Cosa vogliono gli industriali a proposito della Via della Seta

Il Sole 24 ore di Venerdi' 15 Marzo ha pubblicato una intervista al Presidente del Porto di Trieste che aiuta a capire quali siano i reali interessi economici agitati dalla Via della Seta. Lasciamo perdere le dichiarazioni ipocrite e fuorvianti di tanti politici, abili nello spendere parole a uso mediatico,  giocolieri sempre pronti a nascondere le carte sul tavolo nascondendosi dietro a stereotipi e luoghi comuni secondo i quali opporsi alla Cina sarebbe la soluzione per salvaguardare gli interessi nazionali ed europei.

La realtà, se letta senza manipolazioni, dice invece l'esatto contrario. Proviamo a capirlo commentando questa intervista che non possiamo riportare integralmente perchè protetta dai diritti d'autore che ne impediscono la riproduzione.

Parliamo di uno dei porti piu' grandi del paese, Trieste da cui partono corridoi destinati all'est Europeo.  Esiste una compagnia di proprietà dello stato cinese, la China communications construction company (Cccc) , interessata ai progetti logistici non solo in Italia ma in Slovacchia e in Cina, pronta a far entrare nell'affare anche il Porto di Trieste.

Esiste da tempo il progetto Trihub che si occupa di infrastrutture e rientra nella lista di progetti sui quali l'accordo tra Italia e Cina sta prendendo corpo. Ma attenzione non parliamo di intese bilaterali visto che questi accordi sono stati costruiti a Bruxelles con il convolgimento diretto della Ue. In un colpo solo scopriamo che la Via della Seta è battuta non solo dalla Germania ma dalla Ue e rappresenta un colossale giro di affari dai quali dipende forse la sopravvivenza della Stessa Europa schiacciata tra Trump e Putin.

Che cosa propone il manager alla Cina? Leggiamo testualmente: noi proponiamo a Cccc, che è l’interlocutore ed il braccio operativo del Governo cinese, di fare un accordo strategico sul progetto Trihub, che ha passato il vaglio nelle relazioni istituzionali tra Ue e Cina; tenendo presente che, siccome si parla di infrastrutture ferroviarie, nel 70% dei casi è Rfi il soggetto di riferimento del piano da portare avanti. Inoltre, dei 200 milioni che afferiscono al progetto, 160 sono già finanziati.

Un accordo già esiste e in questo grande processo di riorganizzazione infrastrutturale si ritrovano le industrie nazionali ed europee, si guarda non solo al Bel Paese ma anche all'est Europa, alla Slovacchia che poi rappresenta per Trieste un mercato da privilegiare per proiettarsi verso l'est Europeo e prendersi aree di mercato russe. 

Capitali cinesi, patnership, il business delle reti infrastrutturali passa da un compromesso: alla Cina consentiamo di accedere al mercato italiano e in cambio, con i soldi e la tecnologia cinese, ci allarga ad altri paesi europei e si sviluppano interventi in Asia, Cina inclusa, dove il made in Italy è molto apprezzato .

Il tutto secondo le direttive comunitarie e con il convolgimento della Ue


A conferma di quanto appena detto la dichiarazione di intenti dell'intervistato secondo il quale la rete di infrastrutture è fondamentale per rilanciare il settore immobiliare e delle costruzioni e conclude asserendo:  se queste piattaforme possono essere utili, ad esempio, per l’esportazione dei nostri prodotti, avere un piede là dentro può essere interessante.

Ecco spiegata in poche battute la posizione del capitalismo italiano ed europeo rispetto alla Via della Seta

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