Stato di diritto o interessi economici del capitale Ue dietro alla sospensione degli aiuti a Ungheria e Polonia?

 I diritti sociali sono stati la vittima sacrificale della Unione Europea, i diritti  legati al welfare, al lavoro e a una produzione non diretta e finalizzata solo dalla circolazione dei capitali e delle merci.



Quando è stata votata la Risoluzione del Parlamento europeo che equipara nazismo e comunismo era ben chiaro che una merce di scambio era quella di tacere sulla sostanziale negazione del diritto di sciopero in alcuni paesi, primo tra tutti l'Ungheria, con leggi liberticide che hanno fatto comodo alle multinazionali tedesche (e non solo) che hanno delocalizzato numerose produzioni nei paesi Europei, e non solo, dove il costo del lavoro resta decisamente basso.

ll blocco di parte dei fondi di coesione  Ue destinati all’Ungheria sembrerebbe ora mosso da ragioni di diritto ma dietro a questa decisione si celano probabilmente ben altri motivi

La notizia risale a quasi due mesi fa ma con un po' di ritardo è stata ripresa dai media, anzi fin dall'Aprile 2022 la Ue aveva chiesto il congelamento di metà dei fondi destinati all'Ungheria in assenza di certezze sul loro utilizzo e con la garanzia di alcuni criteri di attribuzione

Il sospetto sull'Ungheria era legato alla poca trasparenza e alla estrema debolezza delle norme anticorruzione, nel Novembre scorso era stata mossa una obiezione scritta alla costante violazione dello stato di diritto come riportato dalla stampa (Polonia e Ungheria, l'UE avvia (sottotono) le verifiche sullo Stato di diritto - Eunews), obiezioni mosse per altro anche alla Polonia

Le contestazioni nascevano dalle norme  in materia di immigrazione e dalla negazione dei diritti per le comunità lgbt (strano che non ci sia traccia, a meno di essere smentiti delle norme sull'aborto)

Con il protrarsi della guerra in Ucraina il ruolo di Polonia ed Ungheria è stato determinante non solo per l'accoglienza dei profughi ucraini ma anche per militarizzare i paesi a ridosso della Russia.

Sono soprattutto Olanda e Svezia ad avere chiesto e spinto per introdurre delle norme vincolanti per la erogazione dei fondi europei che in caso di violazione dello stato di diritto viene sospesa.

Silenti o assai defilate altre nazioni che in Polonia e Ungheria hanno interessi economici importanti e in questi anni non hanno mosso un dito ma che ora invece devono accogliere queste istanze per non ritrovarsi due paesi membri nelle mani degli Usa

Tatticismi funzionali all'obiettivo di negoziare condizioni di miglior favore per le imprese europee negli Usa dove la Presidenza Biden sta operando per attrarre imprese europee in cambio di aiuti fiscali e aiuti al rinnovamento tecnologico.

I fondi europei a Polonia e Ungheria sono bloccati perchè a questi paesi la Ue chiede alcune riforme (dalla giustizia al mercato del lavoro per capirci) molte delle quali hanno poco a che vedere con il ripristino dello stato di diritto ma piuttosto con interessi economici, ad esempio la questione immigrazione assume un ruolo importante dopo le richieste di maggiori aiuti di questi due paesi per l'accoglienza dei profughi ucraini.

E sullo sfondo di questa diatriba si muove anche la gestione centralizzata dei fondi europei e la necessità per la Ue che questi fondi finiscano in una certa direzione e non diventino invece l'occasione per spese decise dai Governi nazionali al di fuori di quella spinta alla competitività rispetto all'ingombrante alleato americano

fonti utili

Polonia e Ungheria, l'UE avvia (sottotono) le verifiche sullo Stato di diritto - Eunews

Intesa Ue sullo stop a 6,3 miliardi dei fondi per l'Ungheria (eunews.it)

L'UE raggiunge un accordo con l'Ungheria, riducendo il congelamento dei finanziamenti per far approvare gli aiuti all'Ucraina – POLITICO

Unione europea in difesa dei diritti - Lavoce.info

La Polonia offre di modificare la legge sulla Corte suprema per ottenere fondi UE | Reuters

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