La barbarie dei licenziamenti

Quando è stato approvato il jobs act non eravamo stati facili profeti a parlare di un decreto che avrebbe precarizzato ulteriormente il lavoro facilitando i licenziamenti nelle aziende private Ora si scopre che è possibile licenziare tra i dipendenti chi costa di più e produce meno, non c'è che dire un parametro oggettivo a uso e consumo dei padroni. A dirlo non siamo noi ma purtroppo la Giurisprudenza che risente dei rapporti di forza e della offensiva scatenata dal Padronato. Infatti, la sentenza n. 25192 di Corte di Cassazione, stabilisce che nel caso di un licenziamento per motivo oggettivo, i criteri addotti non sono piu' solo quelli della legge 223\91 (anzianità di servizio, carichi di famiglia, esigenze produttive ed organizzative) Ora una data azienda, con la scusa di abbattere i costi, il calo delle ordinazioni(ma perché non anche la perdita dei titoli in Borsa?), puo' scegliere di licenziare i lavoratori scomodi e quelli piu' pagati, dovrà dotarsi di alcuni criteri Non arbitrari sui quali avrà ampi margine di discrezionalità Se ci saranno tanti lavoratori con piu mansioni esigibili, in caso di licenziamento i padroni potranno aggirare le norme che fino ad oggi disciplinavano i licenziamenti collettivi , insomma la Giurisprudenza non si sforza di trovare parametri oggettivi ed equi per guidare il Giudizio della Magistratura Un domani quindi - a parità di mansione – sarà possibile il licenziamento del lavoratore piu' pagato o di quello meno produttivo, quindi non piu' i criteri oggettivi stabiliti dalla legge ma altri criteri decisi dalla azienda, purchè non siano arbitrari e rispondano a razionalità, termini alquanto discutibili e interpretabili che lasciano libertà assoluta alle imprese e zero tutele ai lavoratori e alle lavoratrici vulnerabili e deboli per eccellenza come quanti sono sotto minaccia di licenziamento Basterà in futuro adottare criteri cosiddetti non arbitrari per accedere al libero arbitrio in materia di licenziamento? I recenti fatti sembrerebbero proprio di si'.

Commenti