Libano, Hezbollah disposto ad un eventuale disarmo

 

Libano, Hezbollah disposto ad un eventuale disarmo

Hezbollah ha dichiarato alle istituzioni libanesi di essere disposto al disarmo e all'inquadramento nell'esercito in cambio del ritiro di Israele dal sud del paese.



In Libano, paese stremato da una tremenda crisi economica e sociale aggravata anche dalla devastazione del porto di Beirut nel 2020, in perenne instabilità politica a causa della struttura etnico-confessionale della costituzione e sotto costante attacco militare di Israele, sembrano aprirsi nuovi scenari interni, proprio a 50 anni dallo scoppio della lunga guerra civile (1975-1990).

Alla luce delle dichiarazioni di Hezbollah di mercoledì 8 aprile, il neo Primo ministro sunnita Nawaf Salam ha dichiarato che "il monopolio delle armi e la questione di estendere l'autorità dello stato in tutto il territorio saranno discussi presto in parlamento. Israele deve ritirarsi dalle 5 zone che continua ad occupare nel sud del Libano. Stiamo lavorando all'applicazione della Risoluzione 1701". Quella che mise fine alla guerra dei 33 giorni nell'estate del 2006 fra lo stato ebraico e la milizia sciita dalla quale quest'ultima uscì vincitrice.

In questa fase le pressioni interne e internazionali sono cresciute di intensità sul partito-milizia sciita anche a causa del recente stravolgimento dell'assetto geopolitico e militare che ha investito il Medio Oriente interessando anche il Libano: la recente caduta dell'alleato Assad in Siria, le tensioni fra Iran e Stati Uniti, le devastazioni e il genocidio a Gaza, sommati ai pesanti bombardamenti israeliani, con uccisione dello storico leader Nasrallah, e nuova occupazione di alcune zone a sud del fiume Litani.

Hezbollah sta attraversando una fase molto difficile, ridimensionata sia sul piano militare a seguito dei pesanti attacchi israeliani, sia su quello politico nei fragili equilibri interni, pertanto la nuova dirigenza prova a giocare questa carta negoziale. Alcuni analisti ritengono che una possibile soluzione potrebbe essere l'inquadramento della milizia sciita nell'esercito affidandogli compito di protezione del sud, proprio la zona a maggioranza sciita, restando tuttavia a contatto con Israele e le sue ambizioni espansionistiche.

Contemporaneamente Israele continua a bombardare il Libano mietendo vittime civili ed a occuparne 5 aree del sud, nonostante l'accordo del cessate il fuoco del 27 novembre scorso avesse come obiettivi il ritiro di Israele da tutte le zone occupate e la cessazioni delle ostilità militari entro due mesi.

Israele, come successo a Gaza dal 19 marzo con la ripresa unilaterale dei bombardamenti e una nuova operazione di terra, ha dato più volte prova di utilizzare gli accordi di cessate il fuoco per riorganizzarsi, per poi riprendere le attività militari, in palese violazioni degli stessi, pertanto è necessario che un eventuale accordo negoziale fra le parti avvenga sotto l'egida e la garanzia dell'Onu che già mantiene da 40 anni un contingente militare nel paese, l'Unifil.

Andrea Vento  - 11 aprile 2025

Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati - Giga

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