L'Argentina e il modello economico insostenibile

 

L'Argentina e il modello economico insostenibile

 


Mercoledì 10 è entrato in carica il nuovo Parlamento, formato a seguito delle elezioni intermedie del 27 ottobre scorso. E il governo di Javier Milei, che non dispone della maggioranza assoluta né alla Camera dei deputati né al Senato, ha lanciato la sua offensiva.

Al centro del dibattito c'è una nuova proposta del governo denominata Legge sulla regolamentazione del lavoro che, secondo i media progressisti argentini, mira a liberalizzare completamente il mondo del lavoro, indebolendo i sindacati. Tra le altre cose, propone che le trattative salariali siano condotte dalle aziende e non più dai contratti collettivi per settore di attività.

Le critiche alla riforma del lavoro argentina 2025 si concentrano sul fatto che peggiorerà la qualità dell'occupazione e aumenterà la precarietà e l'informalità, non creerà posti di lavoro reali ma disciplinerà i lavoratori e ridurrà i loro diritti come la tredicesima o le ferie, in sintesi, provocherà più povertà lavorativa e indebolirà l'organizzazione sindacale. Il governo la sostiene e sostiene che è indispensabile per promuovere la produttività e ridurre il “costo argentino”, attirando gli investimenti delle multinazionali. 

Questa legge fa parte degli impegni imposti all'Argentina dal Fondo Monetario Internazionale per concederle i recenti prestiti.

Martedì 9 dicembre il sindacato dei lavoratori statali ha indetto uno sciopero settoriale e si è mobilitato contro la legge. Una posizione condivisa dalla maggior parte delle grandi confederazioni sindacali, che hanno avvertito che combatteranno questa legge. L'opposizione peronista in parlamento intensifica le sue pressioni per impedire l'approvazione della legge.

Giovedì 11 dicembre le Madri di Plaza de Mayo hanno effettuato il loro giro settimanale nella piazza di fronte al governo, convocando un'importante mobilitazione di tutto il movimento per i diritti umani non solo per celebrare la Giornata internazionale dei diritti umani, ma anche per avvertire ancora una volta Milei che il suo progetto basato sul moltiplicare il debito estero e tagliare i diritti sociali essenziali è irrealizzabile e sarà combattuto dai settori popolari.

 

Sergio Ferrari da Buenos Aires, Argentina.

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