Una efficace strategia educativa
Nonviolenza e educazione
La nonviolenza efficace come strategia educativa
di LAURA TUSSI
I giovani e la piena consapevolezza delle sfide del
terzo millennio dalla diseguaglianza globale, ai dissesti climatici, alla
potenziale, ma quanto mai imminente e irreversibile, guerra nucleare
Secondo Freud, il lavoro dell’educatore, come quello dello psicanalista e
del politico, è un mestiere impossibile.
Non risulta il bisogno di condividere in pieno questo giudizio per rendersi
conto di quanto sia impegnativa l’azione educativa, formativa e analitica.
Le difficoltà sono di diverso tipo: di relazione interpersonale, di
comunicazione, di linguaggio, di metodologia e spesso si assiste al prevalere
del trasmettere sul comunicare come direbbe Danilo Dolci, maestro di educazione
maieutica.
Paradossalmente, la letteratura su questo tema cresce notevolmente con
continue nuove proposte che sovraccaricano educatori, insegnanti, analisti e
formatori rendendo il loro compito ancora più difficile, schiacciati tra
diverse esigenze concrete e impellenti, dai programmi da svolgere, dalle
carenze strutturali, organizzative, economiche del mondo scolastico, dalla
disattenzione della società che invia messaggi diseducativi o quantomeno in
forte contrasto con quelli che l’educatore, il formatore, lo psicologo cercano
di trasmettere nel fare esperienze dirette.
E così sottoporsi al forte impatto dell’incontro con realtà culturali molto
diverse dalle nostre è un modo intelligente per cercare di suscitare nei
giovani quegli interessi e quelle curiosità che, pur innati in molti di loro,
spesso vengono sopiti dal consumismo dilagante di mode effimere.
Si tratta di quella irrequietezza giovanile che, se incanalata
positivamente, può aprire ai ragazzi strade nuove e impreviste, favorendo lo
sviluppo delle loro capacità e creando un clima di fiducia e di impegno.
Si tratta inoltre di accogliere la sfida lanciata dai venti premi Nobel per
la pace, con un appello delle Nazioni Unite, che sia dedicato all’educazione
alla nonviolenza dei bambini e delle bambine nel mondo.
La nonviolenza che fa fatica a entrare nel nostro vocabolario educativo e
soprattutto nelle nostre pratiche metodologiche. Ma è oggi assolutamente
indispensabile educare le nuove generazioni alla nonviolenza attiva e efficace
se vogliamo che l’umanità abbia un futuro sostenibile e desiderabile.
Questo intenso investimento non può limitarsi a proporre i modelli classici
della competitività e della carriera, ma deve prospettare la creazione di
condizioni perché il mondo della scuola diventi un vero e proprio laboratorio
della nonviolenza, dove fare germogliare e crescere questa esile pianta.
In questa ambiziosa impresa siamo tutti coinvolti: insegnanti, educatori,
genitori, psicologi, analisti, associazioni del mondo della solidarietà, della
cooperazione e della nonviolenza, amministrazioni, amministratori politici e
questo impegno ci può indicare una possibile e concreta strada da percorrere.
Si sa bene quante e quali difficoltà si incontrano nel cercare di fornire ai
propri studenti strumenti utili per una migliore comprensione dei principali
fenomeni quali la globalizzazione, il neocolonialismo, il neoliberismo, il
divario nord-sud, gli squilibri ambientali caratterizzanti il mondo attuale e
comprenderlo nel suo tormentato divenire storico.
È divenuto quantomai importante, oltre che efficace strumento di
prevenzione contro il diffuso atteggiamento di pregiudizio razziale,
trasmettere il messaggio di quanto ricca può essere la diversità, intesa come
differenza culturale, naturalistica cioè biodiversità e paesaggistica e altro.
Credo che i giovani abbiano bisogno di capire che nel mondo esistono
diversi modelli di vita e indagare questo mare di differenze certamente è
stimolante e arricchente per la nostra stessa esistenza di persone.
Ci attendono sfide assai difficili e una sempre più diffusa cultura della
nonviolenza e della cooperazione e della solidarietà umanistica e umanitaria
non soltanto sono elementi necessari, ma rappresentano la nostra speranza per
una convivenza accettabile tra donne, uomini, popoli e per un inserimento
sostenibile della nostra specie come parte integrante della natura.
Le giovani generazioni sono poco ideologizzate e hanno scarsa coscienza
politica e hanno bisogno, nel loro realismo spesso disilluso di avere di fronte
esempi concreti, persone credibili, testimonianze sul campo.
Inoltre, i giovani parlano un loro linguaggio, legato alla loro particolare
sensibilità e non è sempre facile per noi adulti calarsi in questo originale
codice comunicativo. Dunque è necessario trasmettere un codice fondato sulla
nonviolenza efficace come innovativa strategia educativa che porti i giovani
alla piena consapevolezza delle sfide del terzo millennio dalla diseguaglianza
globale, ai dissesti climatici, alla potenziale, ma quanto mai imminente e
irreversibile, guerra nucleare.
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