SUL LAVORO AGILE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

 In Parlamento stanno discutendo dello Smart Working semplificato con una netta separazione tra dipendenti pubblici e privati. I primi pare che fino al 30 Giugno 2023 possano avere la possibilità di lavoro agile generalizzato per i lavoratori fragili superando quel 31 marzo che fino ad ora era il termine dell'ultima proroga.



Al di là di quanto decideranno con gli emendamenti al Mille Proroghe urge partire dal ccnl delle Funzioni locali ossia dall'art 63 in poi.
Ebbene il lavoro agile viene definito una delle possibili modalità di effettuazione della prestazione lavorativa per processi e attività di lavoro, per i quali sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare con tale modalità .

E sui criteri di adozione si rinvia al confronto con le Rsu e le OOSS da qui la convocazione di tavoli sindacali funzionali alla approvazione di un Regolamento che tolga l'Ente da situazioni pericolose come comportamenti anti sindacali e allo stesso tempo utilizzi il confronto per avere dalla propria parte le rappresentanze della forza lavoro.
 
Qualunque sia il Regolamento  dovrà partire dai dettami contrattuali che individuano nelle modalità agile e nel lavoro da remoto le due tipologie da seguire senza alcuna separazione tra attività smartizzabili e non.
In questi ultimi mesi la stessa nozione di fragile è stata oggetto di interpretazioni discutibili nell'ottica di ridurre ai minimi termini il personale da assegnare alle attività in smart.
 
Per le attività in smart non si indicano luoghi previsi ma solo la verifica della connessione e il rispetto delle normative di sicurezza nelle quali operare nonchè l'accertamento della riservatezza dei dati al fine di evitare incursioni informatiche per la indebita sottrazione degli stessi.
 
In teoria tutto il personale dovrebbe avere uguale diritto di accedere alle attività in smart anche con l'eventuale e momentaneo cambio di profilo in caso di comprovate necessità e non ci sembra che in molti Enti questo sia avvenuto mentre al contempo registriamo interpretazioni parziali, discutibili, spesso arbitrarie , di singoli dirigenti per i quali quasi nessuna prestazione è realizzabile se non in presenza.
 
Gli Enti pubblici hanno avuto 3 anni per adeguarsi allo smart ma ben pochi lo hanno fatto al di là della ignobile propaganda del Governo e della Pa smentita sonoramente dai fatti


 
Sempre il CCNL ,agli articoli 64 e 65 ,precisa i principi che regolano l'accesso al lavoro agile e la necessità della stipula di un accordo individuale con il singolo dipendente.
 
Urge poi constatare che le modalità del lavoro agile prevedono  la esclusione del beneficiario da alcune indennità il che penalizza non poco, sotto il profilo economico chiunque scelga questa modalità lavorativa. E qui entrano in gioco le complicità dei sindacati firmatari del CCNL che hanno fatto ben poco a tutela dei diritti e del salario e si sono adeguati ai voleri aziendali senza quasi mai contrapporsi. Chi invocava lo smart , spesso in termini acritici e senza alcuna lettura analitica del fenomeno, lo ha poi mortificato negli ultimi ccnl.
 
Sempre il ccnl  poi regolamenta il lavoro da remoto sospendendo di fatto l'istituto contrattuale del telelavoro.
 
Fatte queste premesse urge ricordare ai delegati nelle Rsu che il contratto penalizza economicamente la forza lavoro operante in modalità agile  e sovente la Parte pubblica ha operato solo nell'ottica della riduzione del danno senza garantire il rispetto di innumerevoli tutele e lo ha fatto anche grazie ad un CCNL che sposa la linea confindustriale della penalizzazione economica per chi è costretto ad optare per lo smart.
 
CUB PUBBLICO IMPIEGO PISA
 
 

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