Le ragioni del No: tra populismo e idiozia movimentista

Abbiamo letto da qualche parte che tra le ragioni del No ci sarebbe soprattutto il rifiuto delle politiche neoliberiste, anzi di ristrutturazione neoliberale della crisi. Ancora una volta, invece di leggere la realtà per quella che è, si cercano interpretazioni funzionali a disegni politici e a letture che servono a giustificare una prassi politica chiusa e autoreferenziale, incapace di dialogo e di costruire percorsi comuni anche con chi opera all'insegna del conflitto nei diversi ambiti, sociali, sindacali e politici. Abbiamo percorso piazze e iniziative per il no e nonostante la posta in gioco i numeri sono stati molto piu' bassi del previsto, alcune iniziative nei luoghi di lavoro sono andate quasi deserte. Purtroppo dietro al No c'erano mille ragioni, spesso contraddittorie e in antitesi tra di loro, non ha prevalso il conflitto ma il rifiuto di pancia del Governo e del suo leader, della prosopopea tracotante e indisponente del Pd, la voglia di contrapporsi, nel segreto dell'urna, ai sindaci dei tagli ai servizi sociali Le ragioni del No non si tramutano nel rifiuto delle politiche liberali e liberiste, né rilanciano la battaglia per il sistema proporzionale, immaginiamoci allora se sono espressione del conflitto sociale piu' genuino Il No non sfiducia le istituzioni perchè a sostegno del No troviamo l'Anpi e una buona fetta di quella sinistra che le politiche liberali e di subalternità al capitale le ha sostenute e assecondate per anni, troviamo la Cgil che poco prima del Referendum ha sottoscritto intese pessime e tali da far felice i padroni e quella casta sindacale che vegeta sulla previdenza e la sanità integrativa Chi pensa che i padroni dopo questo no smetteranno di dormire sonni tranquilli non vive in questo mondo, non ci risulta purtroppo che i 3 milioni di dipendenti pubblici inseguano i sindacalisti che , piu' arretrati della Consulta, hanno regalato un altro anno di vacanza contrattuale al Governo, non ci risulta che i metalmeccanici di fronte ad un contratto a costo zero per le imprese abbiano espulso dalle fabbriche chi quel contratto lo ha sottoscritto come il leader della Fiom Landini, abile apologeta del nulla in tv ma arrendevole sostenitore della Camusso che il testo unico sulla rappresentanza l'ha firmato senza nutrire dubbio alcuno. Asserire che il No è l'inizio del movimento contro l'austerità è una pura follia anche se la normalizzazione post referendaria si chiama Sinistra Italiana, Pisapia che con il Renzismo sta cercando di costruire una variante moderatamente riformista Non abbiamo bisogno di simulare in conflitto e di esasperarlo in forme e azioni autoreferenziali, c'è invece la necessità e la urgenza di ricostruire percorsi comuni evitando che ciascuna realtà se ne stia chiusa nelle proprie certezza, quelle certezze che ci portano spesso all'isolamento La cultura del meglio pochi ma buoni non è figlia dei comunisti, ricorda invece certi motti dell'arditismo dannunziano che non vorremmo diventasse la cultura di riferimento per le giovani generazioni

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