Provvedimenti disciplinari vecchi e nuovi

La NUOVA NORMATIVA SUI PROCEDIMENTI DISCIPLINARI NELLA P.A.
(che integra la pre-esistente regolata con il T.U. 165/2001)

In vigore dal 13/7/2016, tre i punti salienti:
  1. ci si riferisce esclusivamente alla “falsa attestazione della presenza in servizio” (i furbetti del cartellino sul piano mediatico);
  2. entro 48ore dall'evento (in flagranza e/o accertato con mezzi audiovisivi) c'è la sospensione cautelare (si ha diritto al solo assegno alimentare)
  3. il dipendente “assenteista” sarà anche denunciato alla Corte dei Conti per danno all'immagine della PA (la sanzione verrà modulata in relazione alla “rilevanza mediatica” del fatto, non potrà comunque essere inferiore a 6 mensilità + interessi e spese procedurali).

Le criticità (eventuali profili di illegittimità con le norme di cui al T.U. 165/2001):
1) Mancanza di contraddittorio
la sospensione cautelare avviene prima che parta il procedimento disciplinare, senza che sia stato preventivamente contestato l'addebito al dipendente né che lo stesso sia stato sentito (con l'assistenza di un rappresentante sindacale o di un avvocato) per poter esercitare il proprio diritto di difesa. Il dipendente viene convocato in contraddittorio dopo 15gg, dall'evento, con eventuale proroga di 5gg.
2) Sanzione indeterminata e non proporzionale all'infrazione contestata
a tutti gli effetti la sospensione cautelare si configura come una sanzione preventiva, inoltre non si intravede la definizione della durata della sospensione tanto da prevederla in 30gg. che sono il tempo entro il quale deve concludersi il procedimento disciplinare.

Alcune riflessioni?
1) La ricerca mediatica e generalista di colpevolezza
rappresenta l’ obiettivo, a prescindere da qualsiasi condizione accertata di violazione e del merito delle sanzioni, che caratterizza l’ agire dell’ attuale classe politica che associa spregiudicatezza verbale e assenza di rispetto verso il personale del nel pubblico impiego. Si vuole trasformare il dipendente in oggetto di un azione rivolta a colpevolizzare tutti\e allo scopo di smantellare il sistema di tutele dei diritti sociali e del lavoro. Insomma i fenomeni corruttivi non si combattono distruggendo i settori pubblici cosi' come si dimentica che le nomine da parte della politica dei dirigenti sono un problema irrisolto che con i decreti Madia sarà acuito.
2) i vertici sempre assenti e innocenti
l’ assoluzione di fatto delle responsabilità di vertice ( dirigenziali e politiche) costituisce in sostanza la vera ipocrisia che caratterizza l’impianto delle modifiche normative. I furbetti del cartellino sono l’ effetto di palesi colpe “ in vigilando” e “in eligendo” di dirigenti e figure apicali, in stragrande maggioranza di nomina della politica, che hanno contribuito a determinare comportamenti irresponsabili e un senso di inutilità in coloro che operano. Tale effetto e le condizioni di “irresponsabilità derivate sono la dimostrazione che l’ intero sistema di performance e di salario accessorio legato alla programmazione di obiettivi, non funziona perché i vertici se non sono in grado di controllare i livelli di partecipazione del personale ( a partire se sono al lavoro o meno), figuriamoci quanta inettitudine dimostrano nel perseguire scelte organizzative e gestionali capaci di coinvolgere, motivare e responsabilizzare chi opera. Inasprire sanzioni a carico della dirigenza ( nominata dalla politica spesso per incarico fiduciale), è solo scaricabarile mediatico, di scarso effetto pratico e da mettere in atto se non si trova un colpevole a più basso livello, in un ottica di autoprotezione quale alibi morale della politica di governo.  
3) la corte dei conti 
Dati alla mano , la Corte dei Conti rappresenta un'arma nelle mani del Governo, prima contro i lavoratori. Ricorderete, prima della approvazione del decreto Salva Roma, dei lavoratori e delle lavoratrici del Comune di Firenze ai quali era stato richiesto di restituire soldi indebitamente erogati nella contrattazione decentrata
Ci sarebbe da riflettere a lungo sul fatto che i dirigenti e gli assessori al personali, i veri gestori del fondo della produttività, siano stati solo in parte investiti dalla Corte dei Conti, anzi la parte politica è stata ritenuta estranea. Ogni giorno assistiamo a richieste di risarcimento esose per piccoli danni economici che hanno già prodotto sanzioni pecuniarie in ambito disciplinare. Non ci risulta invece che gli autori dei grandi disastri, strade in dissesto, grandi opere inutili e dispendiose, spese pazze senza un ritorno di servizi e di miglioramento della qualità della vita per la cittadinanza, siano stati colpiti dalla Magistratura contabile soprattutto perché a nessuno è venuto in mente che il vero danno non è alla immagine della pubblica amministrazione (una immagine opaca da anni sotto la scure della privatizzazione) ma al cittadino, al welfare, ai servizi pubblici e ai beni comuni. Chi in questi anni ha dilapidato i conti degli enti locali in opere inutili, chi ha privatizzato a destra e sinistra solo per abbassare i costi del lavoro, non pagherà mai perché la volontà politica è quella di assolvere le colpe contro i beni pubblici e cercare qualche piccolo capro espiatorio

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