Struttura e frammentazione

 Struttura e frammentazione


Tiziano Tussi   


da www.resistenze.org 

È da tempo che penso a questo binomio contrastato, all'opposto in sé, che riporta alla situazione sociale che stiamo vivendo ora. Senza avere in mette disegni definitivi e pienamente rispondenti a questa connotazione binaria sulla contraddizione in atto tra le due estremità, vorrei mettere assieme alcune considerazioni, per me stringenti. Dovute anche all'età che mi qualifica, sono nato nel 1951, spesso mi torna naturale confrontare i due aspetti legandoli del titolo a momenti del tempo che ho vissuto e che vivo ora.

Nel periodo della gioventù, anni 60, 70, metà degli anni 80, credo che a stendere un lenzuolo sul tempo sociale fosse una spinta alla strutturazione della vita. Allora vi erano attori importanti che cercavano di svolgere il ruolo di organizzatori di struttura vitale: il Partito comunista italiano, in primis, con il suo potenziale di giornali, di radio al seguito, di canali televisivi a lui riservati, più o meno; case editrici, scuole di partito, grandi intellettuali dell'epoca o del passato recente, ma sempre nel secolo, e citiamo uno per tutti, Antonio Gramsci; con gruppi numerosi di filosofi, storici, economisti, anche scienziati. Il tutto serviva per tenere sveglio ed attivo un progetto, non so quanto cosciente, di copertura strutturata della società.

Attorno al Partito comunista ve n'erano altri, meno attrezzati come potenza di fuoco, ma sempre di grande interesse: il partito socialista, quello che restava del sogno azionista, e la galassia dell'estrema sinistra, anch'essa con giornali e riviste. È di queste settimane il ricordo dei cent'anni dalla nascita di Rossana Rossanda che con altri come lei, ispirati ad un comunismo vivibile, misero in piedi una intrapresa culturale e editoriale che fra alti e bassi resiste tutt'ora. Ma in quel tempo era nel pieno delle sue potenzialità, così come gli altri giornali di quel campo politico.

Nella scuola si poteva raggiungere un senso di formazione molto alto e sebbene la stessa fosse ampiamente riformabile non si può dire che mancasse del tutto al suo compito, cioè, formare, come mi disse una volta il preside della mia scuola superiore, un semi lavorato, che poi si sarebbe sgrezzato nel mondo del lavoro. Mondo del lavoro, appunto, che era ancora poroso e in cui era possibile immettersi e fare poi carriera sulla scia del sapere acquisto a scuola ed arricchito sul luogo di lavoro. L'aspetto artigianale del fare era sovente ben apprezzato e l'eredità familiare, se non degli avi, aveva il suo peso, anche come rottura di un percorso, anche come voglia di operare un salto valoriale rispetto alla tradizione familistica. Insomma, una volontà di struttura che arrivava a mettersi all'opera, al lavoro, in tutti i sensi.

Certo non possiamo non dire, indipendentemente dalla nostra posizione politica attuale, che questa strutturazione non fosse nelle corde del PCI, per un verso, e della chiesa, con tutta la sua cornice di associazioni, dall'altro. Anche in quest'ultima vi era questa ricerca, la voglia di mettere assieme, di costruire, certo per fare emergere la fiducia nell'ente supremo, ma intanto esisteva e resisteva questo afflato. La chiesa a dire il vero non lo ha mai perso e lo mantiene tuttora, basterebbe ricordarsi delle prediche dei preti ad ogni occasione. Ma se allora tali prediche, similari a quelle dell'oggi, e non potrebbe che essere così, navigando sempre nel mare delle consuetudini comuni, con altre derive, potevano incidere in modo significativo, ora appaiono veramente fuori luogo, fuori dal luogo in cui sono obbligate a vivere e convivere, in società che di strutturato hanno ben poco. Mettendola pere il momento a tacere, intendo la deriva religiosa, non perché sia poco importante, ma perché la chiesa rimane sé stessa con cambiamenti di contorno, ma mai fondamentali, in fondo un'entità fuori dalla storia in ultima analisi, e così deve restare, il dogma lo impone, possiamo ricordare due questioni che hanno portato a questo corrente slogamento sociale, ad un dinoccolato vivere assieme, slegato dal momento collettivo: la fine del campo comunista e l'egemonia della rete.

Per la prima questione dobbiamo pensare al vincitore della guerra fredda a livello mondiale: gli USA. Con la loro politica di supremazia mondiale attraverso la propria forza e quella di organizzazioni a loro vicine, una per tutte, la NATO, ma anche altre associazioni internazionali, a volte recalcitranti verso questa politica di egemonia del pianeta. Il discorso qui si fa complicato perché occorrerebbe tenere in considerazione altri attori che vogliono/vorrebbero ricoprire quel ruolo egemone, ma che per pochezza di mezzi per ora non ce la fanno. Ma lasciamo perdere tale deriva. L'altra questione è l'egemonismo di Internet, la rete, che ha favorito un attore nel mondo su tutti gli altri, gli USA.

Vediamo la prima problematica, l'egemonia mondiale che gli USA hanno ottenuto sul terreno politico si è tradotta in un allargamento obbligato dell'apparato militare, il più imponente al mondo; questo ha permesso loro di svolgere, sino ad ora, quel ruolo di gendarme mondiale che da sempre, dalla sua nascita ha voluto mettere in atto. Ricordiamo ad esempio il 1821 e la dottrina Monroe, poi aumentata dal corollario Roosevelt del 1904. Il primo segnale di egemonia era stato pronunciato solo 32 anni dopo l'elezione del primo presidente degli Stati uniti, e che al momento della dottrina Monroe avevano circa la metà dei cinquanta stati federali attuali, come facenti parte dello stato allora esistente. Nonostante questo, uno stato in formazione, e non commentiamo come, si era arrogato la presunzione di essere il paladino della democrazia e della libertà. Tale presunzione è stata ulteriormente aumentata nel momento della sconfitta del campo comunista, e lasciamo perdere di quale tipo di comunismo si trattasse, con una dichiarazione altisonante di fine della storia, evidentemente di contrapposizione, che aveva subito annunciato (Francis Fukuyama).

Poi le cose sono andate anche in altro modo, ma insomma questo è stato alla fine degli anni '80 lo stato delle cose. L'altro aspetto fondamentale per tale sbriciolamento della struttura sociale mondiale è stato l'uso della rete informatica per il controllo delle menti e dei comportamenti degli umani a livello mondiale, che ha favorito un solo paese, ancora gli USA. Le più grandi società informatiche sono statunitensi con i corrispettivi responsabili, uomini sfacciatamente ricchi, che sono appunto americani, made n USA. Zuckerberg, face book, Instagram, WhatsApp; Pierre Morad Omidyar, eBay, PayPal; Bill Gates, Microsoft (Linkedin); Brown, Spiegel, Murphy, Snapchat; Elon Mask, Twitter, ora denominata X; e, per finire qui, YouTube, altro gigante americano del Web. Insomma, la rete è piena di proprietà (miliardarie) USA, forse tranne Tik Tok (cinese). Questa egemonia quasi totale ha avuto come corrispondete seguito lo stupidimento di milioni di uomini e donne sul pianeta. L'uso del cellulare unito a questi, ed altri programmi, ha permesso lo sgretolamento del tessuto sociale di aggregazione. In fondo si è soli davanti al video, anche se si parla, chatta, con altri. Ecco perché il fenomeno degli Hikikomori, sta assumendo numeri impressionanti in diverse parti del mondo.

Bene, i due aspetti citati, oltre a garantire agli USA una supremazia poco contrastata ha avuto anche il risultato di disconnettere socialmente gli umani e quindi di dare adito ad un isolazionismo pericoloso per il vivere assieme. Questo ha portato naturalmente alla diffusione di un modo di pensare assolutamente acritico e poco progettuale. I sogni di intere generazioni degli anni, dei decenni, del secolo XX, la socialità e la felicità anche nel lavoro, si sono polverizzati contro muri indistruttibili formati da un credo falsamente democratico, basterebbe citare il recente film Civil War per averne contezza, non sto a cercare di motivare tale affermazione, mi pare superfluo. Tale scambio di realtà si accompagna ad un uso massiccio di strumenti informatici.

La scuola, certo almeno in Italia, ha fatto proprio quello che passa il momento politico, sempre stato così, e perciò anche là vanno per la maggiore sanzioni e motivazioni che poco hanno di strutturato. Richiedere ad esempio un "fare lezione" serio e ponderato pare, oltre che una richiesta che viene dalle catacombe, un peccato mortale per la cultura snocciolata che attualmente vige. Quindi se la scuola, come l'apparato culturale allargato, libri, giornali, riviste, film, radio, televisioni, si sono messe al passo del disimpegno civile per un peana individuale, naturalmente anche la politica, basti pensa al nonsense del Movimento 5 stelle, è logico che la nostra come le altre società, pensiamo all'Argentina dove c'è un presidente che gira con una motosega in mano, siano così svampite, evanescenti. Se questo piace ai più perché cercare di risvegliarli da un sogno informatico, pseudo politico che pare funzioni, almeno per metà della popolazione adulta. L'altra si rifiuta di aderire, ma non mette in campo altro, è solo una non aderenza all'usuale contemporaneo. Il risveglio potrebbe essere non gradito e quindi meglio proseguire fin che si può verso l'abisso sociale, verso il nulla mondiale, naturalmente Made in USA.

Tiziano Tussi

PS
È anche chiaro che tale descrizione non deve essere intesa come ordinata una volta per tutte. L'egemonia USA ha rialzato, a livello mondiale, contrasti prima sopiti dalla guerra fredda e si assiste ora ad uno scontro inedito per i decenni passati. Ma il senso di estraniazione sociale a livello mondiale non cambia. È nelle corde dei poteri politici ed economici a diverso titolo. Non serve ricercare quello che fu sotto le spoglie di quello che è. Ciò che è lo è ora, non allora.

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