Le sanzioni alla Russia rallentano l'economia Toscana. La Regione Toscana piegata sul Pnrr della Ue
Nei suoi documenti programmatici la Regione Toscana sembra quasi scopiazzare il Pnrr della Ue e i suoi obiettivi, nulla di nuovo all'orizzonte rispetto alle politiche intraprese da anni.
Quando si parla di assicurare i servizi sanitari in tutto il territorio regionale non troviamo traccia di una autocritica rispetto alla cancellazione di ospedali e presidi sanitari che ha limitato in tanti territori il diritto alla cura, nessuna parola spesa sulla spesa sanitaria soggetta a tagli e riduzioni di spesa.
Laddove si parla di integrazione tra servizi sociali, sanitari non avviene alcun bilancio o rapporto tra costi e benefici alla base della gestione esternalizzata, o affidata al terzo settore, la fatidica parola integrazione si è rivelata inadeguata ad erogare servizi di qualità e diffusi sui territori oltre a determinare disuguaglianze salariali e contrattuali a seconda dei gestori\appalti e dei ccnl applicati.
Sulle province si prende atto della Legge Del Rio che ne ha stravolto funzioni e ruoli, sulla autonomia differenziata ci si limita ad auspicare un testo in linea con i dettami costituzionali che alla occorrenza vengono piegati ai dettami politici dell''agenda governativa.
La crisi degli ultimi anni ha colpito soprattutto le aree regionali più sviluppate e ricche, abbattuto la loro capacità di crescita alimentando l'impoverimento di distretti industriali in crisi o di province reduci da anni di alta disoccupazione e precarietà.
Il problema irrisolto è quello di intere produzioni che a distanza di 3 anni dalla pandemia non hanno ancora recuperato i livelli produttivi ante covid e trovano oggi crescenti difficoltà sui mercati internazionali a causa dell'embargo alla Russia e della guerra. La Toscana risulta una delle Regioni maggiormente colpite dalla guerra in corso con il blocco delle esportazioni alla Russia e per il mancato arrivo di turisti da quel paese.
Preoccupa il rischio di deindustrializzazione e la perdita del potere di acquisto ma anche la crisi di alcuni settori un tempo nevralgici per l'economia toscana. A preoccupare è la perdita di posti di lavoro nei settori operai e la sostanziale perdita di potere di acquisto di questi ultimi e della piccola borghesia autonoma che rappresentano una parte significativa della popolazione regionale.
Non mancano accenni al cosiddetto fattore umano ma si intravedono poche idee sulla formazione, sul sistema professionale e di riqualificazione e soprattutto non viene espressa una critica costruttiva al sistema del numero chiuso per l'accesso a determinate facoltà universitarie.
Assai debole la parte dedicata all'ambiente laddove la transizione energetica viene ridotta a processi di ristrutturazione industriale, tutta da approfondire la parte dedicata alla mobilità , al potenziamento della alta velocità e del sistema tranviario fiorentino
La crisi delle famiglie è stata tamponata, si fa per dire, dalla crescita del 9% dei fondi destinati dal settore pubblico a loro sostegno, la spesa sociale è tuttavia insufficiente. Ma tanto la povertà relativa quanto quella assoluta crescono in Italia alla stessa velocità di altre Regioni.
Un documento comunque lungo e articolato che meriterebbe una discussione pubblica in ogni territorio perchè il modello di sviluppo regionale prospettato non risulta convincente come le soluzioni prospettate
ALLEGATO_1_ATTO_2022DG001720_CICLO_2 (3).PDF
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