Ma i diritti alla salute non dovrebbero essere insopprimibili e fuori dai tetti di spesa?


Lo scaricabarile tra Stato e Regioni è tornato in auge con una recente sentenza della Corte costituzionale arrivata a seguito della opposizione della Regione Campania alla Legge di Bilancio 2023 che obbligava le Regioni a versare un contributo allo Stato e in assenza del quale sarebbero state trattenute le risorse destinate alle Regioni, incluse quelle relative alla sanità.



Al di là dello scontro politico tra centro destra e centro sinistra la questione dovrebbe riguardarci da vicino perchè alla fine sono a rischio proprio le risorse per la salute pubblica, se le Regioni sono alle prese con problemi di bilancio devono concorrere in ogni caso alle finanze pubbliche con il classico senso di responsabilità .

Ora al di là della Sentenza ci chiediamo se un diritto sociale incomprimibile come quello alla salute possa essere sottoposto a dei tetti di spesa o a regole che lo mettono alla stessa stregua di altri capitoli di bilancio.

Il ragionamento andrebbe esteso tuttavia alle norme che hanno regolato la Finanza Pubblica, non ci risulta tuttavia che ci siano mai stati rilievi sostanziali ai tetti di spesa anche quando mettevano in serio pericolo il diritto alla salute.  

La domanda è dirimente perchè non sono in gioco solo i Livelli essenziali ma la spesa sanitaria nel suo complesso specie se pensiamo che in Italia spendiamo il 3% in meno dei paesi Ocse con percentuali ancor maggiori in paesi come Francia, Spagna e Germania

E' quindi un problema non di natura finanziaria o di rispetto della norma Costituzionale, ogni qual volta si parla di sanità dovremmo chiedere a tutto l'arco politico parlamentare perchè le spese per la nostra salute siano soggette a tetti e parametri rispettivi oltre al fatto che l'Italia spende meno della media Ocse

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