Non sarà un pranzo di gala....

 A margine dell'ultima pubblicazione di Emiliano Brancaccio sono emersi alcuni spunti per una discussione che ci auguriamo sia affrontata proficuamente.

  • le cosiddette forze spontanee del libero mercato si sono dimostrate in tempo di crisi tutt'altro che autonome e capaci di fungere da motore dell'economia. Ovunque si voglia guardare, il ruolo dello Stato, dalla crisi del 2008 a quella pandemica, è stato decisivo e senza il suo intervento (dagli ammortizzatori sociali agli aiuti a fondo perduto alle imprese) l'economia non sarebbe andata avanti. Il principio neoliberista dell'autonomia dei mercati è smentito ancora una volta con il ruolo dello Stato a caricare sul pubblico i costi degli aiuti e delle ristrutturazioni aziendali per mantenere pressochè inalterata la quota dei profitti.
  • l'illusione europeista, incarnata da Romano Prodi, è stata quella di pensare ad un' Europa solidale nella quale ogni paese avrebbe avuto pari dignità, una visione astratta incapace per 20 anni di porre perfino un limite a quella circolazione dei capitali tipica della fase speculativa del capitalismo finanziario da cui scaturisce la stessa crisi
  • Per decenni la disuguaglianza è cresciuta, sono stati attaccati il potere di contrattazione e di acquisto dei salari, le politiche deflattive hanno sancito l'impoverimento dei servizi pubblici con le conseguenze a tutti\e note in presenza della pandemia
  • In 50 anni di neoliberismo le aliquote fiscali sono diminuite , meno entrate per lo stato, maggiore tassazione ai salari medio bassi e grandi vantaggi per i redditi da capitale acuendo le distanze tra i paesi capitalistici del centro Nord Europa e quelli debitori dell'area mediterranea
  • Non esiste alcun equilibrio naturale determinato dal libero mercato, è solo pia illusione pensare che le forze economiche senza intervento statale consentano lo sviluppo dell'occupazione e della produzione, avviene invece l'esatto contrario
  • per affermare la libertà della circolazione delle merci e dei capitali ocorreva limitare le libertà collettive e abbattere i diritti sociali, ridurre il salario diretto e indiretto, avviare processi di ristrutturazione a carico dei lavoratori e del pubblico, cosi' è avvenuto nel silenzio\assenso delle forze di centrosinistra che hanno introiettato i precetti fondanti del neoliberismo diventando i fautori di tutte le riforme  regressive in materia di welfare, pensioni e lavoro
  • l'andamento della produzione e della occupazione è strettamente connessa, invece, con le poltiche del lavoro all'ombra della  libera circolazione dei capitali e delle politiche di austerità\deflattive
  • Tornando all'organizzazione del lavoro si capisce con anni di ritardo che la flessibilità non ha prodotto maggiore occupazione e al contempo ha ridotto il potere di acquisto e di contrattazione acuendo le disguaglianze sociali
  • la crisi ha fatto ricredere anche i capitalisti neoliberisti che  invocano lintervento statale\pubblico a sostegno dell'economia di mercato, l'esatto contrario di quanto avevano teorizzato per anni assoldando nelle proprie fila la terza vita di Blair e a casa nostra il Pd 
  • Oggi si scopre che il tasso di interese inferiore al tasso di crescita dell'economia era tutt'altro che irrealizzabile prefigurando un nuovo intervento pubblico nell'economia per ridurre il peso dei debiti e caricando sui cittadini i costi delle innovazioni\ristrutturazioni come si evince dal dibattito in corso nei paesi europei
  • il rapporto tra produzione e distribuzione del reddito ha bisogno dell'intervento statale inteso non per socializzare le perdite e privatizzare i profitti come accaduto negli ultimi decenni con quote crescenti di ricchezza indirizzato ai capitali a discapito del welfare, dei salari, della sanità e istruzione pubblica. Le inefficienze dell'intervento pubblico per fronteggiare i contagi sono figli di queste politiche appena descritte
  • Da qui la ncessità di rivedere le politiche monetarie in un'ottica opposta a quelle di contenimento del debito e della contrazione dei costi, è il crollo delle politiche anti inflazionistiche dominanti per 30 anni
  • Il controllo dei capitali diventa cosi' dirimente per mantenere piu' basso il tasso di interesse, senza questo intervento statale tutto diventa vano
  • Se il tasso di interesse vuol restare inferiore a quello della crescita occorrono interventi di sostegno alla spesa pubblica, ai salari e al welfare, la deflazione dei salari e dei prezzi va quindi scongiurata perchè accresce i tassi di interesse e alimenta il debito
  • Esce sconfitta la politica dei bassi salari che alla fine diventa ostacolo insormontabile alla stessa crescita economica contrariamente alla vulgata neoliberista
  • lo stesso dibattito sull'alternativa al capitalismo, alla luce degli ultimi eventi, si arricchisce di nuovi elementi da cogliere e valorizzare uscendo da logiche precostituite. La logica interna al capitalismo è quella di creare un mix tra stato e mercato ma la questione di limitare la circolazione dei capitali, il rovesciamento delle politiche del lavoro e delle regole di austerità, la stessa questione fiscale rappresentano punti salienti e decisivi di un equilibrio pressochè impossibile. Da qui a rilanciare una alternativa sistemica il passo è ancora lungo e la strada tutt'altro che libera, Analogo discorso vale per i modelli sociali con il capitale che spinge sempre piu' verso soluzioni autoritarie e securitarie
  • il cambiamento passa dal conflitto, dal protagonismo delle organizzazioni sociali e del lavoro, ovviamente ci troviamo con molte di queste realtà ancora oggi legate al carro della collaborazione tra capitale e lavoro, schiavi di logiche concertative e subalterne che le rendono incapaci di farsi promotrici di istanze e lotte avanzate. La logica del meno peggio e del contenimento dei costi è essa stessa figlia di questa arretratezza conflittuale
  • Dalla crisi attuale è ormai appurato che si possa uscire in due modi: o con il conflitto del lavoro contro il capitale o attraverso soluzioni autoritarie e involutive che alimenteranno le divisioni della forza lavoro spianando la strada alle destre xenofobe e sovraniste. Fare muro contro queste destre nel corso degli anni ha significato accettare le logiche dell'austerità e la cosiddetta sinistra è diventata ancella degli interessi capitalistici, piu' affidabile di una destra conservatrice e populista. E' la storia del centro sinistra e delle alleanze ancora oggi vigenti negli Enti locali salvo poi scoprire che alcuni Governatori regionali spingono piu' delle destre verso ipotesi come l'autonomia differenziata e l'autonomia sanitaria che sono risposte regressive e antitetiche a una visione perfino moderata e riformatrice del ruolo dello Stato.
  • Se non facciamo nostra l'idea che i redditi debbano crescere di pari passo ai capitali, se non rimettiamo mano ai meccanismi fiscali  e al welfare difficilmente potremo uscire da questa situazione se non con la finale debacle dei lavoratori e delle loro organizzazioni sociali e sindacali. Non vediamo altre strade percorribili se non la ripresa di un conflitto accompagnato da obiettivi radicali di cambiamento della realtà oggi esistente. Cio' non significa abdicare a politiche di mera difesa ma per usare un termine calcistico potremmo dire che senza attacco non arrivi ad alcun risultato positivo. Ora si tratta di capire i percorsi necessari a segnare un goal , ossia assestare dei colpi decisivi a quell'impianto statale, politico e progandistico che sorregge il team fino ad oggi dominante, quello del capitale finanziario

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