Una crisi annunciata o un nulla di fatto? Mes o Recovery?
Italia Viva ha ritirato i ministri Bellanova e Bonetti e il sottosegrario Scalfarotto che rappresentavano il partito di Renzi nel Governo Conte, ora si aprono vari scenari tra i quali un possibile rinvio al Parlamento per il voto a favore dell'esecutivo oppure una crisi che potrebbe portare alle dimissione del Presidente del Consiglio e il mandato a una figura alternativa.
Non sono certo gli scenari governativi a interessarci, dovesse arrivare Draghi la situazione sarebbe ancora peggiore con un Premier espressione della finanza e dei poteri economici forti.
L'iniziativa di Renzi ha rotto di fatto un equilibrio fragile, la popolarità del Governo nella seconda ondata pandemica è scesa ai minimi termini, gli attriti all'interno della maggioranza si sono accresciuti giorno dopo giorno, la coalizione è divisa sulla strategia da intraprendere.
Renzi parla di metodo e regole della democrazia, cantieri e Mes come elementi dirimente alla base della uscita dei ministri di Italia viva
Soffermiamoci solo una dichiarazione che da sola fotografa meglio di altre il vero motivo della contesa ricordando che non è certo Renzi a dovere invocare il rispetto di regole democratiche violate nel corso del tempo.
Poche ore fa la Ministra Bellanova ha ripetuto che senza il jobs act l'Italia sarebbe piombata in una crisi irreversibile, Renzi è espressione di quei poteri che hanno costruito la loro fortuna sulle regole dell'austerità, sui precetti del neoliberismo scommettendo sugli onerosi prestiti finanziari che la Ue avrebbe voluto accordare al nostro paese con merci di scambio che potrebbero ipotecare il futuro delle giovani generazioni oberate dal pagamento del debito e sotto il ricatto di condizioni capestro come il definitivo smantellamento di sanità e istruzione pubblica.
Renzi è il guardiano delle regole dell'austerità e dell'abbattimento del debito in realtà spinge perchè questo debito aumenti facendo la fortuna della finanza .
Abbiamo fatto grande battaglia su fondi europei. Ma rimane grande problema: perché non si prende il Mes,
che significherebbe più fondi per la sanità e se siamo in emergenza
servono più soldi per la sanità. E non prenderli per motivi ideologici
è da irresponsabili», questa la dichiarazione rilasciata a Corriere.it
Perchè spingere per il Mes non accontentandosi del Recovery?
Il recovery spinge verso la riforma della Pa,la digitalizzazione, il rinnovamento generazionale,e la nuova organizzazione del lavoro che non sappiamo in cosa possa tradursi se non nella riforma, a perdere, degli ammortizzatori sociali, il ricorso allo smart che fa risparmiare tanti soldi alle imprese e alla Pa.
Sul Piano di Resilenza si è discusso per un mese e sui suoi stessi contenuti sono emerse contraddizioni e contrasti, l'idea che possano arrivare fondi privati oltre a quelli pubblici è avvolta nel mistero e soprattutto sono in gioco miliardi di euro a favore dell'Eni dietro a definizioni oscure e astratte come la cosiddetta economia circolare o la transizione energetica per non parlare poi della ennesima liberalizzazione che regalerà il monopoloio alle imprese private a discapito di una presenza attiva e maggioritaria del pubblico. Ad oggi il Recovery è costruito su dichiarazioni di intenti e progetti privi di obiettivi da perseguire, manca il fine, gli strumenti di controllo e gli atti di indirizzo. Gli incentivi alle imprese sono state oggetto del contendere, in cosa consiste la transizione 4.0 alla quale vogliono destinare 19 miliardi di euro?
E i 28 e passa miliardi di euro all'alta velocità sono la soluzione per rendere moderno ed efficiente un paese nel quale intere regioni hanno ferrovie a binario unico?
Ma i motivi del contendere sono innumerevoli, dalla Riforma dei servizi segreti alla cosiddetta governance del Recovery, e soprattutto il Mes . Per Renzi i prestititi europei sono la condizione necessaria per uscire dalla crisi, non si dice una parola sulle condizioni capestro che verrebbero imposte per accedere a questi fondi Europei e l'esperienza della Grecia con la svendita del paese alle multinazionali e alle banche dovrebbe essere chiara sulle finalità delle politiche di Italia Viva
Per accedere al Mes sono necessarie alcune condizioni, vediamole insieme
- non trovarsi in procedura d’infrazione;
- avere un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
- avere un rapporto debito/PIL sotto il 60%
Ora capiamo bene che se l'Italia cedesse al Mes dovrebbe operare politiche draconiane che porterebbero a migliaia di licenziamenti, a privatizzazioni e alla svendita di quanto resta del patrimonio pubblico, a processi di liberalizzazioni con scenari di miseria e disperazioni sociale peggiori di quelli Greci
Il motivo del contendere è questo, non si tratta di difendere il Governo Conte ma di scegliere se regalare il paese alla Finanza speculativa e alle politiche di asuterità oppure optare per la crescita dell'indebitamento come suggeriscono alcuni economisti "pentiti" che dopo anni di ubricatura liberista giudicano insostenibile perseguire in certe politiche se non distruggendo il tessuto sociale del paese.
L'Italia è comunque in ritardo sui Progetti del Recovery Plan, il piano nazionale di ripresa e resilenza ha notevoli limiti dettati da una governance che non è un atto di indirizzo e di controllo dello Stato a dettare le finalità degli interventi, il 70% del Recovery è comunque destinato agli investimenti pubblici, poco piu' del 20 per cento andrà a incentivi e investimenti privati.
Con il Mes molti piu' soldi potrebbero arrivare ai privati e meno agli investimenti necessari per ammodernare la macchina pubblica, con condizioni capestro dettate alla finanza pubblica e prestiti accompagnati da interventi draconiani derivanti dall'abbattimento del debito.
Questo e non altro è il motivo del contendere con parti del capitale economico e finanziario che utilizzano i partiti per sostenere i loro interessi scaricando sullo stato e sui lavoratori i costi dei processi di ristrutturazione.. E l'arrivo del Mes potrebbe dire la parola fine a ogni intervento pubblico a sostegno del lavoro, del welfare e di politiche atte a contenere \abbattere alcune disuguaglianze.
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