Il Bilancio di un anno di guerra. Quando la guerra diventa un business

Gli analisti internazionali sono concordi nel giudicare le prossime settimane, o pochi mesi, decisivi per l'esito della guerra in Ucraina. 


In occidente sono preoccupati per l'offensiva russa e per questo gli Usa chiedono alla Ue ulteriori sforzi e militari visto che Biden ha già deciso di accrescere, al contrario nostro, la spesa pubblica e il deficit per supportare la economia nazionale e il sostegno alla guerra.

Il Fmi ha chiuso il 2022 con annunci catastrofici, poi sono intervenute le autorità finanziarie e locali per contenere la crescita del gas anche se noi continuiamo a pagarlo 4 volte tanto.

La guerra ha sdoganato il ricorso al nucleare e se ne parla con insistenza  nei paesi occidentali sia in ambito civile che militare, non rappresenta più una minaccia e lo spauracchio per la convivenza civile.

Il modello economico europeo fa acqua, l'avanzo commerciale tedesco a fine 20222 è dimezzato rispetto ad un anno fa. Oggi la Germania è in una posizione di maggiore debolezza che trascina nella crisi l'intera Ue.

L'Europa in un anno e passata da 2 milioni e mezzo di rifugiati a 7 milioni e mezzo e sono stati soprattutto i paesi di Visegrad ad accoglierli da qui l'accondiscendenza verso Ungheria e Polonia da parte della comunità europea.

Ad un anno dalla guerra i mercati risultano disallineati, da mesi ormai non si parla delle quotazioni del gas, se il mercato di Amsterdam è stato ridimensionato i prezzi per gli europei sono ancora assai elevati, il gas Russo viene acquistato da altri paesi a quali lo vende Mosca. E sono proprio le forniture Russe ad avere rallentato la corsa verso l'alto del prezzo del gas.

I fertilizzanti continuano a dipendere dalle forniture russe, ricordiamo quando oltre 30 anni fa l'Occidente si fece  invece pagare con oro le forniture canadese e statunitensi ad una Russia in profonda crisi economica e finanziaria

L'oro è tornato in auge e numerosi paesi da tempo ne stanno acquistando ingenti quantità.

Stanno nascendo mercati regionali e le catene del valore si vanno accorciando, la guerra sta diventando quindi un affare per molti. Con la pandemia si sono ristrette le catene del valore e questa tendenza è stata rafforzata dalla guerra.

La necessità di acquistare beni in aree geografiche più vicine è una necessità per i paesi a capitalismo avanzato, le catene del valore accorciate diventano più costose ma questa è la tendenza odierna dell'economia capitalista. E in questa ottica si registra l'accerchiamento della Cina di cui il nostro blog ha già parlato. Dove passano le armi non passano le merci, la guerra sta ridisegnando i flussi commerciali e i rifornimenti energetici, era questo l'obiettivo degli Usa.

Scatenare un conflitto con la Cina bloccherebbe il flusso dei commerci provenienti da quel paese indebolendo anche la valuta dello juan che sta diventando concorrenziale rispetto a euro e dollaro.

Le risorse impegnate dagli Usa per la guerra, pari a 5 miliardi di dollari, impongono soluzioni e una via di uscita dalla guerra, l'offensiva russa di Primavera rischia di rompere le uova nel paniere di Biden, le prossime settimane saranno piene di sorprese perchè fronteggiare due scenari di guerra, una in Europa e l'altra nell'indo pacifico, non è sostenibile  anche per gli Usa con una parte del paese che chiede di porre fine al conflitto in Ucraina.

 Il fronte occidentale è tutt'altro che unito, dopo un anno di guerra le crepe iniziano a palesarsi, basta volerle vedere come dimostra anche la insofferenza di alcuni paesi per le continue richieste ucraine.

Da qui la ricerca di una via di uscita che poi sarà, come sempre, pagata dalle classi popolari dei paesi interessati.






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