lavoro sotterraneo ha prodotto i suoi effetti e cosi' è arrivato un emendamento al dl “Liquidità”

Ai fini della tutela contro il rischio di contagio da SARS-CoV-2, i datori di lavoro pubblici e privati adempiono all’obbligo di cui all’articolo 2087 del Codice civile mediante l’applicazione delle prescrizioni contenute nel protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali e successive modificazioni e integrazioni, e negli altri protocolli e linee guida di cui all’articolo 1, comma 14, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, nonché mediante l’adozione e il mantenimento delle misure ivi previste. Qualora non trovino applicazione le predette prescrizioni, rilevano le misure contenute nei protocolli o accordi di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

Per chi non lo ricordasse , citiamo testualmente l'art 2087 del Codice civile

L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

E quindi?

Nessuna responsabilità per i datori di lavoro, pubblici o privati che siano, che avranno applicato i protocolli di contrasto al coronavirus, a nessuno poi viene in mente come l'applicazione formale, e spesso non sostanziale, dei protocolli non determini ipso facto regole e prassi realmente efficaci specie laddove si lavora senza distanziamento sociale e ove le sanificazioni e le igienizzazioni risultini incomplete.

E' intanto è arrivata anche la circolare nuova Inail a spiegare come la infezione Covid-19 di origine professionale è legata al principio di “ragionevole probabilità”,  “totalmente avulso da ogni valutazione in ordine alla imputabilità di eventuali comportamenti omissivi in capo al datore di lavoro che possano essere stati causa del contagio”.

E sempre Inail ha ben pensato che nonostante migliaia di contagi nei luoghi di lavoro, non ci saranno conseguenze economiche per le aziende le cui tariffe restano immutate. Insomma chi voleva un sistema di regole per mettere in sicurezza gli impenditori pubblici e privati, salvarli da molte cause civili e penali ha ottenuto il risultato sperato.

Superato lo scoglio potrà partire l'attacco alle regole attuali in materia di salute e sicurezza, nel silenzio assenso dei sindacati complici

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