La beffa previdenziale in salsa padronale

 L'allarme di analisi interessati e associazioni datoriali è stato lanciato: in Italia ci sono troppi pensionati in rapporto ai lavoratori attivi, nell'arco di pochissimi anni i primi supereranno i secondi con gravi ripercussioni sulla tenuta dell'Inps.




Una soluzione esisterebbe, quella di accrescere i contratti stabili con retribuzioni dignitose ma una scelta del genere scontenterebbe le associazioni datoriali, per questo il Governo persevera nell'assecondare la precarietà come dimostrano i contenuti del recenti decreto Lavoro.

40 anni fa non esistevano se non in numeri ridotti i precari, ci si divideva tra contratti a tempo determinato e indeterminato, stabiliti e stagionali poi sono arrivati gli interinali e a seguire una sterminata tipologia di contratti precari che si sono portati dietro salari da fame oltre all'impoverimento progressivo della forza lavoro stabile che ormai stenta ad arrivare a fine mese per la perdita del potere di acquisto.

Avere un posto di lavoro full time non ci mette al riparo della miseria, i lavoratori indebitati sono una realtà consolidata e diffusa, non a caso il Governo Meloni si è già espresso contro una legge sul salario minimo e, in accordo con i sindacati rappresentativi, ha deciso di puntare tutto sulla contrattualizzazione sapendo che innumerevoli ccnl prevedono paghe orarie irrisorie e qualche incremento per quanto irrisorio potrebbe conquistare il silenzio assenso delle organizzazioni rappresentative.

Se vogliamo salvaguardare l'Inps e il welfare c'è una sola strada, quella di stabilizzare il lavoro e accrescere il potere di acquisto salariale ma soluzioni del genere attirerebbero al Governo l'avversione delle associazioni datoriali che fino ad oggi lo hanno sostenuto.

Non basta il sistema contributivo che determinerà tra 15 o 20 anni assegni previdenziali da fame, i padroni vogliono ben altro.

Dai settori padronali arriva l'ennesima proposta a perdere per la forza lavoro, uscite anticipate (cosi' da assumere dipendenti con minore contratto e a condizioni sfavorevoli) in cambio di decurtazioni del futuro assegno previdenziale, un autentico vantaggio per i padroni ma una rimessa per i salariati asserendo che alla fine ci guadagnerà anche l'Inps con minori assegni pensionistici

I padroni parlano impropriamente di soluzione equa con uscita graduale della forza lavoro che pagherebbe a proprie spese qualche mese di uscita anticipata ma in cambio di decurtazione dell'assegno previdenziale magari calcolato interamente con il sistema più sfavorevole, quello contributivo.

Ci pare evidente che le soluzioni padronali debbano essere rinviate al mittente perchè rappresentano un danno e una beffa per la forza lavoro.

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