Gli scritti di Mao dal 1949 al 1957

 Gli scritti di Mao dal 1949 al 1957 per una via al socialismo


Tiziano Tussi





Si trovano sempre utili indicazioni politiche, ma non solo, nelle opere di Mao Zedong. Il volume che commentiamo, prendendone in visone alcune parti è il Quinto, intitolato Rivoluzione e Costruzione, scritti dal 1949 al 1957. Di queste settecento pagine, e oltre, ne commentiamo solo alcune, con attenzione, per ovvie ragioni. Vi sono punti ricorrenti in tutti i discorsi e ripetizioni di principi e intenti. Tutti hanno un chiaro senso pedagogico e la politica che ne esce è di un leader avveduto e cosciente del grande passo che la Cina comunista ha potuto compiere con la vittoria su Chiang Kai-shek, qui con il nome cinese di Jiang Jeishi. Così come appaiono altri nomi con la doppia indicazione. Entriamo in argomento.

Nelle prime pagine vi è l'indicazione, dopo avere liberato la Cina continentale ed avere fondato la Repubblica Popolare Cinese, nell'ottobre 1949, il primo del mese, che il compito militare ancora da fare è quello di liberare il Tibet (Xizang) e Taiwan. Come si può capire due compiti significativi della politica successiva della Cina comunista. Questo ad indicare come le due zone siano di particolare importanza per la nuova repubblica popolare. Il Tibet, oggetto di supporto internazionale da parte di diverse sponde politiche e culturali come dal mondo dello spettacolo, e Taiwan come pedina di scambio con la posizione anticinese da parte degli USA. Ma, al momento di questo particolare intervento (6 giugno 1950), tutto poteva apparire molto più lontano dei passi successivi verso i due luoghi.

Mao lamenta ancora presenza di banditi al soldo di Chiang Kai-shek, per cercare di demoralizzare il nuovo potere che è il risultato vittorioso dei comunisti su centinaia di migliaia di soldati avversari messi fuori gioco. (p. 21) Ma evidentemente il paese pullulava di spie e doppio giochisti. Ancora: vi era differenza di controllo tra zone liberate di recente e zone di più vecchio controllo comunista. Insomma, ancora un ribollire di problemi militari che non permettevano un tranquillo uso del potere centrale. Di questo fanno fede le raccomandazioni del discorso che stiamo seguendo verso il controllo e l'organizzazione razionale della produzione e del commercio nella ricerca dell'armonia tra settore pubblico e privato, che ovviamente esisteva ancora e che esiste ancora oggi.

"Alcuni ritengono che si possa rapidamente eliminare il capitalismo e realizzare il socialismo, ma questo modo di pensare è errato e non corrisponde alla situazione del nostro paese." (p. 24) Ogni riga ci riporta al giorno d'oggi, ma detta nel 1950 appare ancora più profonda. Lo sforzo della liberazione è stato effettuato ma il paese è ancora infestato da contrasti interni e da compiti verso l'esterno ancora da compiere, da sforzi militari ancora da effettuare, verso Taiwan ed il Tibet. Nonostante questo, è necessario smobilitare, occorre ritornare alla produzione e a cercare di innalzare il livello di vita delle masse contadine e dei lavoratori della città.

Ci sono, in quel periodo, circa 600 milioni di abitanti. Oggi siamo a più del doppio, circa 1 miliardo e 400 milioni. Se già per l'epoca i problemi economici erano enormi, oggi sono ancora più difficili. "La borghesia nazionale in futuro dovrà essere eliminata, ma adesso dobbiamo fare in modo che si unisca a noi, non dobbiamo respingerla." (6 giungo 1950, altro discorso, stesso giorno del precedente, p. 30) Mao propone una tattica attenta alle cose reali "Da una parte dobbiamo lottare con essa e dall'altra unirla a noi." (Ibidem) "In conclusione, "…non dobbiamo attaccare in tutte le direzioni." (p. 30). Un'attenzione figlia dei tempi, ma chiara nella direzione.

L'educazione dei rappresentanti le vecchie classi elitarie e padronali deve esser continua. Questo lo si deduce da un altro intervento, mesi dopo, 18 febbraio 1951, nel quale si dice apertamente: "Gli intellettuali, gli industriali, i commercianti, i religiosi, i partiti democratici e le personalità democratiche debbono essere uniti su una base antiimperialista e antifeudale ed essere educati." (p. 44) Significativa la parte finale di questa indicazione, essere rieducati: "Certo l'educazione verso chi deteneva il potere economico-culturale è necessaria per convincere della bontà delle posizioni comuniste in Cina".

Ma non tutto risulta esser così difficile, c'è spazio anche per il divertimento dei giovani e si può pensare cosa dovesse essere il divertimento in Cina negli anni Cinquanta. Da un discorso del 1953, 30 giugno, veniamo a scoprire qualcosa. I giovani, dice Mao, sono differenti dagli adulti e allora Mao aveva sessant'anni: "I giovani devono divertirsi di più, avere più attività ricreative, saltare e ballare, altrimenti non sono contenti. Poi vengono l'amore, il matrimonio. Tutte cose che li differenziano dagli adulti." E "devono dormire bene" lui dice per circa nove ore, così come gli insegnanti. (p. 105) Tutti dovrebbero studiare e poi riposarsi, e come si è visto, divertirsi (p. 106). Queste parole sono veramente fresche sulla bocca di un leader così prestigioso.

Tutta questa raccolta trasuda di freschezza. Sul lavoro e la produzione e sui metodi per arrivarvi ed innalzarli Mao insiste in numerosi passaggi, così come anche per gli altri aspetti della vita sociale, abbiamo appena visto il divertimento, ogni cosa deve essere nelle preoccupazioni del partito: "Il punto centrale è l'industria, e il punto centrale dell'industria è l'industria pesante, che è a gestione statale. …l'economia a gestione statale è quella dirigente. L'industria e il commercio capitalisti devono essere gradualmente guidati verso il capitalismo di Stato." (Combattere le idee borghesi, 12 agosto1953, p. 115).

Vi è qui un'evidente messa in atto di un percorso che al giorno d'oggi si aggira ancora attorno a queste tematiche. Veniamo così a sapere che esiste sin da quegli anni un settore borghese-capitalistico che è ancora attivo in Cina ma che deve necessariamente indirizzarsi verso il controllo dello stato comunista. Così come anche tra i contadini il percorso che li spinge verso la direzione cooperativistica deve essere effettuato sulla base di un consenso. Le contraddizioni che si creeranno in futuro tra contadini ed operai, tra settore statale e cooperativistico sono definite "contraddizioni non antagonistiche", mentre quelle tra borghesia e operai sono "contraddizioni antagonistiche" (p. 117). Così come il rapporto teoria e prassi rimane su un terreno antagonista se "la teoria non si integra nella prassi, la rivoluzione non può avere successo." (p. 119). Una integrazione filosofica marxista specificata con precisione.

Così come precisa è la rappresentazione della piramide del potere comunista: minoranza-maggioranza; istanza inferiore che si integra nella superiore; tutto il partito verso il Comitato centrale; esposizioni delle opinioni ed accettazione della scansione indicata, senza minare l'unità del partito (p. 121): "Bisogna studiare e non essere presuntuosi …le uova d'oca disprezzano quelle di gallina, i metalli ferrosi disprezzano quelli rari - questo atteggiamento di disprezzo per gli altri non è scientifico." (p. 122) Occorre la modestia verso il corso della storia del comunismo.

Mao è cosciente che la Cina ha effettuato un grande passo in avanti a livello politico-militare e sociale, ma non si deve cedere alla presunzione. Questo ha forse permesso la vittoria nella guerra di Corea, che in quegli anni si stava combattendo, altro capitolo da considerare. La rivendicazione della fine della guerra, con l'arresto degli imperialisti americani risuona in numerose pagine di questo periodo che vengono scritte come pagine di vittoria, raggiunta con l'umiltà di avere compiuto solo il proprio dovere internazionalista. 

Altro tema di interesse la difesa di Mao per le critiche che anche "illustri sconosciuti" possono portare nel partito. Questa in questione poi diventerà famosa e di conoscenza pubblica di peso: "…si tollera l'idealismo di Yu Pingbo e si ostacolano i vivaci scritti di «illustri sconosciuti». Ciò merita la nostra attenzione." (p. 173) questa lettera del 16 ottobre 1954 potrebbe essere vista come vicinanza di Mao ai giovani, che poi andranno a formare il fenomeno delle Guardie Rosse? Un contrasto culturale che si ripercuote sulle differenze politiche tra idealismo e materialismo.

Mesi dopo appare un estratto di una conversazione con il l'ambasciatore finlandese in Cina, il primo che rappresentava il suo Paese, e che viene messo al corrente che la Cina non ha paura neppure di una guerra atomica che fosse scatenata sul suo suolo. La guerra di Corea era terminata circa due anni prima ma strascichi diplomatici erano ancora in corso tra le due Coree, del resto ancora oggi vige una sorta di pace armata sulla divisione che venne definita all'epoca degli anni Cinquanta. Insomma, Mao nei suoi interventi tocca ogni aspetto della vita sociale cinese. Pochi mesi dopo (21 marzo 1955) discute delle difficoltà di costruzione di un paese industrializzato (cinquant'anni ancora!) e ricorda la leadership internazionale dei paesi comunisti che hanno l'URSS come traino (p. 179).

In un paese di 600 milioni di abitanti le questioni urgevano continuamente e si imponeva tantissima attenzione per non lasciare nell'angolo, in oscurità, dormire, nessun problema significativo. La conferenza, in cui si svolgono lavori di ampio respiro, si svolge nella primavera del 1955 quando deve essere messo a punto lo stile di lavoro in vista dell'VIII Congresso del PCC: "…si è estesa la democrazia, si è sviluppata la critica e l'autocritica il che ci ha permesso una maggiore comprensione reciproca, una più grande unità ideologica e di avere un'interpretazione comune." (pp. 181 e 182) Nella stessa conferenza, nei risultati finali, Mao ricorda che ad ogni azione - armi atomiche ad esempio - si ergono, contrarie, delle reazioni - la guerra di popolo: "Noi siamo convinti che soltanto se ci appoggeremo al popolo del mondo non ci saranno «armi magiche» invincibili (p. 194). È necessario però eliminare errori che portano a preferire la Destra o la Sinistra del partito. Anche se la destra, dice Mao, è seguita quasi di nascosto, per la sinistra le simpatie sono più espresse. Ma ognuna di queste due posizioni non funzionano. La destra privilegia la moderazione "essere in ritardo rispetto all'epoca e alla situazione, mancare di combattimento"; mentre la sinistra è avventurista "andar oltre all'epoca, avanzare avventurosamente, battersi disordinatamente". (p. 192 e 193) Questi due fronti sono da combattere alla luce dei comportamenti saggi e coordinati. Le cricche di destra sono ben strutturate e nel suo discorso finale Mao le critica e le apostrofa chiaramente. Un nome su tutti Gao Gang. Questo personaggio ritorna spesso negli strali ideologici di Mao. Uomo di importanza nazionale ha ricoperto cariche rilevanti nel partito e nello stato. Poi oggetto della prima campagna di una lotta di potere risoltasi in suo sfavore. Si toglie la vita nel 1954 e viene successivamente espulso dal partito.

Un altro epurato e come dice la nota 1 a pagina 202, Hu Feng, "probabilmente arrestato nel luglio 1955"(p. 202) ha vissuto diversi stadi politici venendo completamente riabilitato, postumo, nel 1988. Insomma, lotte intestine che come dice Mao "elementi controrivoluzionari … sono penetrati in profondità nel nostro fegato." (p. 208) Organo che appare al posto dell'occidentale cuore come centro del corpo. Il fegato ha un grande rilievo nell'immaginario orientale. Per noi un particolare curioso, così come è curiosa, ma per i cinesi significativa, la campagna per la liberazione dei piedi fasciati delle donne, soprattutto benestanti. Un segreto, come spesso accadde, erotico copriva questa pratica barbara di fasciatura dei piedi alle giovanissime cinesi per fare sì che le loro estremità restassero piccole, fiori di loto erano chiamati, al massimo 8 centimetri, fasciati in scarpe di seta che impedivano andature normali e che le facevano ondeggiare con grande attrattiva per gli occhi degli uomini che comunque nel camminare le volevano dietro di loro.[1]  I piedi fasciati impedivano di correre e di camminare velocemente: "…alcuni nostri compagni somigliano a quelle donne coi piedi bendati che saltellano qua e là e si lamentano continuamente perché gli altri camminano troppo in fretta." (p. 212)

Altro motivo di preoccupazione riguarda l'organizzazione delle cooperative agricole. Queste, alla metà degli anni Cinquanta, sono ancora in parte definite semi socialiste. Il passaggio alla fase compiuta socialista è un lavoro di convinzione e di dimostrazione della superiorità della fase completamente socialista su altre forme di cooperazione agricola. "Occorre perciò per un certo tempo continuare il nostro lavoro di rieducazione tra quanti ora esitano a entrare nelle cooperative, anche se si tratta di contadini poveri …e attendere pazientemente che la loro coscienza politica si elevi: non bisogna infatti violare il principio del libero consenso e spingere i contadini a entrare controvoglia nelle cooperative." (p. 224) L'intervento si intitola Sulla cooperazione agricola ed è del 31 luglio 1955.

Stile e motivazioni che cambiano solo pochi mesi dopo, siamo nell'ottobre dello stesso anno: "La cooperazione agricola ci permetterà di consolidare l'alleanza con i contadini …questo eliminerà ulteriormente la borghesia ed eliminerà definitivamente il capitalismo. Su tale fatto siamo veramente senza pietà. ...il marxismo è duro, senza pietà, quel che vuole è annientare l'imperialismo, il feudalesimo, il capitalismo e anche la piccola produzione. In questo campo è meglio non essere indulgenti. "(p. 252). Compiti che vengono continuamente ripetuti alla VI sessione plenaria del Comitato centrale del VII congresso del Partito comunista cinese. Una lotta agricola in una situazione di arretratezza oggettiva: "Poiché attualmente i nostri trattori sono ancora molto scarsi, i buoi sono preziosi…" (p. 261") Il partito deve impegnarsi in un orizzonte allargato, comune: "Vi sono sempre dei casi in cui bisogna consultarsi con gli altri, discuterne in un collettivo, centralizzare la saggezza della maggioranza…" (p. 266) In ogni caso rapportarsi alle classi meno agiate, ai contadini poveri, è un obbligo dei cinesi rivoluzionari. Mettere i contadini medi di fianco alla rivoluzione ma lasciare i posti di responsabilità ai rappresentanti dei contadini poveri o medio agiati. Cercando di sfruttare le capacità de contadini agiati o ricchi. Così come grande attenzione va alle nazionalità e deve essere ben presente che l'etnia Han, la maggioritaria nel Paese, deve guardarsi dallo sciovinismo grande Han. Vi sono decine di etnie nel paese, che abitano in luoghi molto estesi con poca densità di uomini e donne. Altri problemi quindi in prospettiva e questo porterà ad un grande lasso di tempo da impiegare per arrivare a risultati ben strutturati e permanenti" …ci occorreranno probabilmente da cinquanta a settantacinque anni, cioè da dieci a quindici piani quinquennali per poter edificare un potente stato Socialista." (p. 274) In quegli anni si stava portando a termine il primo di questi piani e se facciamo un po' di conti e dal 1950 aggiungiamo cinquant'anni arriviamo alle soglie del nostro millennio che vede la Cina in posizione di rilievo a livello mondiale.

I problemi culturali e di comprensione dei concetti più difficili sono anch'essi all'ordine del giorno e Mao spinge per uno stile di scrittura chiara e comprensibile per le masse, in una parola il problema dell'educazione: "In breve quando scrivete preoccupatevi di questi tre punti: la logica, la grammatica e lo stile." (p. 276) E non c'è chi non possa capire come in una lingua che si propone, scritta, di ideogrammi, questi motivi, suggerimenti, non siano di così facile applicazione.

Ma si prospettano nel futuro ravvicinato anche i momenti critici a livello internazionale, di rottura con il campo socialista a guida URSS e Mao, nei discorsi che si avvicinano alla rottura del 1960, mette in risalto la lontananza della Cina dall'URSS: "Un'attenzione particolare meritano le insufficienze e gli errori apparsi nel corso dell'edificazione socialista dell'Unione Sovietica [] Volete ripercorrere lo stesso cammino tortuoso?" (p. 357) L'incipit qui è tratto da un famoso intervento, Sui dieci grandi rapporti, del 25 aprile 1956. In questo intervento Mao vuole distinguersi dai problemi non risolti dell'URSS - povertà agricola e preponderanza dell'industria pesante - con depressione delle altre parti economiche - agricoltura e industria leggera - oltre a porre attenzione massima all'industria costiera con il conseguente traffico commerciale.

Un punto dolente sta nella sottolineatura dell'importanza di avere la bomba atomica, che la Cina voleva costruire con l'apporto sovietico. "Non abbiamo ancora la bomba atomica. [Ma] non solo avremo aerei e cannoni in quantità, ma anche la bomba atomica." (p. 362) Un'arma che viene vista come elemento di equilibrio nello scenario mondiale. Difficile trovare una stabilità sociale ed economica sul terreno atomico, che arrivi a permettere questo ordigno militare senza cadere in errori fatti in altri paesi socialisti: "…in Unione Sovietica i contadini vengono spremuti all'eccesso…si preleva troppo dal loro raccolto a un prezzo estremamente basso. …si raffredda così l'entusiasmo dei contadini per la rivoluzione." (365 e 366).

Insomma, in questo quinto tomo degli interventi i di Mao è tutto un aggirarsi attorno alle tematiche più immediate, dopo la presa di potere del 1949, per cercare di costruire una via cinese al socialismo, contando sulle differenze tra questo tentativo e gli errori compiuti da altri paesi comunisti sulla strada della costruzione di uno stato socialista.

Chiudiamo questo accompagnamento al testo con due incisi. Quello famoso dei porri e delle teste: "La storia testimonia che una testa, una volta caduta non può essere rimessa al suo posto, non è come il porro che rispunta ogni volta che lo si taglia." (p. 377)

Questo paragone lo si trova sempre nel discorso Sui dieci grandi rapporti, che porta la data 25 aprile 1956 e termina con quest'altra considerazione: "Anche in futuro, quando il nostro paese sarà diventato prospero e potente. Dovremo sempre mantenere la nostra posizione rivoluzionaria, restare modesti e prudenti, imparare dagli altri e guardarci dall'arroganza. …la via è tortuosa, l'avvenire radioso." (p. 385).

Note:

[1] Vedi al proposito Howard S. Levy, L'erotismo dei piedi cinesi, Sugar editore, Milano, 1970.

 

Commenti