Scenari economici della guerra

 Ci sembra evidente che ancora una volta prevarranno a sinistra, si fa per dire sinistra, logiche guerrafondaie o di mera equidistanza senza mai individuare il nemico in casa nostra.

Se escludiamo a priori la idea che ci siano nemici, di classe e contro le classi subalterni, finiamo con l'assumere il punto di vista dei dominanti e schierarci a favore del capitalismo vincente. In tale ottica, perdente, la scelta migliore sarebbe quella di invocare una diversa distribuzione delle ricchezze senza mai entrare nel merito delle politiche economiche e fiscali e men che mai rimettere in discussione l'attuale sistema capitalistico.

Un altro scenario possibile è quello della classica, e ipocrita, equidistanza dai contendenti dimenticando il ruolo della Nato, il suo espansionismo nel vecchio continente, la militarizzazione di territori come quello Italiano con le basi Usa e Nato in fase di ristrutturazioni per assicurare rapidi rifornimenti della logistica di guerra.

Citiamo testualmente quanto scritto da Stefano Zecchinelli de L'Interferenza

L’operazione russa in Ucraina rappresenta un passo ulteriore verso la transizione ad una fase
multipolare del capitalismo globale: gli Stati Uniti hanno foraggiato il governo nazista-conservatore di Kiev mettendo a repentaglio la vita delle popolazioni russofone, una guerra a bassa intensità lunga 8 anni fatta di pogrom, persecuzioni anticomuniste ed imperialismo finanziario. Mosca, una volta riconosciute le Repubbliche popolari della Nuova Russia, non ha potuto fare a meno di mostrare al mondo la propria superiorità militare: la Nato non è (più) nelle condizioni di vincere una guerra territoriale di ‘’terza generazione’, la tentazione Usa è quella di ridimensionare la Russia per poi ingaggiare una guerra economica con la Cina. E la Ue? Divisa tra la sudditanza alla Nato, che in 20 anni ha inglobato molti paesi dell'Europa centrale e dell'Est, e il timore di trovarsi economicamente indebolita dalla mancata fornitura del gas Russo.
 
Cerchiamo di capire allora alcune conseguenze economiche nell'immediato futuro.
 
La inflazione è in crescita tanto negli Usa quanto nei paesi Ue, la crisi pandemica ha fortemente indebolito l'economia europea che ha destinato meno risorse di quanto fatto dai suoi alleati di Oltre Oceano.
 
I prezzi dell’energia sono cresciuti a dismisura come i profitti dei grandi colossi economici energetici, con la guerra numerose esportazioni  saranno a rischio. Con la scusa della indipendenza energetica il partito trasversale del nucleare sta prendendo forza.
 
Non è facile prevedere le conseguenze economiche  di questo conflitto, intanto registriamo un terremoto sui mercati e sulla stessa economia.  
 
In un solo giorno i titoli azionari sono diminuiti del 4%,il valore dell'euro è sceso rispetto al dollaro, il costo del petrolio ha raggiunto 100 dollari al barile, il prezzo del gas cresce del 60% il grano a sua volta raggiunge la cifra di 344 euro a tonnellata.  
 
Non sappiamo ancora cosa accadrà nell' immediato futuro ma questa guerra potrebbe determinare scenari di crisi altrettanto gravi per la Ue, e non solo, di quelli degli ultimi due anni.
 
L'impennata dei prezzi annulla i programmi di acquisto di titoli del debito pubblico da parte della FED e della BCE, aumenteranno i tassi di interesse, matureranno le condizioni di una nuova politica monetaria e enormi sacrifici saranno richiesti alle famiglie e ai lavoratori.
 
Lo spauracchio che si aggira tra i paesi a capitalismo avanzato è il rallentamento della crescita del Pil, si parla per l'Eurozona di un calo dello 0,3 per il 2022 e un calo ancora maggiore per i prossimi due anni prefigurando uno scenario di stagflazione con aumento dei prezzi e bassa crescita economica, l'acuirsi delle disuguaglianze sociali 
 
Uno scenario possibile potrebbe vedere il rinvio del ripristino dei parametri di Maastricht previsto , fino ad oggi, per il 2023.  Sia ben chiaro che è interesse occidentale trovare una intesa per evitare il prolungarsi di questo conflitto che genererebbe situazioni di crisi soprattutto nei paesi UE. 
 
Poi ci sono altri scenari legati al grano, di cui l'Ucraina è il 4 produttore al mondo con gran parte delle esportazioni destinate a paesi Ue, Italia inclusa che risulta il decimo acquirente di cereali.
 
E l'aumento del pane resta uno spauracchio per i paesi piu' poveri a rischio di implosioni interne  e di rivolte sociali. E nel timore che si aprano scenari conflittuali siamo certi che  a molti convenga non acuire la crisi in corso.
 
L'import export con la Russia è particolarmente importante per Germania e Italia e ancora di più per alcuni paesi europei dell'Est.
 
Da qui la paura che arrivino sanzioni per le quali si alimentano le preoccupazioni della destra italiana che oscilla tra politiche servili verso la Nato e l'allarme lanciato a tutela dei profitti delle imprese.
 
La Ue è stata costretta dagli Usa a una stretta a livello finanziario e commerciale ma nulla è stato fatto per le politiche energetiche, ed è per questo che la Ue si è detta contraria ad escludere la Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT
 
Le sanzioni  sono invocate dagli Usa ma le stesse potrebbero essere strumento utili soprattutto all'egemonia Usa , sono questi, e non altri, gli scenari dell'immediato futuro che l'irenismo pacifista non potrà  ignorare al pari del continuo espansionismo della Nato e l'aumento delle spese militari nei paesi a capitalismo avanzato

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