Si allargano le proteste in Francia contro la riforma delle pensioni, il susseguirsi degli scioperi porta nelle piazze milioni di uomini e donne. In Spagna manifestazioni oceaniche per la difesa e il potenziamento della sanità pubblica e in Gb decine di scioperi, assai partecipati, contro le politiche di austerità e il crollo del potere di acquisto. In Italia invece una situazione stagnante nonostante il crollo dei salari e una legge previdenziale che oggi consente di lasciare il lavoro a oltre 67 anni di età. Ma la Riforma Macron ripercorre uno schema, quello del contenimento della spesa sociale e previdenziale, già attuato in Italia con un comportamento sindacale ben diverso da quello francese che vede protagonista invece un fronte compatto e combattivo.
In Francia la proposta Macron prevede l'innalzamento dell' età minima di pensionamento da 62 a 64 anni, inizialmente erano 65 anni, da qui al 2030.
Il sistema pensionistico francese storicamente è stato costruito con ben altri criteri prevedendo differenti età di pensionamento e un sistema di calcolo analogo al vecchio e nostro retributivo.
In Francia non ci sarebbero penalizzazioni per chi andrà in pensione , con 40 anni di contributi, a 65 anni prevedendo anche incentivi finanziari per chi scelga di restare al lavoro pur in possesso dei requisiti per il pensionamento.
In Italia si è aumentata l'età lavorativa in base all'aspettativa di vita, in teoria tra 10 anni si uscità a 68 anni, in Francia hanno preferito aspettare perchè erano consapevoli della forte opposizione di tutti i sindacati e solo oggi si muovono con una riforma che presenta un mix di meccanismi di penalizzazione e incentivi sempre nell'ottica di ridurre il costo a carico della finanza pubblica.
Il progetto Macron entra anche nel merito di ben altre questioni, ad esempio vorrebbe porre fine a tutte le situazioni particolari che favorivano, fino ad oggi, l'anticipo della pensione per alcuni lavori usuranti. I cosiddetti schemi speciali sono nel mirino del Governo francese quando in Italia certe condizioni da decenni non esistono più. Uniformità delle misure in materia previdenziale e fine degli schemi speciali per dipendenti del settore pubblico, delle industrie del gas e dell’elettricità, delle ferrovie dello stato e della Banca nazionale di Francia, riduzione della spesa previdenziale sono gli obiettivi della manovra Macron.
L'Italia ha anticipato di anni la riforma previdenziale francese non trovando opposizione sindacale e sociale capace di fermare i progetti di controriforma, anzi nel nostro paese i sindacati rappresentativi hanno scelto di tacere o di organizzare scioperi simbolici e di brevissima durata dedicandosi invece ai fondi della previdenza integrativa.
Nel 2019 la spesa per pensioni in rapporto al Pil era pari al 14,8 per cento in Francia e al 15,4 per cento in Italia ma le proiezioni andrebbero fatte per i prossimi anni quando i pensionati italiani avranno versamenti calcolati solo con il modello contributivo.
Teniamo conto che la popolazione europea è in progressivo invecchiamento, da qui la necessità dei Governi di rivedere l'impianto previdenziale con una riduzione della spesa e dell'importo complessivo degli assegni. Non è scontato un eventuale processo di revisione, in peggio, delle norme previdenziali se pensiamo che a breve la generazione del baby boomers si avvicinerà all'uscita dal mondo del lavoro. E quindi non è da escludere nei prossimi anni un attacco alle pensioni adducendo la scusa della eccessiva spesa pubblica, stesse motivazioni che hanno portato l'età pensionabile a 67 anni con un calcolo dei contributi che abbasserà progressivamente l'importo dell'assegno
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