Guerre e genocidi: il tempo del sangue innocente sacrificato per vendere armi e restare al potere

 

Guerre e genocidi: il tempo del sangue innocente sacrificato per vendere armi e restare al potere. Mentre emerge l’urgenza dell’esistenzialismo.

di Laura Tussi



In un mondo segnato da conflitti incessanti, crisi umanitarie e genocidi, che trovano terreno favorevole nella amoralità di un capitalismo che vuole solo vendere armi e resistere al potere, il pensiero esistenzialista riemerge con forza, offrendo strumenti di riflessione sulla condizione umana. Gli antropologi e i sociologi, osservando la caduta della tensione esistenziale nella società contemporanea, sottolineano quanto sia necessario mantenere viva la consapevolezza dei limiti e delle responsabilità dell’uomo.

Marc Augé, nel suo libro Perché viviamo?, denuncia la scomparsa delle tensioni ideologiche genuine, sostituite da consumismo e spettacolarizzazione. In questo contesto, l’esistenzialismo si conferma una filosofia indispensabile per comprendere il senso della vita di fronte all’effimero e alla violenza diffusa.

Secondo Nicola Abbagnano, le filosofie più innovative del Novecento – il materialismo storico, il pragmatismo e l’esistenzialismo – hanno contribuito a tracciare nuovi percorsi di pensiero. L’esistenzialismo, in particolare, è stato centrale tra le due guerre mondiali, influenzando letteratura e cultura, e portando alla luce la problematica esistenza umana in tutte le sue sfaccettature.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra le macerie materiali e spirituali dell’Europa, la letteratura esistenzialistica ha descritto con forza la condizione dell’uomo. Opere di Sartre e Simone de Beauvoir hanno mostrato la fragilità, l’ambiguità morale e le contraddizioni della vita umana, dall’atto peccaminoso al gesto eroico, sottolineando quanto il bene e il male possano coesistere. De Beauvoir, in particolare, ha esplorato questi temi in Per una morale dell’ambiguità, evidenziando la complessità dell’etica e delle scelte umane.

L’esistenzialismo filosofico si concentra sul concetto di esistenza come rapporto dell’individuo con l’essere. Questo rapporto si declina in forme esperienziali – l’io, gli altri, il mondo – o in strutture ontologiche e spirituali, come in Heidegger, Jaspers, Marcel e Pareyson. In ogni caso, l’esistenzialismo considera l’uomo come soggetto finito e irripetibile, chiamato a decidere della propria autenticità tra nascita e morte.

Nel contesto europeo, le figure principali dell’esistenzialismo sono Heidegger, Jaspers, Sartre e Marcel. In Italia, Abbagnano ha rappresentato la massima espressione di questo pensiero. Lo spiritualismo esistenzialistico, pur restando centrato sulla coscienza, integra temi come la distinzione tra essere ed esistenza, l’instabilità del rapporto uomo-mondo e l’angoscia derivante da questa condizione.

Gabriel Marcel, con il suo approccio intimistico e diaristico, mostra come l’Io e Dio non siano problemi risolvibili oggettivamente, ma misteri da vivere e comprendere. In un’epoca di guerre e genocidi, questa prospettiva invita a riflettere sul senso della vita, sull’etica e sulla responsabilità individuale di fronte a tragedie che spesso sembrano fuori dal controllo umano.

Oggi, più che mai, l’esistenzialismo ci ricorda che la nostra esistenza è un compito: non solo per sopravvivere, ma per cercare autenticità, responsabilità e umanità, anche nei momenti più oscuri della storia.

Laura Tussi

Nella foto: Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir la cui storia è una delle più celebri e complesse del Novecento, non solo per la loro influenza filosofica ma anche per l’intensità emotiva che li ha legati per oltre cinquant’anni. Iniziata negli anni della giovinezza universitaria, la loro relazione si basava su un accordo di libertà reciproca: entrambi rifiutavano i vincoli tradizionali del matrimonio e della proprietà sentimentale, convinti che l’autenticità della loro esistenza dovesse prevalere su qualsiasi convenzione sociale.

Nonostante questa libertà teorica, la loro storia non fu priva di conflitti e crisi. Gelosie, incomprensioni e tensioni caratterizzarono numerosi periodi della loro vita insieme. Sartre e de Beauvoir sperimentarono amori paralleli, talvolta dolorosi, ma sempre vissuti con la consapevolezza che la loro intesa intellettuale e spirituale costituiva il vero centro del legame. Questa dinamica creava una tensione continua, tra bisogno di autonomia e desiderio di intimità, che rese la loro unione straordinariamente profonda ma anche tormentata.

La relazione tra i due filosofi non si limitò all’aspetto sentimentale: fu un laboratorio di pensiero condiviso. De Beauvoir e Sartre si influenzarono reciprocamente nelle loro opere, discutendo instancabilmente di libertà, responsabilità e moralità, e confrontandosi su questioni personali e filosofiche. In questo senso, la loro passione, anche quando conflittuale, divenne motore creativo, alimentando alcuni dei testi più importanti dell’esistenzialismo, dal L’Essere e il Nulla di Sartre a Il secondo sesso di de Beauvoir.

Nonostante i momenti di crisi, l’amore tra Sartre e de Beauvoir durò fino alla morte di lui nel 1980, testimoniando un legame che sfidava ogni definizione convenzionale. Fu una relazione in cui l’intensità dei sentimenti si miscelava alla riflessione filosofica, in cui la libertà e la responsabilità individuale erano vissute non come astratti ideali, ma come elementi costanti e inevitabili della loro vita insieme.

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