Straordinari obbligatori e non pagati, lavoro nei festivi e altro ancora: come la subalternità sindacale ha trasformato il mondo del lavoro
Un lavoratore dipendente su sei fa straordinari senza percepire alcuna retribuzione.
Sia sufficiente questo dato per far comprendere anche ai più recalcitranti osservatori il diffondersi del libero arbitrio datoriale se perfino le prestazioni aggiuntive, richieste e imposte, non vengono retribuite.
Sembra quasi sia un privilegio lavorare e, se superi le ore settimanali previste, non chiedere ulteriore retribuzione perchè trattasi di un dovere etico o semplice riconoscenza verso il datore che ti ha assunto.
Gli straordinari non vengono riconosciuti tali, numerosi contratti prevedono l'obbligo delle prestazioni aggiuntive se richieste dal datore, ormai sono sei lavoratori su dieci a lavorare ben oltre l'orario settimanale.
E le ragioni sono molteplici, picchi di lavoro, stagionali e non, carenza di personale, ordini in eccesso, chi fa lo straordinario un tempo era mosso dal bisogno di accrescere la busta paga, oggi la situazione non è poi tanto diversa ma con la differenza che non siamo in presenza di scelta individuale quanto di un obbligo talvolta contrattuale. Solo 8 lavoratori, o lavoratrici , su 100 sono nelle condizioni di rifiutare lo straordinario senza avere ripercussioni, ritorsioni, licenziamenti o mobbing.
Possiamo anche prendere con beneficio di inventario la indagine INAPP PLUS (Participation, Labour, Unemployment Survey), dubitare sul numero dei casi esaminati e confutare le tesi finali del Rapporto ma la realtà fotografata coincide con la esperienza diretta di chiunque operi nel mondo del lavoro oltre alle tante testimonianze diffuse a mezzo stampa o social.
Se il lavoro straordinario viene introdotto come prestazione aggiuntiva obbligatoria fino a un determinato numero di ore all'interno dei contratti nazionali, se il secondo livello di contrattazione può derogare anche al contratto nazionale è evidente che il sindacato abbia nel tempo rinunciato a chiedere maggiore occupazione e al contempo assecondi la richiesta padronale di servizi aggiuntivi accrescendo la produttività e dilatando i tempi di lavoro.
Il lavoro si fa sempre più precario, le pensioni di domani risulteranno leggere e senza reale potere di acquisto.
Non ci sembra di scoprire l'acqua calda ma di guardare la realtà senza edulcorarla, poi alla base di ogni ulteriore considerazione dovrebbero esserci dei principi basilari e invalicabili che nel corso degli anni sono venuti meno. E derogando a determinati principi si delegittima in partenza ogni azione sindacale coerente e conflittuale.
E al contempo aumenta il lavoro notturno, quello nei giorni festivi (e anche in questo caso i contratti di numerosi settori hanno recepito le richieste datoriali), si rafforza il ricorso al part time involontario (meno paga e minore contribuzione), agli orari spezzati, al multiperiodale che prevede più ore in alcuni periodi dell'anno e meno in altri e permette alle aziende di risparmiare sullo straordinario e sulle assunzioni stagionali.
Parlare allora di bilanciamento sostenibile tra vita di lavoro e vita privata-sociale diventa irrealizzabile se pensiamo che perfino la corresponsione di permessi per motivi personali diventa un lusso in tanti posti di lavoro
Questo è il mondo del lavoro dopo decenni di arrendevolezza sindacale all'insegna degli accordi al ribasso, della concertazione e del senso di responsabilità che ha portato il sindacato a introiettare il punto di vista padronale. E se non saremo capaci, in tempi brevi, di cambiare lo stato delle cose presenti, non è cosi' azzardato pensare a un futuro nel quale i lavoratori rinuncino per principio a rivendicare aumenti salariali e miglioramenti contrattuali. Questi sono i risultati della concertazione:
CS_Rapporto Plus10.02.2023.docx (live.com)
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