Guerra e capitalismo vanno d’accordo. Solo il Socialismo ci può salvare. Il libro di Giorgio Cremaschi
Guerra e capitalismo vanno d’accordo. Solo il Socialismo ci può salvare. Il libro di Giorgio Cremaschi ci indica una prospettiva credibile. Recensione di Laura Tussi
Quando penso all’enormità del potere economico concentrato nelle mani di pochi, mi tornano alla mente i numeri folli che scorrono nelle cronache: mille miliardi di dollari che azionisti di colossi globali continuano a riversare nelle casse di figure come Elon Musk, una cifra che per noi è quasi inconcepibile e che equivale a ciò che faticano a mettere insieme tre o quattro miliardi di persone tra le più povere del pianeta. Un solo capitalista che vale quanto metà dell’umanità più fragile. Nella storia umana ci sono state ingiustizie enormi, certo, forse ai tempi dei faraoni, ma l’abisso contemporaneo è unico, senza precedenti. L’orrore del capitalismo di oggi è l’orrore dell’ingiustizia strutturale, l’orrore della guerra e dell’economia di guerra, del riarmo e della prepotenza con cui si spendono soldi per uccidere invece che per costruire case, scuole, ospedali, tutele ambientali. È l’orrore del genocidio che una “democrazia occidentale” come Israele continua a compiere, mentre altre democrazie occidentali, sempre più degenerate, si illudono di difendere la propria potenza mentre in realtà affondano in un declino morale e civile evidente. Il capitalismo ci sta precipitando nella barbarie.
E mentre ci trascina verso il basso, aumenta di continuo l’asticella dell’orrore, cercando di renderci assuefatti, di farci accettare evidenze sempre più mostruose come se fossero inevitabili. Ma non si può più accettare. Serve un’alternativa, e l’alternativa è il socialismo. Quel socialismo che significa dire no alla guerra e alle armi, pretendere un controllo pubblico dell’economia, combattere le disuguaglianze e redistribuire la ricchezza. Significa rifiutare il colonialismo, il razzismo, il sessismo, il patriarcato. Significa cambiare radicalmente il nostro rapporto con la natura, smetterla di distruggere l’ambiente e immaginare finalmente un mondo che viva in armonia con ciò che lo sostiene. Questo è il socialismo: la sola alternativa possibile.
Rosa Luxemburg, dal carcere tedesco in cui era rinchiusa perché contro la guerra, scriveva “socialismo o barbarie”. E quella frase è oggi più vera che mai. È un monito che attraversa il tempo, lo stesso monito che risuona nella voce di Vittorio Arrigoni, il grande attivista assassinato a Gaza nel 2011, quando ci chiedeva di “restare umani”. È la stessa richiesta, lo stesso imperativo morale: scegliere un mondo umano contro la barbarie del profitto e della guerra.
Oggi il capitalismo neoliberale si radicalizza a destra, spinge verso il riarmo, verso conflitti sempre più frequenti, verso la distruzione ambientale. Eppure, per quanto tenti di cancellare le testimonianze della storia, non può nascondere la verità: liberali e fascisti si contendono rabbiosamente il governo di un sistema occidentale in profonda crisi, un sistema che, come scrive Cremaschi in uno dei suoi libri più lucidi, non è più neppure un capitalismo democratico ma un vero e proprio “liberalfascismo”, un ibrido di potere economico e autoritarismo politico, una degenerazione che svuota la democrazia e trasforma l’Occidente in un regime economico-militare senza più scrupoli.
In questo contesto, il mondo vive un’apocalisse climatica che sconvolge gli equilibri della natura. L’escalation nucleare torna a essere una minaccia concreta. Lo sterminio del popolo palestinese diventa parte di un’oscena normalità politica in cui i governi osservano senza muovere un dito. È l’immagine stessa della crisi globale: guerre che si espandono, risorse che si esauriscono, la natura che si ribella, l’umanità che viene sacrificata sull’altare del profitto. Tutto questo è la conseguenza diretta della restaurazione capitalista iniziata più di cinquant’anni fa, e simbolicamente esplosa con l’assassinio di Salvador Allende in Cile: un punto di rottura da cui il neoliberismo ha iniziato la sua lunga avanzata distruttiva.
Ed è proprio dentro questa crisi che rinasce la necessità del socialismo, non come nostalgia, ma come unica via percorribile. Solo rovesciando il sistema capitalistico e neoliberista, solo riprendendo il percorso mondiale delle idee e degli ideali socialisti, l’umanità e il pianeta possono salvarsi dalla catastrofe climatica e dall’ecatombe nucleare. Solo il socialismo ci può salvare. E lo può fare proprio perché è un progetto collettivo, umano, concreto, radicato nella dignità e nella solidarietà. Cremaschi lo afferma sempre: senza un’alternativa di sistema, tutto il resto sono illusioni.
Per questo la sua figura è così centrale, così eroica nel panorama attuale. Cremaschi non è un teorico isolato: è un sindacalista che ha lottato per decenni dentro i luoghi di lavoro, è un attivista che non rinuncia mai alla piazza, è una voce che non teme di esporsi quando la retorica dominante prova a schiacciare chiunque dissenta. È un uomo che denuncia la guerra, l’ipocrisia dell’Occidente, il genocidio in Palestina, la ferocia del neoliberismo, e lo fa senza abbassare la voce, senza cercare compromessi. È scomodo, radicale, necessario.
Questo libro — e questo suo impegno — non sono un esercizio intellettuale, ma un appello urgente. Chi lo legge sente che non si tratta di teoria: è una chiamata al coraggio, alla lucidità, alla consapevolezza che il mondo va cambiato davvero, adesso. O barbarie o socialismo. Non c’è più alternativa.
Commenti
Posta un commento