a proposito di DPCM.......

riveviamo e pubblichiamo

Il costituzionalista D’Albergo : “L’USO DEGLI AUTORITARI ‘DECRETI DI GOVERNO’ – quindi ANCOR PIU I “DPCM-DECRETI PERSONALI DEL ‘CAPO’ DI GOVERNO  -“AZZERANO LE GARANZIE COSITUZIONALI E PARLAMENTARI”.

In nessun punto la Costituzione prevede il ricorso ai DPCM: “l’uso illegale del potere legale” a suo tempo invocato in stile “lumbard” di uno “sbrego” alla Costituzione, oggi è stato è stato e viene attuato dal capo del governo PD e 5 stelle nemici della democrazia sociale parlamentare, già autori del piduista taglio dei Parlamentari e della messa in mora del Parlamento tramite la contrapposizione ad esso – anziché l’integrazione – dei referendum senza più il quorum del 50%.  

Lo “sbrego” e la “muccagine” è tale che ora pensano di trasformare il Parlamento in una “DUMA”: cioè prima di decretare col DPCM l’avvocaticchio di provincia e “piccolo De Gaulle” Conte, pensa di  informare e raccogliere le opinioni del Parlamento (prima di emanare il DPCM), cioè TRASFORMANDOLO IN UN ORGANO COSULTIVO DEL CAPO DI GOVERNO: “peggio il tacon del buso”.  

 “UN GOLPE STRISCIANTE”, “COLPO DI STATO TECNICO E PULITO” E LO “SBREGO ALLA COSTITUZIONE”: sono questi i termini a cui il costituzionalista Salvatore d’Albergo ricorreva, nel primo caso (rispetto al governo Amato), denunciando: il “golpe strisciante” tramite “l’uso degli strumenti autoritari come i decreti governativi che anticipano quella messa fuori gioco del Parlamento che si vuole attuare con le c.d. ‘riforme istituzionali” … ovvero “in nome del popolo si smantella la sovranità popolare e la rappresentanza parlamentare … con cui “per un verso lavoratori-cittadini e popolo sono “centrali” come “oggetti” delle manovre di governo, per l’altro verso si tende ad escluderli ancor più e ad eliminarli dal ruolo di soggetti di partecipazione titolari di poteri di decisione” che esercitano “tramite il Parlamento” (Intervista di d’Albergo al settimanale Il Lavoratore ,13-5-1992, Varese).

Nel secondo caso, “colpo di stato tecnico e pulito, S. d’Albergo lo riferiva  “ALL’USO ILLEGALE DEL POTERE LEGALE QUANDO – riferendosi allo sbrego della Costituzione, invocato da Miglio ed anche a quanto avvenne in Francia – CON “UNA DEROGA CHE CON LA MISITIFICATORIA INDICAZIONE DELLA “TRANSITORIETA” PORTA “A ROMPERE LA COSTITUZIONE PARLAMENTARE … E A CONSEGNARE AL GOVERNO UN POTERE CHE PRIMA MAI POTEVA ESSERCI (d’Albergo, “Come fare alla De Gaulle un colpo di stato tecnico e pulito”, Il Lavoratore, 13-5-94).

E’ evidente che se il costituzionalista bolla con tale e tali motivate e durissime denuncie di violazione e “sbrego” della Costituzione che si verifica già solo con i decreti governativi e quando si esautora il Parlamento, è facile intendere quanto maggiore e più siagrave la fase di smottamento del sistema democratico”(d’Albergo) rappresentato dal ricorso, all’uso e all’abuso continuato dei DPCM: “UN GOLPE TECNICO PULITO E CONTINUATO tramite I DECRETI PERSONALI ESCLUSIVI DEL SOLO CAPO DEL GOVERNO, firmati SOLO da Conte, DPCM che esulano e dalla firme del capo ‘dello stato e dalla approvazione del Parlamento come e ancor più dei decreti legge, eppur già essi duramente denunciati da d’Albergo: DPCM che esulano non solo dalla approvazione ma anche dal solo controllo Parlamentare … tanto più considerato che nella nostra Carta non è previsto mai e in nessun caso lo stato d’emergenza o di eccezione, come ha del resto asserito anche dalla Presidente del Corte Costituzionale, Cartabia.

L'8 settembre istituzionale del regime del “capo di governo” innestato sui DPCM che azzerano le garanzie costituzionali e parlamentari

In questi 20 anni privi di alternative al degrado politico-sociale-culturale e di crisi della democrazia alimentata dalla indomita crisi dell’Europa: tutte crisi volute e imposte con i vincoli di un’Europa volta ad esautorare e ad impedire il recupero della “sovranità democratica”, - ovvero della «sovranità popolare» - e della «sovranità statale», volta a garantire il capitalismo burocratico che incentiva la crisi permanente con continue” bolle” speculative e la “bolla” di sovraproduzione già precedenti al coronavirusa che ora le punge e le fa esplodere … in questi anni abbiamo sempre detto a chi ci interrogava che non c’era speranza ma che la storia certe volte compie accelerazioni impreviste e imprevedibili …, questa, pur se drammatica e terribile ci sembra essere una di quelle accelerazioni della storia con possibili esiti diversi …  Dagli anni 1930 (dopo la crisi del 1929) non è più esistito e non esiste un mercato senza stato, anche il cosiddetto neoliberismo di questi 30 anni è una bufala perché in realtà si è trattato uno statal/liberismo, un liberismo sancito da leggi dello stato che ha abdicato i propri poteri in materia economica a favore degli istituto di credito e delle imprese private e regalate ai privati.                                                                       

L’errore più grande ora sarebbe un piano di interventi e di spesa inteso solo come programma di emergenza mentre è necessario un programma permanente che veda e vada e si prolunghi molto oltre l’emergenza … cioè come è logico e naturale per intraprendere una politica di espansione a lungo termine, intesa ad evitare che ci sia gente costretta a “dormire sotto i ponti o a rubare legna nei boschi” direbbe il filosofo della morale. Un programma che implica mutamente profondi e la sostituzione della produzione per il profitto con la produzione  per l’uso.  Nel contempo è necessario riprendere la teoria della forma stato della nostra Costituzione e applicare la nostra SOVRANITA’ costituzionale, per realizzare un controllo politico e sociale della produzione e dell’economia pubblica e privata indirizzandola ai fini sociali Ma per quanto riguarda noi e tanti altri che l’hanno abbandonata è necessario anche riprendere la teoria marxista dello stato e una politica di controllo dell’economia, in opposizione all’interclassismo neoliberista, tipico del radicalismo fascista degli anni Venti e fatto proprio oggi da tutte le cosiddette “sinistre”.                                                                            

E’ a partire dalla tesi di uno stato solo “regolatore” (che fù del fascismo e che successivamente è stata assunta dalla destra PCI e poi da tutta la c.d. “sinistra”) , che si è pervenuti all’idea che, in tale ambito, la democrazia si risolverebbe solo nella contrapposizione di programmi gestionali tra forze di  “alternanza” (cosi si dicono, con esplicito riconoscimento delle conseguenze politiche del rovesciamento delle proprie posizione teoriche sui problemi dell’organizzazione del potere) di uno stato “nazionalsovranazionale” , nel quale tutte le forze riconoscono il mercato come regolatore di ogni rapporto sia pubblico che privato. 

Indispensabile è il recupero della “sovranità”, “democratica”, “popolare” e “statale”, specialmente alla luce della vicende della fase del coronavirus,  in cui  la cancellazione di fatto delle assemblee elettive sia Regionali che del Parlamento nazionale, sta dando plastica visione di quanto il “federalismo” sia un sistema di rapporti tra vertici decentrati e centrale, con l’assunzione di potere in capo ai presidente delle Regioni e del Consiglio, con forme di decretazione, ancorché atti amministrativi, come i DPCMmentre, proprio quando l’emergenza è tale da inerire o limitare le libertà Costituzionali, anziché atti  amministrativi, quali i Dec.Pres.Cons.Min., serve garantire nel modo più rigoroso il rispetto delle norme di supporto e di deliberazione legislativa, tocca cioè al Parlamento deliberare in merito ad una eventuale emergenza, alle libertà personali,  alla sicurezza e alla salute (la salute bene costituzionale  è altra cosa dalla  sanità assegnata alle Regioni)

  Sicché mentre si chiedeva a molteplici categorie (operatori sanitari, lavoratori dell’agro alimentare, dei servizi essenziali , della farmaceutica, ecc. ecc.) di restare al loro posto in quanto il loro lavoro è essenziale, nel contempo – quasi a dar ragione a coloro che dicono che il parlamento non serve -  i parlamentari abbandonavano il loro posto che è il più essenziale di tutti, e il Parlamento che è il “servizio pubblico” più essenziale di ogni altro rimaneva vacante e sostanzialmente esautorato dalle modalità di decisione assunte dal “capo del governo” che ha dato per giorni e settimane la visione dell’esistenza di una specie di “regime del capo”, (ancora una volta in nome dell’emergenza che da molti anni - anche nel campo economico - funge da giustificazione di atti che nella forma e nel contenuto sono fuori dalla sensibilità e fuori dalla Costituzione) … QUINDI ANCHE E PROPRIO ALLA LUCE DELL’EMERGENZA, URGE IL RECUPERO DI SOVRANITA’ E QUESTA DEVE COMPORTARE ANCHE LA RIVALORIZZAZIONE DEL VALORE DELLA RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE, L’IMPORTANZA  DEL DIBATTITO E DELLA DIALETTICA POLITICA PARLAMENTAREriflessiva di quella sociale, RIVALORIZZANDO il fatto che ALLA COSTITUENTE FURONO RECISAMENTE RESPINTE LE PROPOSTE ULTRAMINORITARIE DI DAR VITA A SISTEMI DI GOVERNO “AUTORITARI”, come quello presidenziale fondato sul potere del “capo di governo” o dello stato e quello di “gabinetto” , con il sistema elettorale uninominale: respingendo quindi la disponibilità a far propria una di queste due versioni istituzionali, tanto più rischiosa e deviante in quanto l’inevitabile ricorso ad un linguaggio “populistico” e vuoto di contenuti porta ad evocare una impostazione interclassista sia nello stato  “nazional/sovranazionale” che anche nell’ambito della sovra nazionalità europeistica.

E’ inseguendo l’Europa che l’Italia ha incrociato il federalismo “interno” nella prospettiva di quello  “esterno”, senza sapere cos’è veramente il “federalismo”, che è essenzialmente  forma istituzionale dei rapporti tra vertici esecutivi di regione e governo e di simbiosi tra il “capo” dell’esecutivo esponente  dell’istituzione centrale o regionale e il “capo” esponente  degli interessi d’impresa. Cosa questa che è stato  persino resa visibile dall’immagine televisiva del capo del governo Conte che, dopo aver annunciato la firma del DPCM il sabato sera, l’indomani, ha operato l’intera domenica in simbiosi col vertice confindustriale per ampliare l’aperture di settori e imprese.  Persino attribuendo ai Prefetti il potere di intervento per mantenere aperte attività produttive non essenziali come l’aeronautico di Varese per la cui apertura è intervenuto il Prefetto.

Nel rapporto federalistico di vertici regionali e centrale con i vertici d’impresa, si trova facilitato o anche sostenuto la piena libertà del mercato, la libertà incontrollata all’impresa, dell’iniziativa privata e del profitto privato, per questo il federalismo è anche  la forma istituzionale più amata  dal grande capitale industriale e finanziario. Per comprendere quanto il “federalismo” sia la forma istituzionale del mercato d’impresa, basti vedere come nella UE il carattere fondante dei rapporti economici sono messi in luce dalle tappe di costruzione dell’”Europa”, una UE che ha avuta e mantiene per suo nucleo di fondo la garanzia della libera concorrenza di mercato, e “solo” come suo “contorno” le norme istituzionali e sulla cittadinanza, che plasticamente sanciscono il carattere derivato del diritto e delle istituzioni dal sistema determinato e determinante dei rapporti di produzione.    Angelo Ruggeri

 


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