Nucleare: ecco spuntare all'orizzonte decine di siti che faranno da deposito di rifiuti radioattivi

 La stagione antinucleare in Italia è figlia delle lotte condotte negli anni settanta contro le nocività e l'inquinamento, non sarebbe stata possibile la mobilitazione a Montalto di Castro senza gli anni nei quali i movimenti antimperialisti e ambientalisti si contaminarono a vicenda.

Un recente libro di Marco Boato (Arcipelago Verde) ripercorre la storia di anni nei quali le mobilitazioni si moltiplicarono a  difesa della salute e dell'ambiente e videro attivo  parte del movimento operaio e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare.

Da Marghera a Brindisi contro l'inquinamento provocato dalla Montedison fino all'Acna di Cengio contro la quale si coalizzarono abitanti, contadini e ambientalisti per la rinascita della Valle Bormida. I successivi campeggi anti nucleari, le mobilitazioni dopo Cernobyl, negli anni ottanta. ereditarono conoscenze e lotte sociali che avevano fatto conoscere diffusamente la critica ambientalista al modo di produzione inquinante che per altro, dietro a sè, aveva lasciato un elevato numero di morti oltre a tanti disastri ambientali. Ancora oggi esistono decine di siti inquinati che attendono la bonifica, ogni anno le Leggi di Bilancio dimenticano di stanziare i fondi necessari a tale scopo.

 Partiamo da qui per denunciare la individuazione di decine di siti , in territorio italiano, dove collocare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, ben 12 nella pur piccola Basilicata, 14 in Sardegna, 22 nel Lazio, 2 in Toscana e 8 in Piemonte...

E' stata pubblicata una mappa delle centrali atomiche dismesse e dei depositi di rifiuti nucleari, una volta individuati i siti dovrebbe partire la consultazione pubblica ed entro due mesi gli Enti locali possono fornire osservazioni, 120 giorni dopo l'avvio della consultazione pubblica dovrebbe tenersi una sorta di seminario incontro nazionale per poi lasciare al Ministero dello sviluppo economico il compito di redigere la versione finale della cartina dei siti ove saranno collocati i rifiuti radioattivi.

Rifiuti denominati a bassa radioattività, metri cubi derivanti dallo smantellamento dei vecchi impianti che avrebbero dovuto, per i governi di allora, alimentare il sogno delle centrali nucleari e dell'autonomia energetica. L'Italia si prepara ad accogliere i rifiuti radioattivi, anzi a destinarli ad alcuni siti molti dei quali sorgono in aree recentemente risanate o con forte vocazione agricola e turistica. Da qui scaturiscono le prime proteste di cittadini, comitati e anche di alcuni Sindaci, ora di tratta di imparare dalla mobilitazione lucana del 2003 quando la popolazione occupo' le terre ove volevano collocare  il deposito geologico di tutte le scorie nucleari.

Quella mobilitazione, sono trascorsi 18 anni da allora, costrinse il Governo a rinunciare ai suoi propositi, ora di tratta di costruire nel paese una forte e ampia alleanza di realtà e soggetti che dia un respiro di massa e popolare alla opposizione non senza avere approfondito le questioni e senza cadere nell'equivoco di spostare il problema di qualche Km per salvare una area penalizzandone un'altra. Ben venga la partecipazione pubblica e il dialogo sulla collocazione di questi siti ma prima dovremmo porci la domanda se non esistono altri modi e percorsi per risolvere il problema senza mai dimenticare che la lobby nucleare è tutt'altro che morta. 

Non si tratta di mercanteggiare la collocazione dei siti ma di impedire  che la nuclearizzazione e l'inquinamento continuino a farla da padroni.


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