Putin, Erdogan e i giochi attorno all'energia

Nella guerra in corso alcuni stati si stanno prefigurando come il classico ago della bilancia diventando al contempo piccole potenze regionali alle quali saranno concesse opportunità di espansione economica e militare anche in barba ai tanto decantati diritti umani

Il caso della Turchia è emblematico, paese Nato, potenza nel Mediterraneo invischiata nella guerra in Libia, una influenza crescente a discapito di Francia ed Italia. Al contempo nessuno contesta a Erdogan la repressione delle minoranze interne con migliaia di detenuti politici in carceri disumani

La capacità di Erdogan è indubbia e in queste settimane sta giocando su piu' tavoli, ad esempio Putin ha chiesto alla Turchia  di diventare il nuovo hub per le esportazioni di gas russo. La Russia dopo il sabotaggio dei gasdotti vorrebbe utilizzare il Mar Nero come nuovo centro da cui far partire il gas attraverso la Bulgaria, una soluzione alternativa a quella che avrebbe dovuto essere il South Stream che fin dal 2014 venne boicottato da Ue e USA

La proposta di Putin presenta alcune criticità, dalla opposizione sopra menzionata dei paesi Ue e degli Usa alle difficoltà dell'operazione anche in termini economici e tecnici .

Fra l’intenzione di creare un nuovo hub nel Mar Nero, e l’ultima disputa contrattuale con Kiev, viene dunque da chiedersi se il Cremlino si stia preparando a chiudere definitivamente i gasdotti ucraini. A prescindere dalle valutazioni future restano le grandi criticità legate ai consumi nei paesi UE, ad esempio l'Italia e la Germania. 

Il Governo Draghi ha intanto concluso alcuni rapporti commerciali per l'approvigionamento di gas liquido da Algeria ed Azerbaijan che fin da ora sappiamo essere insufficienti. Da qui la campagna per il risparmio energetico che potrebbe portare a sacrifici imposti alle famiglie e alle imprese.

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