Non è facile prendere posizione ma è comunque doveroso perchè oggi la condizione di vita dei giornalisti, eccezion fatta per chi sta ogni giorno in Tv, è veramente problematica.
Parliamo di un mondo nel quale da tempo dominano salari da fame, precarietà, nel quale forse è ancora semplice entrare ma assai più facile uscire e con le ossa rotte
Chi fa politica o sindacato si è imbattuto negli anni in collaboratori e giornalisti in continuo turn over, tuttavia quasi nessuno si è interessato a questi lavoratori e lavoratrici
E quindi non desti meraviglia che gli scioperi dei giornalisti siano assai partecipati visto che attendono da ben 9 anni il rinnovo contrattuale
Lo stereotipo classico del giornalista non corrisponde alla realtà, oggi il giornalista è sovente malpagato, molte volte con la partita iva nella veste di collaboratore esterno, precario, con orari impossibili. Negli anni scorsi molti giornalisti sono usciti con prepensionamenti, ci sono redazioni di giornali locali un tempo formate da una dozzina di dipendenti e oggi ridotti a due unità a seguire una provincia vasta. Quale giornalismo di qualità sia possibile in tali condizioni lo lasciamo decidere al lettore
Le vendite dei giornali sono ai minimi storici, e in Italia tra i più bassi dei paesi UE, centinaia di edicole sono state chiuse egli ultimi anni, l'analfabetismo di ritorno diventa un fiume un piena, nelle scuole e nelle università è raro imbattersi in qualcuno che abbia un quotidiano o un settimanale, alcune storiche testate stanno per cambiare proprietario (ad esempio quelle del gruppo Gedi), i licenziamenti e i provvedimenti disciplinari degli editori verso i giornalisti sono in continua crescita.
E poi la querele preventive, lo strumento migliore , con richieste di risarcimento, che impediscono ai giornalisti di svolgere il loro lavoro fino in fondo.
Il Ccnl dei Giornalisti è stato rinnovato ad aprile 2013, scaduto 3 anni dopo, si parla di oltre il 20% in meno di potere di acquisto per i lavoratori coperti dal Ccnl, per gli altri in partita la situazione risulta ancor peggiore.
Chi va in pensione non viene sostituito, più di un giornale perde servizi, pagine, approfondimenti, collaboratori. Perfino gli avanzamenti automatici di carriera e il pagamento di straordinari stanno diventando un problema, anche il rimborso spese per trasferte è impresa ardua, il giornale o si fa sul campo o diventa copia sbiadita di altre testate, poi ci si chiede la ragione del calo vendite.
Dopo mesi, un anno e mezzo almeno, di trattative gli editori hanno presentato la proposta di differenziare i salari abbassandoli ai neo assunti, è la sola misura che intravedono come soluzione al crollo delle vendite che poi corrisponde a oltre il 31 per cento in meno di 5 anni,
Chi pensa allora che i giornalisti siano dei privilegiati ?
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