Cina ed Ue : il cambio di prospettiva

E' vero cio' che crive Il sole 24 Ore a proposito di Cina e di paesi asiatici, fino a poco tempo fa considerati mete dove esportare i prodotti o dove produrre a basso costo delocalizzando le produzioni.  La Cina è anche questo, il luogo dove delocalizzare previo accordo con le industrie di stato, dove fino a pochi anni fa le normative ambientali e in materia di lavoro erano gestibili a uso tipicamente padronale.

Il capitalismo tedesco ha avuto due intuizioni vincenti negli ultimi 30 anni, la prima quando decise l'annessione dei mercati di alcuni paesi dell'Est europeo, il secondo, in tempi piu' recenti, quando la Germania ha costruito accordi bilaterali con la Cina diventando il primo produttore di automobili.
Sono cambiati nel frattempo gli scenari internazionali, i ruoli e le politiche della Russia e degli Usa, le pressioni verso i paesi dell'Ue perchè non stipulino accordi con la Cina.

E hanno buon gioco anche le retoriche democratiche per le quali gli accordi economici dovrebbero tenere conto del rispetto dei diritti civili e umani quando sappiamo, tutti\e, che in nome dell'economia capitalistica si sono negati questi diritti come dimostrato dalla vendita delle armi a paesi dittatoriali e sanguinari.  Proprio per questa ragione, con la supremazia dell'economia sull'etica e sulla morale, la Cina diventa dirimente come quel patner negoziale con cui stipulare accordi visto che allo stesso tempo tempo rappresenta un concorrente commerciale pericoloso, il giusto compromesso insomma tra i soldi cinesi, la loro tecnologia e gli spazi di mercato che una intesa consentirebbe di guadagnare alle imprese europee.

Per questo cresce l'attesa in vista dell'incontro Cina-Unione europea previsto per il prossimo 9 aprile, con i paesi vicini agli Usa (Polonia, Olanda e Gb) piu' attenti alle problematiche connesse alla sicurezza nazionale (il leit motive di Trump per la sua crociata contro la tecnologia cinese), le nazioni del nord Europa tradizionalmente critiche verso la violazione dei diritti umani e civili, le nazioni invece interessate ai corridoi o in maggiore difficoltà e per questo favorevoli ad un accordo con la Cina per rilanciare infrastrutture e investimenti (e qui ritroviamo la Germania, i paesi dell'Ue meridionale che si affacciano sul Mediterraneo) .

Intanto è bene sapere che ben 13 paesi europei hanno già sottoscritto accordi con la Cina che ha acquistato azioni rilevanti in tante società portoghesi o greche, ha siglato accordi con Malta o per la realizzazione di un mega tunnel marittimo per collegare Estonia e Finlandia,  senza dimenticare gli accordi in ambito nuclerare tra Cina  e Francia.

La Cina rappresenta quindi un pericolo per la proprietà e il controllo nazionale di numerose aziende strategiche europee ma anche la occasione da non farsi sfuggire per aprire nuovi mercati e non subire lo  strapotere asiatico in ambito tecnologico e infrastrutturale, anzi dietro alla Cina si possono aprire anche nuovi affari in Africa e in Asia che certo aiuterebbero non poco la fragile economia europea.

Per questa ragione, la Ue prova a smarcarsi dall'alleato Usa per non ritrovarsi a subire le conseguenze della politica di Trump e per tornare a giocare un ruolo importante nello scacchiere mondale, ecco la ragione per la quale gli accordi con la Cina sono cosi' importanti.

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