Intervento degli studenti di Sinistra Per al presidio dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell'università

 Ciao compagnə, grazie dell’invito e grazie dell’ennesima piazza che state organizzando in questo momento storico. Riteniamo fondamentale come rappresentanza studentesca in questa città la convergenza di tutta la galassia antifascista contro quanto sta accadendo. 



Non è più un segreto di pulcinella che il nostro paese ha promesso la partecipazione alle guerre per procura degli Stati Uniti, alla fine facciamo quello che è dovuto ai paesi membri della Nato: mantenere i rapporti di forza instauratosi dagli inizi degli anni ’90 nel pianeta. Non sono state importanti le guerre nei balcani, Iraq, Afghanistan, Mali, Ethiopia, Siria, Yemen e tanti altri per vedere il fallimento della nostra posizione di potenza. 

L’Egemonia è una questione culturale, tentare di forzarla tramite il dominio coatto non porta ad altro che l’odio da parte di tutto il resto del mondo. E ora che i soldi non ci sono più, nemmeno possiamo comprarci la simpatia di cui necessitiamo. Soldati occidentali sono schierati in giro per tutto il mondo. 

Tra questi anche soldati italiani, come il contingente dei Carabinieri della missione UNIFIL in Libano su cui le forze d’occupazione israeliane hanno sparato. Tutto ciò avviene nel mentre a Gaza ogni giorno decine se non centinaia di civili vengono massacrati. Eppure la Resistenza non demorde ed ogni giorno infligge perdite alla coalizione sionista. Il più violento dei nostri alleati rifiuta la sconfitta ed spinge per il compimento di un genocidio. In questo contesto, ciò che risulta chiaro è che il dissenso non è accettabile.

 Mentre l’industria bellica risorge a piena potenza nel silenzio della società tutta, il governo avvia la più forte politica di repressione del dissenso negli ultimi 60 anni. Sembra che al ministero degli interni sia arrivato un nuovo Tambroni, ma più incapace di affrontare le motivazioni politiche della scelta dell’esecutivo. 

Studenti, migranti, dissidenti, sindacalisti e in generale qualsiasi voce che mostri la realtà oltre l’ideologia conservatrice e oltranzista di questa maggioranza e non solo. In una fase di simile serietà tutte le istituzioni festeggiano la storia dell’esercito. 

La storia di bande di criminali che hanno fatto pulizie etniche in Libia, massacrando le popolazioni native. La storia di un esercito invasore dell’ultimo paese non colonizzato in tutto il continente africano. Con tanto che, fortunamente, ci hanno pure battuti. La storia di un esercito pienamento complice delle violazioni disumane avvenute durante la seconda guerra mondiale. 

Che scortava i cittadini ebrei alle stazioni dei treni. Che supervisionava la Riviera di San Sabba a trieste. Esercito che massacrava decine di migliaia di partigiani tra Italia, Spagna e Jugoslavia. Sembra quasi che questo paese dimentichi troppo facilmente. 

O meglio, che ci torni comodo farlo. Come qualsiasi criminale che non vuole pagare, si festeggia sulle piramidi di corpi, invece che pagare per le nostre responsabilità. È in questa situazione che bisogna fare una riflessione seria su quanto desideriamo costruire. Vogliamo solo gridare, cantare e scrivere il nostro dissenso? 

O costruire questa rete di cui siamo partecipi perché sia non solo un muro di dissenso ma un vero e proprio movimento che metta in crisi il governo e lo stato attraverso cui agisce quotidianamente? Il dottor Ibrahim Shaweshi È una guerra di annichilimento ed è una disgrazia vedere come la combattiamo divisi. 

O cominciamo ad insorgere assieme, o verremo colpiti individualmente. Perciò vi lascio con questa domanda: siete disposti a mettere da parte l’orgoglio? Se la vostra risposta è no, finiremo a discutere ad una cella di distanza

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