Turno notturno: dopo una certa età è meglio evitarlo

 Il Consiglio di Stato ha stabilito che l'esonero dal turno notturno non debba essere una sorta di riconoscimento generalizzato e propende per applicarlo solo in presenza di gravi disabilità di un familiare.  Nella Pubblica amministrazione sono  relativamente pochi i dipendenti, uomini e donne, che effettuano prestazioni notturne, possono essere addetti a musei e della Polizia Locale ma anche Vigili del Fuoco e addetti nel comparto sicurezza, nel privato sono molto più numerosi.

Sono sotto attacco le condizioni che fino ad oggi erano sufficienti per essere esclusi dal notturno, se non basta una disabilità in famiglia (la disabilità deve essere grave per il Consiglio di Stato) ben presto potrebbero non essere sufficienti figli di età inferiore ai 12 anni o avere una età avanzata ed essere prossimi alla pensione.

Sono da tempo documentati alcuni rischi per la salute legati alla irregolarità del ciclo del sonno e alla alimentazione che determinano stress, malattie cardiovascolari o dell'apparato digerente senza dimenticare che il lavoro notturno registra anche una elevata percentuale di infortuni.

Le categorie escluse dal notturno sono le donne in gravidanza, le giovani madri con figli\e in tenera età e quanti riescono a farsi esonerare, per documentati motivi di salute, dal medico del lavoro che tuttavia subisce spesso "pressioni" datoriali. E se il Consiglio di Stato stabilisce che un disabile in famiglia non sia più condizione sufficiente per l'esonero vuol dire che non ci sono più diritti acquisiti e consolidati.  La decisione del Consiglio di stato stabilisce che solo in presenza di una grave disabilità si possa essere esentati dal lavoro notturno e questo elemento di "novità" potrebbe indurre numerosi datori, pubblici e privati, ad adottare criteri assai rigidi.

Il problema per noi non è la natura, lieve o grave che sia, della disabilità in famiglia  ma il principio che porta il Consiglio di Stato a escludere ogni riconoscimento generalizzato per alcune categorie di lavoratori e lavoratrici che fino ad oggi erano di fatto esclusi dal notturno.

E al contempo appare paradossale la disattenzione verso la medicina del lavoro che da sempre mette in guardia da alcuni rischi. Urge allora scongiurare ogni  eventuale, e ulteriore, revisione del Testo unico sulla sicurezza che prevede visite e accertamenti preventivi e periodici per verificare la idoneità della forza lavoro al notturno ( per  lavoro notturno quello in cui il lavoratore svolge la sua mansione per almeno sette ore tra la mezzanotte (24:00) e le cinque del mattino (5:00), pause comprese)



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