Mancano le competenze? Domandatevi il perchè!
Metà degli italiani avrebbe solo competenze obsolete, inadeguate all'attuale mercato del lavoro, lo scrive il Sole 24 Ore sul suo sito.
Ma è forse colpa dei giovani o di lavoratori e lavoratrici se le loro competenze non sono al passo con i tempi? E poi cosa intendiamo per competenze?
Per competenze si intende sapere fare bene il lavoro o i compiti assegnati, i datori di lavoro, pubblici e privanti indistintamente, dovrebbero garantire adeguata formazione ma investono poco e male da anni.
Da quando poi le Province sono state smembrate anche la formazione professionale è ancora piu' carente del passato, i corsi destinati al lavoro sono ridottissimi.
La stessa scuola dovrebbe formare alunni\e fornendo conoscenze diffuse e non funzionali ad un sapere codificato, da utilizzare nei cicli produttivi con percorsi formativi sommari e affrettati (la formazione ha un costo, si sa, e i costi di solito vengono scaricati sul pubblico).
Altro ragionamento dovremmo fare in merito ai corsi di laurea, alcuni dei quali imposti del capitale privato attraverso anche sovvenzioni di Fondazioni interessate a dirigere percorsi scolastici e universitari verso i desiderata aziendali.
Per Confindustria investire in formazione e competenze significa dettare le linee al sistema scolastico e universitario, risparmiare soldi scaricando costi e oneri al Pubblico.
I giovani vengono assunti con contratti precari, tempo determinato e apprendistato per lo piu' se non con le collaborazioni e le partite iva, di solito si cerca forza lavoro già formata che difficilmente puo' esere reperita senza percorsi formativi permanenti per i quali è mancata la dovuta attenzione.
Solo il 24 per cento, rispetto ad oltre il 50% della media nei paesi Ocse, partecipa in Italia a percorsi formativi ma nulla viene detto sugli stessi che sovente sono a pagamento e nel tempo libero. L'idea che si possa formare lavoratori\trici in tempi retribuiti stride con la ricerca del maggiore profitto possibile dimostrando la scarsa lungimiranza della classe industriale e politica del nostro paese.
I percorsi formativi oggi esistenti sono rivolti a chi già lavora e spesso legati a progressione di carriera, nel Pubblico impiego i livelli medio bassi sono per lo piu' esclusi dai corsi eccezion fatta per quelli obbligati dalla legge.
E i 13 milioni di adulti italiani con bassa scolarizzazione? Fino ad oggi sono stati ignorati rappresentando la formazione un costo, preferibile era delocalizzare produzioni dove piu' contenuto è il costo del lavoro.
Di questo, e di altro, dovrebbe occuparsi il Recovery anche se nulla è stato detto sui soggetti preposti alla formazione, sugli indirizzi e le finalità che dovrebbero essere dettate dallo Stato e dagli Enti locali.
Parlare allora di scarse e inadeguate competenze diventa funzionale ad accaparrarsi del business formativo senza guardare alla sostanza del problema.
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