No ai contratti "bidone"
Aumenti
contrattuali del 6% a fronte di un aumento del costo della vita nel triennio
tra il 2021 e il 2024 di quasi il 18 per cento. Basterebbe questo per bocciare
una intesa contrattuale che ci fa perdere potere di acquisto e in sostanza anche di
contrattazione, aumenti al di sotto del costo della vita, istituti contrattuali
discutibili trionfando gli strumenti del
confronto e della informazione, dentro quella stanca ritualità sindacale che serve
solo a legittimare chi firma questi contratti a perdere.
La
Cub è da sempre convinta che nel Pubblico serva una quattordicesima
mensilità, sia indispensabile per porre fine anche alla farsa dei contratti
decentrati che vedono le Rsu relegate a un ruolo ragionieristico, nella angusta ottica di togliere a
qualcuno per dare ad altri.
Più
soldi alle EQ che continuano a gravare sul fondo della produttività, troppe
materie demandate alla contrattazione decentrata alla quale è affidato il
compito di istituire dei regolamenti ma senza un potere effettivo. Nessuna
autocritica sulla farsa delle progressioni verticali in deroga, il buono pasto
continua a essere fermo a 7 euro, quasi la metà dei buoni mensa nel privato.
Questo
contratto penalizza la forza lavoro, perfino la norma
perequativa per adeguare i salari degli enti locali a quelli dei ministeriali
si è persa per strada perché gli stanziamenti del Governo nella Legge di
Bilancio sono a dir poco irrisori.
I
delegati dei sindacati firmatari di contratto sono complici di questa
situazione, votarli nelle Rsu ha solo legittimato la firma di intese che fanno
perdere potere di acquisto di contrattazione.
Denunciamo
gli accordi che svendono i lavoratori e le lavoratrici degli enti locali
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