Quando la retorica costituzionale serve solo ad occultare i nefasti risultati della complicità sindacale

 Esiste un grande equivoco di fondo e riguarda la Costituzione o meglio quella fastidiosa retorica secondo la quale  i principi della Carta siano stati disattesi mentre oggi potrebbero essere invece il punto di partenza per riconquistare i diritti sociali e del lavoro negati.



 Le parti avanzate della Costituzione sono state disattese e smontate pezzo dopo pezzo, la Carta e il suo ripudio teorico della guerra non ha poi impedito 30 anni di imprese militari sotto l'egida Onu e Nato

E' quindi l'assenza di punti di riferimento, di una diffusa conflittualità nei luoghi di lavoro a suggerire il ritorno passivo alla Costituzione o meglio il rifiuto di leggere quella Carta dentro un contesto storico nel quale ben diversi dagli attuali erano i rapporti di forza.

Con il primo governo di centro sinistra è arrivato l'interinale e a seguire una miriade di forme contrattuali precarie, paradossalmente le controriforme giuslavoriste, come l'aumento dell'età pensionabile, sono avvenuti con Governi sostenuti dal centro sinistra.

Terminati gli anni neo keynesiani è iniziata la lenta e inesorabile crisi del movimento operaio sulla quale si è scritto molto senza prendere atto della irriformabilità dei sindacati rappresentativi.

 Il Governo Meloni non è paladino degli esclusi e dei soggetti sociali deboli, l'articolo 36 della Costituzione è insufficiente a riconquistare potere di acquisto e di contrattazione e una esistenza dignitosa per quanti vivono nell'indigenza e con salari da fame, la precarizzazione del lavoro e delle nostre vite è andata avanti imperterrita nonostante i principi guida della Carta anche perchè quanti erano preposti a difenderla l'hanno svilita e vanificata.

Ma quei principi erano frutto di rapporti di forza e di un compromesso sociale che è entrato in crisi già negli anni settanta . Non da ora l’organizzazione del lavoro subisce modifiche epocali , la perdita del potere di acquisto e la marginalizzazione di aree sociali non può essere impedita dai principi della Carta, asserirlo non significa accodarsi ai detrattori della Costituzione ma tra quanti non nascondono il proprio operato dietro la solita retorica.

Rafforzare i contratti a tempo determinato e precari, reintrodurre il voucher non è in antitesi alla Carta ma il risultato di un processo di ristrutturazione che ha investito lavoro, welfare e società.

Non corrisponde a verità la presunta lentezza del legislatore  nel dare risposte convincenti e durature alle istanze del lavoro, questa lentezza è risultato di scelte politiche decennali finalizzate a favorire i profitti e la precarietà. Se il legislatore non è intervenuto a tutela delle fasce più deboli è perchè ha operato scelte assai diverse come favorire le aziende, i profitti , la speculazione e la moderazione salariale portando avanti la contrazione del potere di contrattazione. E a nessuno venga in mente  di ipotizzare la contrattazione collettiva che allo stato attuale è una sorta di gabbia dentro la quale ritroviamo moderazione salariale, deroghe peggiorative e precarietà 

Chi pensa di investire l'attuale Parlamento per approvare una legge sindacale sulla rappresentanza dovrebbe ricordarsi della composizione di Camera e Senato e delle leggi emanate nei primi mesi del Governo Meloni, rinfrescare la memoria a lor signori è opportuno per affermare come proprio il potere di acquisto e di contrattazione siano i nemici dichiarati di un Esecutivo che si muove in linea con i dettami della Ue.

La eventuale riforma del contratto collettivo nazionale di lavoro rischia di essere l'ennesima sconfitta delle istanze avanzate del movimento operaio, se poi dovessero partire dal Testo unico sulla rappresentanza. valido per il settore privato. andremmo a rafforzare i meccanismi iniqui e vessatori verso le istanze più radicali presenti nella forza lavoro.

Ben venga il reddito minimo ma la sola idea che si possa coniugare con la contrattazione oggi esistente è una autentica contraddizione se pensiamo che sono proprio i ccnl ad avere sancito la perdita di salario degli ultimi 35 anni.

 

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