Per riprendere la lotta contro la repressione e le leggi emergenziali
Abbiamo intervistato gli animatori del presidio pisano contro il 41 bis per parlare con loro di repressione e leggi emergenziali
d perchè un microfono aperto?
Per due ragioni semplici, la prima è che nessuna area politica deve impossessarsi, ammesso che lo voglia e ne sia capace, di un tema sul quale da tempo in pochi lavorano e controcorrente, parliamo di carcere, repressione, leggi emergenziali, 41 bis e istituzioni totali. Sono temi da affrontare in toto e tutti insieme perchè colpiscono o investono indistintamente realtà sindacali e sindacali, movimenti e anche singoli individui,
Per questa ragione abbiamo bisogno del contributo di giuristi, militanti, attivisti sindacali o anti proibizionisti, delegati sindacali e quanti sperimentano sulla loro pelle le istituzioni totali e il loro potere .Dentro le istituzioni totali, siano esse carceri o comunità, gli individui sono presi in consegna e soggetti a svariate privazioni, capita sovente che non si sia più capaci di controllare i nostri corpi e le nostre menti. Su questi argomenti esiste una sterminata bibliografia, recentemente Sensibili alle Foglie ha pubblicato un testo di W Frediani, La contaminazione dei corpi nelle istituzioni totali, che meriterebbe di essere letto e discusso pubblicamente
d la lotta alla repressione patrimonio dei movimenti
Per noi resta dirimente superare le logiche di bandiera attorno a tematiche rilevanti come la repressione, la difesa del potere di acquisto, la lotta alla guerra,, si puo' organizzare presidi e iniziative anche ricorrendo a piattaforme nazionali ma senza avere una reale capacità di dialogo con le realtà che su determinati temi si muovono pur in ordine sparso e con approcci diversi. Anzi capita spesso di avere un approccio parziale e limitante alle questioni. Allora l'idea del microfono aperto nasce dalla urgenza, di riprendere confronto e mobilitazione su questi temi, lo sciopero della fame di Alfredo, per settimane ignorato da tanti\e, rappresenta una occasione importante oltre alla necessità di mantenere viva attorno al suo caso denunciando le preoccupanti condizioni di salute che destano la nostra preoccupazione
d parlate di approcci diversi....
La tendenza diffusa negli ultimi anni è stata quella di parlare della repressione non tout cort ma solo quando colpisce la propria area politica o sociale.
Se oggi esiste consapevolezza sulla violazione dei diritti umani all'interno delle carceri italiane, questa consapevolezza appartiene ancora ad aree ristrette della società, anzi anni di giustizialismo a senso unico hanno alimentato la spirale repressiva giustificando ogni provvedimento che restringe gli spazi di libertà e democrazia. C'è da dire anche altro ossia la diffusa cultura giustizialista degli ultimi contro gli ultimissimi, sono molti i proletari, se non hanno sperimentato sui loro corpi repressione e Istituzioni totali, che credono giusto il 41 bis per combattere la criminalità, una posizione suggerita dai media e da una visione dall'alto di detenzione e carcere.
Ricordiamo le campagne contro l'Opg, contro le morti nelle caserme e nelle carceri, la battaglia per la verità e rendere giustizia a Stefano Cucchi, le denunce sulla condizione disumana dei migranti nelle strutture semi carcerarie dove rinchiudono i clandestini, questi percorsi hanno rotto il muro del silenzio omertoso attorno alle istituzioni totali, ora spetta a noi allargare ulteriormente le maglie di questa rete
d Veniamo ai contenuti della mobilitazione
In Italia non siamo mai usciti dall'emergenza, leggi speciali sono divenute ordinarie, dalla Reale alla Cossiga fino a tutte le norme penitenziarie che dovrebbero essere temporanee ma invece rappresentano un regime carcerario permanente e senza fine. In Italia non si è mai aperta una discussione di massa su amnistia e indulto, sempre nel nostro paese registriamo il garantismo delle elites che poi delle condizioni di vita nelle carceri e dei detenuti si interessano poco o nulla.
Anche i difensori della Costituzione a sinistra vedono solo una parte dei principi della Carta, mai che riprendessero l'art 27 sulla umanità della pena, sui principi di rieducazione e reinserimento sociale che nella ottica borghese dovrebbero partire dalla lotta al sovraffollamento degli istituti di pena per garantire al loro interno condizioni dignitose (mancano centri medici, assistenti sociali, figure formative per il lavoro, le misure alternative alla pena sono ridotte ai minimi termini, innumerevoli reati sono stati penalizzati con anni di detenzione come dimostrano i Pacchetti sicurezza). Il carcere è lo specchio della società, quanto maggiore sarà la barbarie dietro le sbarre tanto più cresceranno fenomeni repressivi, emarginazione sociale ed economica delle classi subalterne fuori dalle sbarre. Ma chi difende la Carta spesso giudica giusti i decreti Sicurezza o li critica solo in alcune parti avvalorandone l'impianto complessivo
d Torniamo su Cospito
La “disposizione finale e transitoria” della Legge 354 del 1975 doveva regolare “la sospensione degli ordinari trattamenti in casi eccezionali, di rivolte o di altri gravi situazioni di emergenza”, ebbene questa disposizione è in sostanza disapplicata e la situazione ì ormai fuori controllo, il 41 bis viene applicato anche a detenuti politici come Cospito a cui contestano quel reato di strage che invece non è stato tirato in ballo per i responsabili delle vere stragi degli ultimi decenni. E Cospito non ha commesso omicidi...
41 bis e il 4 bis sentenziano la morte sociale del detenuto e alla occorrenza vengono utilizzati contro quanti sono ritenuti pericolosi per il potere statale. Da qui la nostra contrarietà. Solo nell’ultimo anno ci sono stati ben 203 morti e 84 suicidi nelle carceri italiane, alcuni detenuti sono già morti, senza clamori mediatici, per sciopero della fame , ben 4 tra il 2009 e il 2020 .Vorremmo chiudere con quanto scriveva un decennio fa la Prette in un libro edito da Sensibili alle Foglie«c’è il carcere per dei “gruppi sociali a rischio”, per figure virtuali, costantemente ridefinite e ridefinibili (un giorno sarà la mafia, un altro la camorra, un altro ancora la ‘ndrangheta, un altro gli anarchici e poi ancora gli zingari, i comunisti, in una serie infinita di corsi e ricorsi della storia). […] [D’altra parte] per il Terzo Reich erano “pericolosi socialmente” i pacifisti, in quanto mettevano in discussione la guerraQueste sono le ragioni per le quali ci siamo mobilitati con un microfono aperto e continueremo a farlo nei prossimi mesi e non solo per Alfredo Cospito visto che il suo sciopero della fame è un atto di accusa rivolto al sistema carcerario, alle Istituzioni totali e alla repressione.
Per saperne di Più
41 bis. Il carcere di cui non si parla
di M. Rita Prette edizioni sensibili alle foglie
- “La contaminazione dei corpi nelle istituzioni sociali” di W. Frediani edizioni Sensisbili alle Foglie
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