Tempo pessimo per votare
Tempo pessimo per votare
di Tiziano Tussi
"Tempo
pessimo per votare …è da ieri che sta piovendo senza sosta…ma gli
elettori del mio partito non si lasciano certo impressionare …
pochissimi i voti nulli, pochissime le astensioni. Tutte le altre
schede, più del settanta per cento del totale, erano bianche." (José
Saramago, Saggio sulla lucidità, Einaudi, 2004)
Bella intuizione. I giorni scorsi non pioveva ma il risultato è stato simile. Alessandro Volpi, in rete, scrive sull'inutilità di queste elezioni, come oramai, dice, di tutte. I social fanno
da surrogato alle decisioni sociali. La rete sostituisce il minimo
impegno di mettere una croce sulla scheda. Ma evidentemente è a quella
scheda e a quell'aggeggio, il cellulare o il computer collegato in rete,
che ci si rivolge o non ci si rivolge più, per motivi naturalmente
diversi. La scheda si trova ad essere poco attrattiva dato che gli
uomini e le donne che sono lì indicati sono poco attrattivi. Ma questo è
uno dei guai della modernità. Umberto Eco lo aveva già descritto nel
suo saggio Fenomenologia di Mike Buongiorno (1961).
Sempre
vi sono stati fenomeni sociali a livello popolare che hanno carpito
l'attenzione e i sogni delle masse, televisive o, come ora, delle masse
dei decerebrati del cellulare: "Smartphone come la cocaina" L'allarme
del Senato: "I nostri ragazzi si stanno decerebrando" (La Repubblica, 21
dicembre 2022). A firma di Corrado Zunino il quotidiano riprende un
documento della Commissione Istruzione pubblica e Beni culturali del
Senato della Repubblica che analizza l'uso del cellulare da parte dei
giovani. Mette in evidenza danni fisici - miopia, obesità, ipertensione
disturbi muscolo-scheletrici, diabete" e psicologici "dipendenza,
alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia,
insoddisfazione, diminuzione dell'empatia." Ed è certo che se di fronte
alle droghe di massa - sport, TV, cellulari - non vi è alternativa si
scambiano piani di possibilità. Volpi ha ragione ma solo in parte.
Occorre dare attenzione anche al resto della questione. Politici inutili
- basti ascoltare le ragioni dei tre moschettieri/quattro che si
presentano per il ruolo di segretario del PD che tra poco avrà un
risultato definitivo. Frasi vuote e nessuna indicazione di vero lavoro
politico. Fanno veramente venire il latte alle ginocchia. Basta una
battuta di Berlusconi per oscurarli. Banalità ed inutilità svettano
felici.
Ma torniamo alle elezioni. È vero che pochi sono andati a
votare e pochi lo hanno fatto anche nel passato, anche recente,
comunque sempre meno ci vanno. Ma è chiaro che poi, se qualcosa non va
nella mia vita, certo lo posso dire attraverso Tik Tok, Instagram,
Telegram, ma risolvo qualcosa? Forse solo i siti porno me la fanno
risolvere dato che se mi mostro qualcosa riesco ad avere, a livello di
soldi. Ma gli altri mezzi sono insolventi. Non ci guadagno nulla, né un
lavoro (tranne casi sporadici), né soldi, né proprietà (ma quali).
L'unico mezzo è diventare influencer. Ma anche qui non tutti bucano la rete.
Da poco è uscito, anche se in modo veloce un piccolo film, Le voci sole, che tratta appunto di questo tema. Se qualcuno avesse pretese verso il lavoro di influencer il
film racconta bene l'insuccesso che è dietro la porta. Insomma, i
social possono dare un senso di soddisfazione ma questo è inutile per la
nostra vita reale e perciò lo si deve sempre più ripetere. Un'eco è un'eco è un'eco (Piergiorgio Bellocchio, Diario,
1986). Marx lo aveva già individuato quando scrisse della religione.
"La critica della religione porta alla dottrina secondo la quale l'uomo
è, per l'uomo l'essere supremo; dunque, essa perviene all'imperativo
categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo è un essere
degradato, asservito abbandonato e spregevole…" (Critica della Filosofia
del diritto di Hegel. Introduzione - 1842-1843, ma pubblicato solo nel
1927 da Borizovič Rjazanov) Basta sostituire alla religione lo smartphone e la risultante resta uguale.
Quindi
due sostituzioni si incontrano: nuovi strumenti e piatta struttura
delle personalità politiche ora in circolazione. Perciò basta che una di
esse - leggi Meloni - appaia molto corrispondente al senso comune, nel
segno della maggioranza, ed espressiva e con un po' di intelligenza del
mestiere e il gioco torna a suo vantaggio.
Naturalmente occorre
dire anche che ogni partito ha perso voti. Non poteva essere altrimenti
visto il numero limitato dei votanti. Ed allora ognuno, per commentare,
si getta sulle percentuali. Solito vecchio e frusto giochino. Tre voti
si dieci danno il trenta per cento, mentre 3 su venti il 15 e così via.
Più votanti ci sono e più si abbassa la percentuale e logicamente anche
il contrario.
Certo non serve a comporre questa assenza di
decenza politica la presentazione di liste di sinistra che arrivano,
quando va bene, attorno all'1%. Insomma, ben poca speranza anche per le
prossime elezioni.
Ed ora riandare ai motivi di tanto sfacelo si
dovrebbe fare. Ma forse lo si sa già: compreso la scoperta sui
decerebrati giovani. Rimediare sarà difficile.
Ma un'altra
domanda appare spontanea: perché rimediare, perché volere reintrodurre
la razionalità nella nostra vita? In fondo si sta tanto bene così. Chi
sta bene non si lamenta e chi non è in questa situazione sogna di
diventarlo. Gli basta questo? Pare proprio di sì. Se si pensa che in
fondo neppure una guerra sere per avere una reazione, anche spontanea,
per una pace che permetta di vivere, e che gli anarchici stanno
dimostrando per uno di loro, abbiamo un menù di possibilità
impraticabili. Ben poco si può sperare in futuro. Pare che a livello di
massa ci si sia assuefatti ad una cosa che appare cretina: il tempo e la
morte non sono rimborsabili né replicabili. Accadono una sola volta,
qui ed ora.
Riporto un frammento di un insospettabile filosofo neo-parmenideo di Acquanegra, in provincia di Cremona: "Quand te set mort te ghe set mai stat". (Quando sei morto non sei mai esistito)
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