Pace, giustizia e istituzioni solide
Agenda Onu 2030: gli obiettivi del terzo
millennio
Pace, giustizia
e istituzioni solide
di LAURA TUSSI
L’Agenda Onu per conservare un mondo
come luogo vivibile e cercare di migliorarlo.
Sviluppare, ripensare e elaborare pratiche volte a sostenere un modello più
sostenibile per nostra madre terra risulta attualmente sempre più necessario.
Un mezzo è stato dato: Agenda ONU 2030 che si sviluppa in 17 obiettivi
fondamentali e che costituisce un punto di partenza affinché ognuno di noi si
attivi a livello globale per una società più giusta, equa, sostenibile e
fondamentalmente priva di guerre e di ingiustizie.
I primi quindici obiettivi di sviluppo contemplati da Agenda Onu 2030 sono
tematici come gli oceani, la terra, l’acqua, le malattie, il lavoro, l’energia.
Gli ultimi due obiettivi, e soprattutto quello sulla pace, ci parlano anche
di giustizia e istituzioni solide.
E non è un caso. Perché tutti gli obiettivi che ci impegnano per salvare il
pianeta, non possono essere realizzati se non sussistono questi tre concetti
chiave: pace, giustizia e istituzioni, tra di loro molto collegati.
I vari sottoobiettivi trattano di ridurre le forme di violenza, di
eliminare l’abuso, lo sfruttamento, la tortura contro i bambini. Si parla di
accesso alla giustizia per tutti. E quello che per noi è scontato non è
scontato in molte altre parti del mondo. Per fare questo, occorrono istituzioni
efficaci, istituzioni solide, che possono guidare un governo in un equilibrio
di armonia e pace. Si parla di coinvolgere i paesi in via di sviluppo; si parla
di rinforzare la cooperazione internazionale, di promuovere e far rispettare le
leggi e la politica. Questo è il quadro in cui tutti gli obiettivi dell’Agenda
ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile si devono muovere, a pena di non riuscire
a realizzarsi e avvicinarsi.
L’obiettivo pace è promuovere società pacifiche e nonviolente per risolvere
le povertà, l’origine delle migrazioni e delle guerre dove i futuri scenari di
conflitto saranno per il dominio dell’acqua.
Il significato di pace, senza scadere
nella retorica, lo declina saggiamente Norberto Bobbio, il quale sosteneva che
la parola pace è sempre in una posizione ancillare rispetto al concetto di
guerra. La parola pace è sempre in contrapposizione alla parola guerra. Quando
parliamo di pace ci soffermiamo sempre molto sul suo contrario. Quindi
l’etimologia di pace deriva dal verbo latino pacere e significa accordarsi, da cui pactum,
accordo, patto. In questo obiettivo di Agenda ONU 2030 per lo sviluppo
sostenibile sussistono indizi che ci consentono di pensare che si può parlare
di pace senza ricorrere alla guerra.
Il termine guerra non appare mai nella declaratoria dell’obiettivo Pace e
nemmeno nei dieci sottoobiettivi. I due aggettivi che definiscono la società in
pace non rinviano necessariamente alla guerra. I due aggettivi sono le società
‘inclusive’, le istituzioni inclusive che richiamano a società aperte e
cooperanti. E l’altro aggettivo è ‘pacifico’ che non significa solo senza
guerra, richiamando Norberto Bobbio.
Cosa significa tutto questo? Per chiarire occorre partire dal concetto di
conflitto, che fin dall’antichità e da sempre è stato considerato un elemento
ineliminabile nei rapporti umani. Il conflitto non sarebbe in contrapposizione
alla pace. Il vero problema risiede nella risoluzione del conflitto che può
essere violenta o pacifica. La risoluzione violenta: di cui l’espressione più
alta e peggiore è la guerra.
Insomma la chiave per la costruzione di una società pacifica si
risolverebbe nell’individuazione del mezzo con cui risolvere i conflitti e
allora riflettere sulla pace partendo dalla pace, significa convincersi che si
devono praticare soluzioni nonviolente dei conflitti. E qui cade il riferimento
alla giustizia. Non una giustizia armata - anche la guerra è stata definita
spesso una sorta di giustizia - bensì una giustizia trasparente, garantita a
tutti, come recita l’obiettivo di Agenda Onu 2030, ossia ‘inclusiva’, cioè che
utilizzi mezzi e procedimenti nonviolenti e tra questi il diritto è compreso.
Bobbio non a caso parlava di pacifismo giuridico. Ma potrei anche richiamare
gli arbitrati, le conciliazioni, le mediazioni e risoluzioni a livello
internazionale: tutti strumenti pacifici e nonviolenti per risolvere i
conflitti. Occorre essere consapevoli che nella soluzione dei conflitti, quasi
mai il torto e la ragione sono tutti da una stessa parte o dall’altra. Dobbiamo
sapere che esistono più soluzioni e che tra queste alcune tengono presenti e
cercano di combinare le ragioni di entrambe le parti. E sono proprio queste che
vanno praticate, per non lasciare sul terreno un vinto o un vincitore.
Fondamentale il contributo delle Nazioni Unite alla costituzione a livello
mondiale del diritto alla pace e alla giustizia che dal dopoguerra ha visto
ancora un susseguirsi di eventi bellici e sanguinosi.
Le Nazioni Unite, anche se troppo ostacolate da interessi economici di
nazioni e potenze, sono comunque riuscite con molti limiti a realizzare grandi
momenti di giustizia e di pace come il trattato ONU per il disarmo nucleare
universale varato a palazzo di vetro a New York nel 2017 che ha portato per la
prima volta l’umanità a munirsi di un mezzo giuridico che dichiari criminale il
possesso di ordigni nucleari anche al fine della sola deterrenza.
Sviluppare questi punti e obiettivi per il Terzo Millennio può essere
l’inizio di un grande riscatto e sussulto di dignità per l’umanità intera.
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