Concertone del primo maggio e moderatismo imperante.

 Concertone del primo maggio e moderatismo imperante.

di Tiziano Tussi




Difficile pensare un accostamento come questo proposto nel titolo di questo breve scritto, ma a me pare possa reggere. Qualche giorno fa, dopo avere letto i titoli dei maggiori quotidiani on line – Corriere e Repubblica – mi era venuta la voglia di scrivere contro il moderatismo, spinto anche dal titolo del bel libro di Ludovico Geymonat – Feltrinelli 1978 – Contro il moderatismo, raccolta di interventi dal 1945 al 1976. Un testo fondamentale per capire il senso profondo del moderatismo,
autentica piaga del nostro modo italico di pensare la vita. 

Dato che poi la nostra Rivoluzione francese è stata la Resistenza che ha lasciato nel nostro paese voglia di rivincita della destra mai sopita ne superata e tentativi di ripresa degli anni ’60 e ’70, con contorni di tragedie nazionali e reazioni stragiste tremende. Non è venuto altro
dalla nostra storia recente. Il moderatismo con i partiti che lo hanno sponsorizzato, in primis la Democrazia Cristiana sino a Fratelli d’Italia, ora in versione governativa.

Una piaga estesa, un modo di pensare che non deve mai esagerare, radicalizzarsi, tanto per fare questo lavoro di scavo ci pensano i delinquenti, mafiosi e altro, le gerarchie dei grandi gruppi economici, il Vaticano e la Chiesa, al di là delle buone intenzioni, almeno esposte, di eccezioni pretesche. Questa necessità di non esagerare con la scusa che poi tutto sarebbe o potrebbe diventare controproducente, ha portato nella penisola una spina dorsale di persone che abbozzano, accettano, sopportano. Viene in mente la citazione di Giaime Pintor, nell’ultima lettera scritta al fratello Luigi, prima di saltare in aria su una mina tedesca, un giudizio sul popolo italiano: “ fiacco, profondamente corrotto nella sua storia recente, sempre sul punto di cedere a una viltà o una debolezza... ma esprime fiducia nelle minoranze rivoluzionarie di cui l’Italia dispone e nel fatto che oggi – e siamo in piena Seconda guerra mondiale, 1 dicembre 1943, n.d.r. – sono riaperte agli italiani le possibilità del Risorgimento.”

 Quindi al di là dell’ubriacatura sguaiata di un’intera città per uno scudetto del gioco del pallone – leggi Napoli – potremmo, seguendo Giaime Pintor avere qualche possibilità. A questa fiducia mette una pezza
di depressione il Concertone del 1° maggio a Roma. Una kermesse musicale, con contorni di parole banalissime ed inutili, rivolte ad un pubblico o disinteressato eppure già convinto. Con presentatori altrettanto banali e retorici, e cantanti che sono l’espressione del sottoproletariato in musica, parole, facce anonime e modi di biascicare le parole che fanno il verso al sottoproletariato di una città che vive di
consumo e di attività non produttive ma di divertimento e di facciata – cinema, pubblicità, moda – Il moderatismo lo si vede in queste inutili parole sui diritti negati rivolte al vento che quindi lasciano niente sul terreno della protesta e della presa di posizione politica. Ogni anno si ripete una stanca maschera di un avvenimento che potrebbe avere, come Pintor sottolineava, anche possibilità di contropotere artistico.
 
Esempio: troppi anni fa ad un altro concertone mi ricordo la prima esibizione in Italia dei Radiohead, diventati fenomeno mondiale. Difficile pensare oggi ad una ripetizione, tra i tanti sbavatori di parole assurde in mezzo a mise improbabili ed ai tatuaggi d’obbligo. Insomma, una ripetizione di un cliché che nulla scalfisce a livello di critica al potere. Con una profusione di denari da parte dei sindacati, presi dalle tessere degli iscritti che sono per la maggior parte dei pensionati che nulla capiscono
di quelle rime assurde, masticate dal palco della piazza romana. Forse ci sarebbe un modo per impiegare meglio i soldi del sindacato, un modo proficuo. 

E si capisce anche come il moderatismo abbia portato al potere un governo di destra che può tranquillamente prendere questa manifestazione di falso contro potere come scusante per mettere alla berlina le maschere depotenziate di siffatte pseudo critiche. Pensateci, rivolto ai sindacati, per il prossimo anno, pensateci.

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